scritto da Nino Maiorino - 13 Settembre 2020 10:23

Le storiacce: Berdella e la villa delle torture

Ci scuseranno i fedeli lettori, molti dei quali si sono appassionati alle precedenti storie pubblicate nei giorni scorsi, riguardanti la “Saponificatrice” e “Jack lo squartatore”, se proseguiamo nelle storie dei serial killer, assassini sadici che hanno caratterizzato tutti i tempi. E così allontaniamo anche la noia quotidiana.

Kansas City è città di circa 500 mila abitanti, la più popolosa dello stato del Missouri, celebre per il gran numero di fontane che la fa considerare la seconda città del mondo dopo Roma.

In questa città ancora oggi viene ricordata la Villa delle torture, in Charlotte Street, di proprietà di Robert Andrew Bardella, soprannominato “Il macellaio di Kansas City”, uno dei più crudeli serial killer moderni al quale sono stati imputati numerosi omicidi, commessi in quella villa dopo aver sottoposto le vittime a crudeli angherie.

E’ una grande villa di tre piani e numerose stanze, alcune delle quali il proprietario di tanto in tanto avrebbe affittato per arrotondare le entrate; questo particolare è importante per la migliore comprensione delle vicende che stiamo raccontando.

A vedere la foto di Berdella, sembra trovarsi al cospetto di un distinto e rispettabile professionista, ma dietro l’immagine tranquillizzante si nasconde uno dei più crudeli serial killer moderni.

Robert Berdella, sebbene la famiglia fosse di origini italiane, era nato a Cuvbahoga, nello stato dell’Ohio, nel 1949, figlio di un operaio della Ford e di una casalinga, battezzato cattolico, con una infanzia tranquilla pure se, di tanto in tanto, il padre lo picchiava con la cinghia, e Robert ne soffriva perché sentiva che il papà aveva una predilezione per il fratello.

A scuola fu un alunno volenteroso, ma problematico e irrequieto.

Frequentò l’Istituto d’arte e cominciarono i primi comportamenti folli, come la tortura di animali e iniezioni ai cani di diverse sostanze per vedere le loro reazioni.

All’età di 16 anni iniziò un peggioramento della sua psiche, probabilmente a seguito della morte del padre e del nuovo matrimonio della madre; cessa di frequentare la chiesa, incomincia a lavorare in un ristorante nel quale viene abusato; nello stesso periodo assiste alla TV al film “The Collector – Il collezionista” tratto dal romanzo di John Fowles: la storia di un maniaco impotente che rapisce una affascinante studentessa d’arte e la tiene segregata fino a farla morire; alla morte della ragazza la vorrebbe di suicidarsi, ma leggendo il diario da lei scritto durante la prigionia, scoprirà la ricchezza dei suoi sentimenti nei confronti del genere umano, e comprenderà che non era il tipo di donna che egli desiderava, essendo troppo lontana dalla sua cultura, e penserà di rapire una commessa, più vicina al suo modo di essere.

Quel film, basato sulla repressione degli istinti, ma anche sulla inutilità di essa, lo segna profondamente fino all’abbattimento di ogni freno inibitorio e il conseguente rilascio di una energia sessuale negativa che Berdella esprimerà nei confronti dei giovani che saranno vittima delle sue brutalità; egli stesso dichiarerà che quel film fu alla base delle sue fantasie erotiche-omicide.

Nel 1969, a 20 anni, Berdella si ritira dall’Istituto d’arte dopo le critiche per aver dimostrato sentimenti sadici nei confronti degli animali, e inizia a lavorare trasferendosi nella villa di Charlotte Street.

Inizia la sua attività di cuoco che gli riesce bene, ma per arrotondare, vende anche oggetti d’arte ed antichità della sua collezione, con pezzi provenienti da Africa, Asia, Sud America, ecc.. Con il passare del tempo si concentrerà sempre di più su quest’ultima attività.

Frattanto realizza di essere gay e inizia la frequentazione di prostituti, drogati, vagabondi e piccoli delinquenti alcuni dei quali vengono ospitati nella sua villa.

La condizione sua e dei suoi amici non è solo di essere gay, ma anche bisessuali ed intersessuali.

Con gli ospiti della sua villa ha frequenti relazioni sessuali, ma il continuo via vai di figure equivoche preoccupa i vicini di casa, che Berdella tranquillizza dicendo che il suo scopo è di aiutarli, sentendosi come un loro padre.

All’inizio degli anni ’80 molti di essi lo abbandonano.

Inizia allora un lunga sequenza di esperienze tutte negative: incomincia a spacciare droga, per questo viene arrestato, diventa un ricercato cuoco e pubblica recensioni di ristoranti sui giornali di Kansas City.

Vive sempre da solo nella villa, fitta una bancarella nel mercato delle pulci, che battezza “Bob’s Bazaar Bizarre”, con la quale vende il “Pharaphernalia – Armamentario”, legato all’esoterismo; l’attività va bene e Berdella nel 1981, a 32 anni, abbandona la professione di cuoco.

Tra il 1982 e il 1984 ci sarà una definitiva svolta, iniziando una storia d’amore e passione abbastanza lunga con un reduce dal Vietnam, una persona problematica che lo segna profondamente, e che poi si allontana.

Berdella, per reazione, comincia a frequentare stabilmente il mondo della prostituzione maschile, ma con altri scopi; ormai i tempi sono maturi per tradurre in realtà le sue perversioni e il suo sadismo.

Per iniziare la ricostruzione dei fatti è necessario andare e ritroso partendo dall’ultima vittima, la scoperta della quale porta la polizia a scoprire il mondo di perversioni omicide di Berdella, delle quali nulla prima era trapelata.

Scavi della polizia nel giardino della villa di Berdella

Alla fine di marzo 1988 conosce Cris Bryson, un 22enne che si prostituisce; Berdella lo invita a casa, lo tramortisce, e gli inietta una droga che lo intontisce completamente.

Per quattro giorni rimane alla mercé di Berdella, e si salva per puro caso; il 2 aprile la Polizia, a seguito di una telefonata, interviene e si trova al cospetto di un uomo molto malconcio che sta scappando nudo, con al collo un guinzaglio da cane: piede ferito, occhi incavati, vari segni di violenze sul corpo.

Bryson avrà difficoltà a spiegare quello che gli è successo e per farlo impiegherà quattro giorni; ha subito terribili torture legato sul letto con le mani dietro la schiena, gli viene versato negli occhi un liquido sturalavandini, subisce scariche elettriche ai testicoli, stupri, pestaggi con tubi e minacce di morte se rifiuterà di adattarsi al ruolo di schiavo sessuale.

Ma il 2 aprile il sequestratore commette una imprudenza, gli lega le mani avanti, e si allontana; il giovane riesce a rompere la corda e si getta dalla finestra in strada dove la polizia lo trova.

Iniziano indagini e perquisizioni nella casa di Berdella il quale, nonostante le apparenze di bravo ragazzo al servizio degli altri (partecipa anche a ronde cittadine contro il crimine) dimostra una personalità sadica e assetata di controllo sugli altri.

Berdella è un metodico e tiene un diario nel quale riporta con pignoleria ogni tipo di tortura effettuata sulle sue vittime, con la relativa reazione psico-fisica del “paziente”.

Leggendo quel diario e dagli interrogatori, dalle ricerche e dalle testimonianze raccolte, la polizia riesce a ricostruisce sei delitti dal luglio 1984 all’aprile 1988, sempre nella stessa villetta, che viene definita “la villa delle torture”.

Le vittime accertate sono sei sulle sette che risultano sequestrate:

  1. Luglio 1984 Jerry Howel di 19 anni
  2. Aprile 1985, Robert Sheldon di 20 anni
  3. Giugno 1985, Mark Wallace
  4. Settembre 1985, James Ferris di 25 anni
  5. Giugno 1986, il 21enne Todd Stoops di 21 anni
  6. Giugno 1987, Larry Wayne Pearson di 20 anni
  7. Marzo 1988, Cris Bryson di 22 anni.

Il tempo intercorso tra una vittima e l’altra non deve trarre in inganno perché sembra che alla fine le vittime siano state oltre venti, come lo stesso Berdella confida ai compagni di carcere.

Tutte le sue vittime sono sottoposte allo stesso canovaccio sado-maso, droghe, scosse elettriche, aghi, sostanze chimiche e dettagli analoghi. Poi soppressione, con vari sistemi, dall’asfissia allo strangolamento, indi sezionamento del cadavere e smaltimento in vari modi.

Non vogliamo dilungarci anche per il rispetto della sensibilità dei lettori che potrebbero essere scossi da particolari allucinanti. Chi volesse approfondire, se di stomaco forte, può farlo leggendo l’appendice in coda.

Nel 1988 Berdella viene arrestato in seguito alla fuga di Bryson e infine processato e trovato colpevole di almeno 6 omicidi. Patteggia con le autorità: si dichiara colpevole dei 6 omicidi e in cambio ottiene la commutazione della pena di morte in ergastolo e la polizia rinuncia a ulteriori perquisizioni della casa.

In carcere Berdella si lamenta spesso delle condizioni di vita, e parlando con altri detenuti afferma di avere ucciso una ventina di persone ma non risultano possibili ulteriori indagini.

Robert Berdella muore d’infarto l’ 8 ottobre 1992.PENDICE

Il primo delitto accertato è del luglio 1984 quando comincia a frequentare un giovane prostituto, Jerry Howell (19 anni), se lo porta a casa stordendolo con miscuglio di medicinali e lo lega al letto, dove rimane così per oltre una giornata, durante la quale Berdella lo droga, lo tortura e lo violenta in continuazione, giungendo a penetrarlo anche con oggetti, e ignorando le ripetute suppliche del giovane, che Muore “soffocando nel proprio vomito”, dirà poi Berdella, che lo appende a testa in giù e lo scanna, facendo colare via il sangue, lo taglia a pezzi che chiude in sacchi della spazzatura, sbarazzandosene. Tutto ciò è accuratamente scritto nel diario.

Giungiamo ad aprile 1985, ma non si ha certezza che dall’aprile dell’anno precedente Berdella sia stato fermo, probabilmente ha commesso altri crimini non annotati nel diario, da lui non rivelati e che la polizia non ha potuto scoprire.

Il 10 aprile 1985, Robert Sheldon, un ventenne che viene ospitato  per un breve periodo in una stanza della villa, viene immobilizzato e drogato; Berdella non è particolarmente attratto, ma decide di usarlo come schiavo sessuale; Sheldon lamenta malesseri a causa delle droghe ma Berdella lo sottopone a crudeli torture e stupri per tre giorni.
Quando il 15 aprile un operaio va lavorare sul tetto della casa il killer decide di uccidere Sheldon, asfissiandolo con un sacchetto di plastica in testa, lo dissangua nella vasca da bagno, poi lo smembra e butta i resti nell’immondizia, tranne la testa che seppellisce in giardino.

Il teschio di Sheldon, recuperato, viene tenuto in bella mostra in camera da letto, insieme a un sacchetto contenente denti umani.

Berdella ha l’abitudine di fotografare con una Polaroid le sue imprese, e mostrare alle vittime successive le immagini per intimorirle e convincere a sottostare alle sue voglie sadiche con la minaccia che, se non sono consenzienti, faranno la stessa fine.

Nel successivo mese di giugno 1985 una nuova vittima si aggiunge alla collezione; si tratta di Mark Wallace, che ha già conosciuto in passato, che si ripara da un violento temporale nel capanno degli attrezzi, dove Berdella lo trova invitandolo ad entrare in casa; trovandolo in uno stato di forte ansia e depressione gli fa una iniezione di tranquillanti e  decide di fare un altro esperimento; lo porta nella stanza da letto e avviene il solito rituale; legato al letto, gli vengono somministrate scosse elettrice anche ai capezzoli, viene abusato più volte, e viene imbavagliato per non far sentire le sua urla. Il bavaglio lo soffoca e Mark muore alle ore 19 del 23 giugno; non si sa il suo corpo che fine abbia fatto perché Berdella nel suo diario non lo scrive.

La successiva vittima è James Ferris, 25 anni, il quale viene ammazzato il 26 settembre 1985, dopo ciniche torture da parte del Bardella il quale, nel suo diario cinicamente scrive: “fine del progetto”.

James Ferris aveva telefonato per chiedere ospitalità per un breve periodo e Berdella accetta intenzionato a usarlo per altri “esperimenti”.

Lo stordisce con tranquillanti e droga mescolati al pasto, e per 27 ore lo tortura con ripetute scosse elettriche ai testicoli, e agopunture al collo e ai genitali.

Alla fine, scrive nel diario “non riesce a stare in piedi per più di 10–15 secondi”, ha il respiro “molto affannoso” e quando il ragazzo muore, scrive che l’ “esperimento è terminato” e il progetto può dirsi “concluso”.

Nel mese di giugno 1986 incontra un gigolò, il 21enne Todd Stoops che conosce da qualche tempo, e lo invita a casa. E’ un tossicodipendente e prostituto occasionale, già nel 1984 era stato ospite di Berdella.

Il 17 giugno 1986 Berdella lo invita a casa sua per cenare insieme, e con l’intenzione di fare sesso dato che il giovane gli dice di aver bisogno di dollari per comprare droga.

Molto attratto fisicamente da Stoops, il killer lo tiene segregato a casa per oltre due settimane prima che muoia, aumentando gradualmente l’intensità delle torture inflitte al prigioniero per renderlo uno schiavo sessuale cooperativo e remissivo. Scosse elettriche agli occhi nel tentativo di accecarlo, iniezioni di sostanze abrasive nella laringe per silenziare le sue grida. Il 27 giugno, l’aguzzino rompe le pareti anali di Stoops introducendovi un pugno, causando una forte emorragia. Dopo qualche giorno la vittima non è più in grado di mangiare a causa dell’infezione sopraggiunta per la ferita all’ano, e poco prima che Stoops muoia, Berdella scrive nel suo diario che il giovane “non riusciva a respirare in posizione seduta”. Il 1º luglio 1986, Stoops muore; un patologo forense ha successivamente testimoniato che la parete anale lacerata ha c

Nella primavera del 1987, Berdella fa amicizia con il ventenne Larry Wayne Pearson. Amicizia casuale iniziata quando Pearson entra un giorno nel suo negozio. Poco tempo dopo, Pearson soggiorna temporaneamente a casa sua, e svolge le faccende domestiche come mezzo per pagare l’affitto. Berdella inizialmente non ha intenzione di rapire il ragazzo, ma decide di farlo il 23 giugno dopo aver aiutato Pearson a uscire di prigione pagando la sua cauzione.

Pearson si rivela il prigioniero più collaborativo. Il quinto giorno dopo aver sopportato torture quali la somministrazione di scosse elettriche e la rottura delle ossa delle mani per mezzo di una mazza di ferro, Berdella deduce che può fidarsi della vittima, e gli dice che se continuerà a collaborare, non gli farà così male come prima. Durante l’ultimo periodo delle sue sei settimane di prigionia, Pearson fa di tutto per non contrariare il suo carceriere, lasciandosi violentare senza fiatare anche più volte al giorno.

Dopo sei settimane di prigionia, Pearson gli morde profondamente il pene di mentre gli sta praticando una fellatio prima di urlare che non può continuare a tollerare di essere trattato in quel modo. Berdella lo uccide con una mazzata in testa poi lo strangola. Dopo, va in ospedale per farsi curare la ferita al pene.

Il corpo di Pearson viene smembrato e la sua testa, inizialmente riposta in un sacchetto di plastica all’interno del congelatore di Berdella, viene seppellita nel cortile di casa.

Ultima vittima accertata, nel 1988, è Cris Bryson, della quale abbiamo parlato all’inizio.

Classe 1941 – Diploma di Ragioniere e perito commerciale – Dirigente bancario – Appassionato di giornalismo fin dall’adolescenza, ha scritto per diverse testate locali, prima per il “Risorgimento Nocerino” fondato da Giovanni Zoppi, dove scrive ancora oggi, sia pure saltuariamente, e “Il Monitore” di Nocera Inferiore. Trasferitosi a Cava dopo il terremoto del 1980, ha collaborato per anni con “Il Castello” fondato dall’avv. Apicella, con “Confronto” fondato da Pasquale Petrillo e, da anni, con “Ulisse online”.

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