Secondo alcune credenze popolari quella di Santa Lucia è la notte della rinascita, anche dell’amore per chi è alla ricerca dell’anima gemella. Per farsi aiutare dalla santa si fa così: prima di dormire, la notte del 13 dicembre ci si pettina con un pettine mai usato da altri (deve essere tutto nostro, trasmettere la nostra energia), e poi si mette sotto il cuscino. In questo modo, secondo la leggenda, Lucia dovrebbe far comparire l’uomo della nostra vita in sogno.
Questo è soltanto uno dei tanti rituali e dei miti legati al culto della santa che si festeggia oggi. Nata a Siracusa alla fine del III secolo, Lucia morì decapitata il 13 dicembre del 304. E’ una delle figure più popolari e venerate della religione cattolica ed è la protettrice degli occhi, degli oculisti, degli elettricisti e degli scalpellini. La giovane santa ha nel nome (e nella data della festa nel calendario) l’origine stessa del suo culto, che nulla ha a che fare con la storia vera della sua vicenda.
Come spesso accade per le festività religiose, anche quella dedicata a Santa Lucia ha sopperito alla necessità del cattolicesimo di soppiantare le festività pagane nel cuore e nelle abitudini del popolo. Non a caso la santa viene festeggiata nel giorno che veniva tradizionalmente definito “il più corto dell’anno”, il 13 dicembre. Un tempo, infatti, il solstizio d’inverno cadeva esattamente il 13 dicembre. Questo secondo il calendario giuliano, precedente al 1582, quando fu poi introdotto il calendario gregoriano.
Il nome Lucia deriva dalla radice latina lux, la donna che porta il dono della luce. La ricorrenza ha antiche origini pagane, origini naturalmente connesse al solstizio d’inverno e al ritorno della Luce. Probabilmente Lucia è una trasposizione della greca Artemide, dea della luna, particolarmente adorata a Siracusa, che guarda caso, è il luogo di nascita di Lucia. Inoltre, ad entrambe sono sacre l’isola di Ortigia e la quaglia, ed entrambe sono vergini. Interessante notare che in uno dei suoi aspetti Artemide è considerata a tutti gli effetti una dea della luce e il suo appellativo era Lucina.
Varie sono le usanze per la festa di santa Lucia che si originano dalla cultura magno-greca assumono caratteristiche diverse da luogo a luogo, ma quella più diffusa è la distribuzione del grano o granturco bollito, detto con nome antico “cuccìa” (voce rimasta dai greci bizantini, presso i quali coucia rispondeva alla voce fava, e che riguardava le civaje cotte delle Pianèpsie, antica festa religiosa ateniese in onore di Apollo, che si celebrava con l’offerta al dio di fave cotte).
Una delle leggende più accreditate narra di una grave carestia che colpì la Sicilia, e in particolare la città di Siracusa nel XVII secolo. Proprio il 13 dicembre, giorno della Santa molto venerata in Sicilia, una nave carica di grano sarebbe arrivata in porto assicurando la salvezza alla popolazione che, troppo affamata, non avrebbe atteso di macinare il grano per avere pane, ma avrebbe lessato i chicchi per nutrirsi.
Fu così deciso che da allora in poi si mangiasse, ogni anno in quel giorno, solo cuccìa, legumi o altri cereali di piccole dimensioni, tra cui il riso nella forma della famosa arancina.