…ma quello del grano è in calo
I misteri del mercato continuano a stupire, come quello del prezzo della pasta, uno degli alimenti più amati degli italiani, il quale continua a salire nonostante quello della materia prima sia in calo.
Una disparità di quasi un euro al kg tra la più cara e la più economica.
La spiegazione più semplice viene attribuita alla guerra tra Ucraina e Russia; l’Ucraina è uno dei granai dell’Europa, ora è produttivamente in ginocchio a seguito della invasione da parte della Russia, e facilmente si attribuisce a questa emergenza l’aumento del prezzo della pasta, legato alle carenze di grano ucraino.
Ma è una spiegazione non del tutto fondata in quanto il grano ha anche altre provenienze, e pure noi italiani ne produciamo un bel pò, ad esempio in Puglia (circa 400.mila ettari), in Basilicata (175.mila ettari), Campania (70.mila ettari) e nel Molise 60.mila ettari), per un totale di oltre 700.mila ettari.
Vero è che la nostra produzione di grano è insufficiente alla produzione della pasta italiana, ma la penuria di grano italiano non si bilancia con l’aumento del prezzo della pasta, tant’è che il Governo è stato costretto ad intervenire per tenere il fenomeno sotto controllo.
Anche perché, pure se è vero che non possiamo più rifornirci dall’Ucraina invasa, utilizziamo quello statunitense, canadese ecc.
Inoltre non si riesce a capire il motivo delle differenze di prezzo tra le varie zone italiane in quanto, se è vero che il fattore negativo della penuria di grano influisce sul prezzo, la influenza dovrebbe essere pressoché uniforme in tutte le zone.
Comunque la produzione di grano in Italia è stimata quest’anno in calo del 15% anche a causa della siccità che ha tagliato le rese dal Nord a Sud del Paese; è quanto emerge da una stima della Coldiretti divulgata in occasione dell’avvio della trebbiatura che inizia dalle regioni del sud, dove in Puglia sono stati raccolti i primi chicchi di grano duro.
Al nord dall’Emilia Romagna al Veneto si prevede, sottolinea Coldiretti, un calo intorno al 10%, mentre per le regioni centrali la diminuzione potrebbe attestarsi al 15-20%.
L’anomalo e non uniforme aumento dei prezzi della pasta ha spinto all’allerta perché arriva in un momento in cui non solo vi è una riduzione del prezzo della materia prima, il grano e, pure se ci sono dinamiche variabili dei costi dell’energia e degli altri fattori di produzione, non vi è un solido motivo per l’aumento così rilevante del prodotto finito.
Quindi Adolfo Urso, Ministro della Imprese e del Made in Italy, è stato costretto ad allertare le forze in campo e ha convocato urgentemente una Commissione di inchiesta per capire i motivi del rincaro dei prezzi della pasta e le dinamica che ne hanno fatto aumentare i prezzi del 17,5% rispetto all’anno scorso.
È la prima riunione della Commissione creata con il decreto trasparenza che è stata convocata per giovedì 11 maggio e vede il coinvolgimento di rappresentanti delle amministrazioni coinvolte, autorità competenti, associazioni di categoria e di consumatori.
Secondo Assoutenti, Associazione dei Consumatori, il prezzo più alto della pasta si riscontra ad Ancona, ma l’aumento maggiore si è registrato a Siena; Cosenza risulta la città più economica.
Ad Ancona il prezzo medio è 2,44 al kg, segue Modena con 2,41, Cagliari con 2,40, Bologna con 2,39 e Genova con 2,38.
La più economica Cosenza registra un prezzo medio di 1,48 euro al kg, segue Palermo con Siracusa dove la pasta costa 1,50 al chilo
Soltanto in 12 province i prezzi della pasta sono inferiori ai 2 euro al kg.
Tra i prezzi attuali e quelli di marzo si registra un rincaro più pesante nelle province toscane, soprattutto a Siena.
Il prezzo medio della pasta in Italia è attualmente pari a circa 2,13 euro al kg, con un aumento medio del +25,3% rispetto allo scorso anno, quando i listini erano pari in media a 1,70 euro/kg.