Pure non essendo un grande appassionato della kermesse musicale di Sanremo, non posso non fare un accenno alla stessa, sia come dovere di cronaca, sia per fare qualche elogio e molte critiche.
Mi scuseranno gli affezionati lettori se mi lascerò andare a considerazioni che certamente non accontenteranno tutti, ma grazie alla ospitalità che mi riserva Ulisse, desidero fare qualche considerazione personale.
Partendo, ovviamente, dai risultati, vale a dire la canzone vincente e le altre classificate.
A tal proposito sembra che, negli ultimi anni, più che premiare le canzoni, vengano premiati gli interpreti; anche prima era così, ma nei primi decenni di Sanremo la classifica finale metteva sulla stesso piano canzoni e interpreti.
Oggi qualcosa è cambiato perché gli interpreti fanno tutto il possibile per farsi notare per eccentricità, abbigliandosi a volte con costumi o nudità quanto meno inopportuni: vedasi, ad esempio, Achille Lauro e tanti altri, le cui canzoni sono difficilmente interpretabili sia perché spesso i testi sono ermetici, sia perché chi le interpreta spesso sembra parlare una lingua diversa dalla nostra, vale a dire l’italiano che sarà pure una lingua attiva e in continua evoluzione, come dicono i linguisti, ma non sembra che per evoluzioni si intenda che essa si trasformi in guaiti, suoni gutturali, eccetera.
Molti commentatori hanno affermato che diverse canzoni venivano cantate in maniera incomprensibile.
Probabilmente sono incomprensibili già i testi; a tal proposito sarebbe bene che su leggessero i testi delle canzoni ascoltate: per alcuni c’è da mettersi le mani nei capelli.
Ho letto quello della canzone cantata da Achille Lauro, intitolata “Domenica”, e mi si sono rizzati i capelli sulla testa, e per giustificarlo lo trascrivo integralmente, non potendo non rilevare che in 57 righe ben 16 riportano “domenica”, altre cinque o sei riportano solo lettere, qualcuna preceduta o seguita da una “h”: i parolieri farebbero bene a leggere non dico Treccani, ma almeno il Garzantini per evitare strafalcioni.
Questo è il testo: “ *È come fosse domenica *Domenica *Domenica *Domenica *È come i cani che si annusano, oh no *Oppure i gatti che girano al porto, hah *Negli occhi è rock ′n’ roll, ahi, ahia, ah *Sembra ti tocchino *Oh my God *Città peccaminose *Donne pericolose *L′amore è un’overdose *150 dosi *Oh sì, sì *Fanculo, è Rollin’ Stone *Ah ah ah *È zucchero e lampone, oh Dio, sì *Mi ingoia come un boa *Lei dice “Come osi?” e poi mi spoglia *Come un ladro, no *Le tratto bene se no si innamorano, ah, ah *Più tardi in camera *Sì, poi ti chiamerò *È come fosse domenica *Baby, è ancora presto, presto *È come fosse domenica *Sì, domani poi vedrò *Come no *È come fosse domenica *Domenica *È come fosse domenica *Domenica *Oh no, no *E se li fisso non rispondono *Esco dal bagno con tre figli e moglie *E mamma guarda come dondolo *Ho un brutto voto dopo il compito, ah, ah *La sposo? La sposo, come no *Le voglio bene ma mi dò per morto *Ah ah ah ′Sta vita è un roller coaster *Romanzo rosa, no, piuttosto un porno, oh *È come fosse domenica *Baby, è ancora presto, presto *È come fosse domenica *Sì, domani poi vedrò *Come no *È come fosse domenica *Domenica *È come fosse domenica *Domenica *Oh, no, no *È come fosse domenica *Domenica *Domenica *Domenica *Oh, no, no ”.
Questa è l’opera letteraria che ha cantato Lauro, con la quale non si comprende cosa volesse dire l’autore mettendo insieme sacralità, droga, sesso, eccetera!
Penso che se il Vescovo di Sanremo, oltre ad accusare l’autore di blasfemia e pornografia, avesse fatto cenno anche al testo, avrebbe fatto cosa buona e giusta.
Archiviato il Lauro, questa è la classifica finale:
- Mahmood e Blanco – Brividi
- Elisa – O forse sei tu
- Gianni Morandi – Apri tutte le porte
- Irama – Ovunque sarai
- Sangiovanni – Farfalle
- Emma – Ogni volta è così
- La Rappresentante di Lista – Ciao ciao
- Massimo Ranieri – Lettera di là dal mare
- Dargen D’Amico – Dove si balla
- Michele Bravi – Inverno dei fiori
- Matteo Romano – Virale
- Fabrizio Moro – Sei tu
- Aka 7even – Perfetta così
- Achille Lauro – Domenica
- Noemi – Ti amo non lo so dire
- Ditonellapiaga con Rettore – Chimica
- Rkomi – Insuperabile
- Iva Zanicchi – Voglio amarti
- Giovanni Truppi – Tuo padre, mia madre, Lucia
- Highsnob e Hu – Abbi cura di te
- Yuman – Ora e qui
- Le Vibrazioni – Tantissimo
- Giusy Ferreri – Miele
- Ana Mena – Duecentomila ore
- Tananai – Sesso occasionale
evidenziando che al terzo posto si è piazzato Gianni Morandi con Apri tutte le porte, all’ottavo Massimo Ranieri con Lettera di là dal mare, al diciottesimo Iva Zanicchi con Voglio amarti.
Questa mescolanza tra giovani e vecchi cantanti è un fatto positivo che ha rivitalizzato il festival, sul palco abbiamo visto tre generazioni di cantanti, e di ciò va dato merito ad Amadeus che ha fatto registrare quest’anno gli indici di ascolto più alti di sempre, assicurandosi la direzione anche della Sanremo prossima.
Ovviamente è giusto anche riconoscere che non tutti i giovani sono scalmanati e fuori dagli schemi, anzi buona parte di essi sono apparsi come persone sensate, impegnate, concrete, diciamo normali, e questo ha reso più stridente il contrasto con gli altri.
Che dire dei vincitori Mahmood e Blanco con la canzone “Brividi”?
Una canzone senza infamia e senza lode, i due interpreti protagonisti non sono stati tra i peggiori, comunque non hanno nascosto una certa inclinazione all’ambiguità di rapporti tra due giovani che oggi sembra andare tanto di moda.
Ascoltando anche le altre canzoni dei giovani verrebbe da preferirne qualche altra, ma il voto è sovrano, pure se non si sa quanto neutrale giacché, in definitiva, chi influisce, orienta, pilota, sono le case discografiche che da decenni fanno il bello e il cattivo tempo in tutte le manifestazioni canore, sia nella fase di scelta dei brani e degli interpreti, sia in quelle successive.
A tal proposito non dobbiamo dimenticare un commento di Totò, il quale era stato nominato Presidente della giuria di Sanremo 1960.
“Non faccio l’uomo di paglia per Sanremo” disse Totò in una intervista rilasciata al settimanale “Oggi” il 24 dicembre 1959, nella quale spiegò i motivi delle dimissioni, legati alle ingerenze che case discografiche e organizzatori intendevano esercitare sui voti della giuria; era il 1960, già 52 anni fa si usavano questi sistemi.
Personalmente ho apprezzato Amadeus, anche per l’apertura della serata finale, avvenuta con la esibizione della Banda musicale della Guardia di Finanza che ha suonato l’Inno di Mameli; contrariamente alle esibizioni straniere che in alcuni anni passato hanno invaso il palcoscenico sanremese, un ritorno all’orgoglio nazionale, con l’Inno di Mameli, è stata una piacevole sorpresa, tant’è che la prima parte della serata finale (dalle 21.22 alle 23.54) ha raccolto 15 milioni e 660 mila spettatori pari al 62.1% di share.
Ugualmente valide le presenze al fianco di Amadeus, quattro femminili, Ornella Muti, Lorena Cesarini, Maria Chiara Giannetti e Sabrina Ferilli, e una, Drusilla Foer, nella seconda serata, della quale non ho ben capito il genere.
E non sono mancati gli omaggi ai cantanti scomparsi, Raffaella Carrà, Lucio Dalla, Milva e Franco Battiato; tutto fa spettacolo, e non è facile tenere legati allo schermo circa la metà dei telespettatori, quattro ore per cinque serate, solo con le canzoni, è chiaro che occorra altro, e Amadeus ha provveduto con riempitivi come gli omaggi e le battute di Fiorello.
E ora che le due settimane infuocate, quella delle tormentate elezioni del Presidente della Repubblica, e quella del Festival di Sanremo, si sono concluse, possiamo, finalmente tornare alle consuete programmazioni televisive che, specialmente nei periodi di confinamento, sono per tutti di notevole aiuto.