Mi scuseranno i cortesi lettori di questo giornale, e pure il megadirettore Petrillo, se torno su un argomento, e al quale ho dedicato una parte di un precedente articolo pubblicato il 26 dicembre.
E’ un argomento che mi sta particolarmente a cuore in quanto non ho preso bene, confesso la mia permalosità, le molte critiche impietose e infondate fatte da tanti a Sergio Castellitto per aver osato mettere mano a un capolavoro del secolo scorso, “Natale in casa Cupiello” di Eduardo De Filippo, che tanti ritengono intoccabile, inavvicinabile, chi lo fa viene quasi considerato una specie di eretico, da condannare al rogo del ludibrio pubblico.
Critiche fatte, direttamente o di riflesso, anche al sottoscritto che ha osato difendere Castellitto.
Ho già manifestato la mia contrarietà a questo modo di vedere l’arte e la recitazione, e torno sull’argomento alla luce del bel programma trasmesso sabato 26 dicembre in tarda serata su Rai 1, nel quale un eccelso Gigi Proietti, bene introdotto da Alberto Angela, si è esibito in un’opera teatrale scritta qualche anno fa da Raymund Fitzsimons, drammaturgo e regista, già interpretata dal nostro attore nel 2016 e 2017.
Sono un grande ed entusiasta estimatore di Proietti, il compianto attore recentemente scomparso, per averlo visto più volte dal vivo su diversi palcoscenici, la prima volta molti anni fa nella interpretazione de “I sette re di Roma”, un lungo monologo nel quale già vennero fuori le sue gradi doti di attore versatile, capace di tenere da solo la scena per ore.
E lo ha dimostrato anche nella trasmissione messa in onda sabato sera, nella quale ha deliziato i telespettatori con citazioni tratte dalle varie commedie di William Shakespeare, interpretate da tantissimi attori per lo più classici, tra i quali il grande Edouard Kean, un attore dell’ottocento, un misto di “genio e sregolatezza” come dal titolo di un programma di qualche decennio addietro interpretato da Vittorio Gassman.
Qual è il nesso, mi chiederete, tra Proietti-Kean-Shakespeare e Castellitto-Eduardo?
Facile da comprendere: così come non ci si scandalizza, anzi lo si apprezza, al collegamento tra Proietti-Kean-Shakespeare, perché dobbiamo scandalizzarci a quello tra Castellitto-Eduardo?
Si parla di grandi commediografi, grandi attori e grandi interpretazioni, e non è ammissibile che da un lato si ammiri Proietti per il suo collegamento con Kean e Shakespeare, e dall’altro si denigri Castellitto per il suo collegamento con De Filippo.
E’ una discriminazione che, a mio avviso, offende l’arte teatrale e cinematografica.