Si ha sempre un po’ di timore riverenziale quando ci si trova davanti a un’opera d’ingegno che racconta, in diverse forme, le gesta di un Grande. Sempre si ha la sensazione che ci sia qualcosa, qualche passaggio o frammento, che sfugge alla comprensione non consentendoci di cogliere il pieno della grandezza del personaggio che abbiamo davanti.

La stessa frammentata sensazione di quando abbiamo tra le mani qualcosa di importante che non vogliamo sprecare, perdere o danneggiare.

“Io, Leonardo”, perché ispirato alla vita e alle opere di uno dei più Grandi, è un lavoro che provoca, di prima battuta, questa sensazione.

Si tratta di un docu-film che affronta i momenti fondamentali della vita del Genio e, per questo, forse, siccome entra nel particolare e si sofferma, sembra scorrere lento come una pièce di teatro.

Anche perché non è un lavoro semplice nel senso che bisogna lavorare di mente e di comprensione per entrarci dentro: la vita del personaggio è quella che è, bella intensa, il linguaggio dell’Io narrante si poggia sull’italiano rinascimentale bello ma complesso e il racconto, poi, entra con dovizia nella spiegazione della complessità delle opere di Leonardo.

Per questo è un lavoro differente e non si tratta di un classico film di fine giornata con cui svuotare la mente. Ma d’altronde, appunto, l’opera del personaggio è talmente varia e totalizzante da rendere difficile immaginare una narrazione come dire “semplice”, soprattutto perché nell’esercizio della semplificazione tanti particolari potrebbero, addirittura, sminuirsi o peggio sgretolarsi.

Il lavoro infatti va considerato, e premiato, per il suo intrinseco fondamentale valore: quello di riuscire, prima di tutto, a raccontare, in una formula multidimensionale e generale, tutti gli aspetti della vita di Leonardo, facendoci avvicinare non tanto a una sorta di comprensione – il Genio, per la maggior parte, rimane sempre poco compreso – quanto soprattutto a intuire alcuni di quegli interrogativi fondamentali che lui aveva trovato e che ancora oggi, per certi aspetti, non trovano risposta.

Un docu-film che si rivela inoltre interessante guardando all’attualità italiana e internazionale: siamo un Paese che al momento attuale, pure se fondatore dell’Unione Europea – per fortuna – ha una difficoltà, o difetto che dir si voglia, fondamentale: l’incapacità cronica di riconoscere e dare valore ai tanti talenti esistenti. Per diversi motivi ovviamente, da chi la vuole cotta a chi la vuole cruda, ma la salsa non cambia perché il talento rimane sempre non valorizzato. E il bello è che ci piangiamo pure addosso.

“Io, Leonardo”, quindi, suona pure come una sveglia per tutti quanti: per farci capire, semplicemente, che siamo il Paese, che per dotazione naturale o benedizione divina – anche qui che dir si voglia – ha dato i natali ad alcuni dei più Grandi protagonisti della cultura, dell’arte e del pensiero mondiali. Uno, tra questi, che da solo, con la creazione dell’Uomo di Vitruvio, connubio perfetto di arte e matematica, di ragione e cuore, ha rappresentato l’emblema del Rinascimento. Epoca storica, forse la più dorata mai conosciuta dal nostro Bel Paese, dove l’Uomo era al centro. E tutto il resto gli stava semplicemente attorno.

Ha iniziato a scrivere poesie da adolescente, come per gioco con cui leggere, attraverso lenti differenti, il mondo che scorre. Ha studiato Scienze Politiche all’Università LUISS di Roma e dopo diverse esperienze professionali in Italie e all’estero (Stati Uniti, Marocco, Armenia), vive a Roma e lavora per ItaliaCamp, realtà impegnata nella promozione delle migliori esperienze di innovazione esistenti nel Paese, di cui è tra i fondatori. Appassionato di filosofia, autore di articoli e post, ha pubblicato le raccolte di poesie “Brivido Pensoso” (Edizioni Ripostes, 2003), “Esperienze di Vuoto” (AKEA Edizioni, 2017).

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