scritto da Nino Maiorino - 10 Agosto 2021 10:35

Il vaccino contro il vaiolo

Il 29 luglio scorso abbiamo pubblicata la storia di Albert Sabin, il virologo che, all’inizio dello scorso secolo, mise a punto il vaccino contro la Poliomielite.

Ma la storia delle immunizzazioni è lunghissima e ricchissima di episodi, a nostro avviso risale addirittura all’antica Grecia, nella quale si può dire che venne sperimentato il primo vaccino della storia della umanità, almeno nella parte occidentale del mondo, fino dal 300 a.C..

Ma vi sono elementi che fanno risalire questa pratica a molti secoli prima in altri paesi. Nel medioevo si pensò addirittura di costruire le tazze di creta mescolando veleno in maniera che, bevendo dalle stesse, si introducesse nell’organismo veleno a piccole dosi per immunizzarsi; probabilmente una pratica senza effetti concreti.

Comunque questo è il principio sul quale si fondano i vaccini, ed è lo stesso che esattamente trecento anni fa, il 9 agosto 1721, nella prigione di Newgate di Londra, iniziò il primo esperimento del vaccino contro il Vaiolo, altra malattia che mieteva vittime a centinaia.

Si ritiene che il Vaiolo sia emerso nella popolazione umana circa nel II millennio a.C. e la prima si può far risalire alla eruzione cutanea pustolosa rilevata sulla mummia del faraone Ramses V.

Si è stimato che la malattia abbia ucciso circa 400.mila europei ogni anno durante il XVIII secolo e sia stato responsabile di un terzo di tutti i casi di cecità.

Di tutte le persone infettate morirono circa il 20-60% degli adulti e l’80% dei bambini.

Si ritiene che il vaiolo sia stata la causa di 300-500 milioni di decessi durante il XX secolo.

Solo nel 1967, secondo i dati dell’Organizzazione mondiale della sanità, quindici milioni di persone contrassero la malattia e di questi due milioni morirono.

Dopo una massiccia campagna di vaccinazione portata avanti dal XIX secolo e condotta con un imponente sforzo congiunto tra il 1958 e il 1977, l’OMS ha dichiarato nel 1979 la malattia debellata, dopo che l’ultimo caso di vaiolo contratto in natura, causato da Variola minor, era stato diagnosticato in Somalia il 26 ottobre 1977.

Si è trattato dell’unica malattia debellata nella storia dell’umanità fino al 2011.

Il Vaiolo è una malattia infettiva, causata da due varianti del virus Variola, la Variola maior e la Variola minor.

La malattia è anche conosciuta con i termini latini variola o variola vera.

Il virus si localizza a livello della piccola circolazione della cute, del cavo orale e della faringe.

A livello cutaneo si manifesta con un’eruzione maculo-papulare e, successivamente, con vescicole sollevate piene di liquido.

La Variola maior è causa di manifestazioni cliniche più rilevanti ed è caratterizzata da una letalità del 30-35%. Le complicanze a lungo termine includono cicatrici caratteristiche, soprattutto al volto, nel 65–85% di coloro che riescono a sopravvivere; possono inoltre manifestarsi, seppure con una minore prevalenza stimabile nel 2-5% dei casi, cecità, come conseguenza di ulcere corneali e successivi esiti cicatriziali, e deformità degli arti, a causa di episodi di artrite e osteomielite.

La Variola minor causa una forma di malattia più lieve, nota anche come alastrim, che può condurre al decesso nell’1% dei casi.

È strana l’analogia della sperimentazione per la creazione del vaccino contro il Vaiolo effettuata su detenuti, anche Sabin venne autorizzato a farlo, e trovò molti consensi.

Per la sperimentazione del vaccino contro il Vaiolo vennero scelti sei detenuti, cinque uomini e una donna, condannati a morte, ai quali venne promessa la grazia.

La somministrazione venne effettuata davanti a 25 testimoni, dal dott. Charles Mailand, sotto il controllo di due medici uno dei quali era il dott. Hans Sloane, influente medico di corte.

Ma alla prima somministrazione i primi pazienti non svilupparono sintomi, per cui venne effettuata una seconda somministrazione il successivo 12 agosto, e uno di essi risultò di aver già contratto il vaiolo; gli altri cinque si ammalarono più o meno lievemente e guarirono. L’esperimento aveva funzionato, e la stampa be diede ampio rilievo.

Come era prevedibile subito iniziarono le polemiche.

Altissimi membri della corte (come i principi di Galles) e alcun esponenti della classe medica osservarono che quello inoculato poteva non essere vaiolo umano e non c’erano prove di efficacia.

Allora il dott. Sloane organizzò a proprie spese un secondo test.

Nel mese di novembre, ordinò alla diciottenne inoculata a Newgate di recarsi in un paese fuori Londra, dove si era ritirato Maitland ed era in corso una grave epidemia di vaiolo. Ivi, sempre in presenza di testimoni, fu costretta ad abitare e dormire insieme a un ragazzo di dieci anni, colpito dal vaiolo umano «dall’inizio alla fine della malattia», cioè per sei settimane: la donna non si ammalò.

Anche questo risultato non esauriva i dubbi. Ci si chiese se quel che valeva per gli adulti si potesse estendere ai bambini.

Nel marzo del 1722 a cinque piccoli residenti nell’orfanatrofio di St. James a Westminster venne inoculato il vaccino: con successo. Nel frattempo, il mese prima, Maitland aveva inoculato pubblicamente altre sei persone, sotto la protezione reale, comunicando ufficialmente il test, così da richiamare di nuovo l’attenzione mediatica.

Dopo questi risultati anche i principi di Galles (che nel 1727 sarebbero diventati i reali d’ Inghilterra) si decisero ad agire: il futuro re Giorgio diede il consenso per l’inoculazione delle principesse Amelia e Carolina che venne effettuata da Maitland il 17 aprile 1722.

La battaglia per il vaccino contro il vaiolo era però appena iniziata.

-Fu un altro medico britannico, Edward Jenner (Berkeley, 17 maggio 1749 – Berkeley, 26 gennaio 1823), che successivamente avrebbe dato il definitivo impulso alla vaccinazione contro il Vaiolo.

Medico e naturalista britannico, è considerato il padre della immunizzazione contro il Vaiolo.

Uomo di tanti interessi oltre agli studi di medicina, Jenner si dedicò allo studio di tantissime cose, perfino del cuculo; per quest’ultimo fu anche nominato membro della Royal Society nel 1789.

La precoce scomparsa, in breve tempo, di entrambi i genitori, evidentemente per una epidemia di Vaiolo, gli aveva lasciato un segno indelebile già da piccolo.

Quando fu in età di scegliere cosa fare, il giovane scelse la via della medicina. Fece richiesta a Oxford, ma venne rifiutato a causa delle sue condizioni di salute dopo l’epidemia di vaiolo che l’aveva colpito qualche anno prima, ma che era riuscito a superare.

Fu quindi affidato a Mr. Ludlow, un chirurgo di Chipping Sodbury con il quale rimase per sette anni, durante i quali Jenner imparò tutto quanto c’era da sapere sulla professione di medico

A ventuno anni Edward decise che era arrivato il momento di andare a Londra per imparare la pratica ospedaliera e decise di affidarsi a John Hunter, ex chirurgo dell’esercito e fratello minore del dottor William Hunter, titolare della migliore scuola di anatomia al mondo; divenne il primo allievo di John Hunter.

Conseguì anche la specializzazione di chirurgo ed eseguì uno dei primi interventi di ernia che si ricordi, ricollocando gli intestini al loro posto e suturando la ferita; l’intervento ebbe successo e Edward Jenner ne ebbe grande pubblicità.

Tra la fine del Settecento e l’inizio dell’Ottocento, il Vaiolo ebbe in Europa un incremento con una rapidità allarmante.

Tra i malati, una persona su sei moriva. Solo a Londra morivano circa 3.mila persone l’anno e in tutta l’Inghilterra 40.mila. Si ricorreva alla variolizzazione contro il vaiolo, consistente nell’inoculare, nel soggetto da immunizzare, del materiale prelevato da lesioni vaiolose o dalle croste di pazienti non gravi.

Nel 1722 si cominciò a riconoscere l’inefficienza e spesso la pericolosità del metodo fino ad allora seguito, mentre si notò che gli allevatori di bovini ed equini non si ammalavano.

Nel 1746 fu aperto a Londra un ospedale dedicato ai malati di vaiolo, dove si praticava la variolizzazione.

Nel 1801 Jenner pubblicò The Origin of the Vaccine Inoculation, in cui spiegava che tra tutte le persone cui somministrava il vaccino vi erano alcune in particolare che erano andate incontro a quello che chiamavano vaiolo bovino, contratto mungendo le mucche da latte, che presentavano un vaiolo differente da quello che colpiva l’uomo; così che Jenner iniziò a studiare il Vaiolo bovino.

Jenner mise a punto un nuovo vaccino, ma aveva bisogno di sperimentarlo sugli esseri umani, e, visto che la moglie Catherine era incinta, decisero insieme di provare sul nascituro.

Per i diciotto mesi successivi alla nascita non vi furono casi di Vaiolo animale; ma Jenner decise di provare lo stesso sul piccolo, utilizzando il vaccino grease, che però non diede risultati paragonabili a quelli che Jenner si aspettava dall’iniezione del cow-pox.

Una nuova idea nella mente di Jenner fu quella di scoprire se il contagio del cow-pox potesse avvenire, oltre che dall’animale all’uomo, anche tra due uomini, e l’intuizione fu quella giusta.

In seguito al grande successo avuto dal vaccino da lui scoperto, la vita di Jenner cambiò radicalmente. Il suo soggiorno a Londra iniziato il 31 gennaio del 1800 fu un susseguirsi di inviti e omaggi da parte delle più illustri personalità e lo stesso re Giorgio III volle incontrarlo; il 7 marzo Jenner si presentò al suo cospetto con una copia del libro contenente una prefazione con dedica al monarca, scritto apposta per l’occasione. Il 27 marzo fu il turno della regina Carlotta e dopo qualche giorno quello del Principe del Galles. Nel febbraio dello stesso anno Jenner ricevette la medaglia della marina per servizi medici, la prima di una lunga serie.

Classe 1941 – Diploma di Ragioniere e perito commerciale – Dirigente bancario – Appassionato di giornalismo fin dall’adolescenza, ha scritto per diverse testate locali, prima per il “Risorgimento Nocerino” fondato da Giovanni Zoppi, dove scrive ancora oggi, sia pure saltuariamente, e “Il Monitore” di Nocera Inferiore. Trasferitosi a Cava dopo il terremoto del 1980, ha collaborato per anni con “Il Castello” fondato dall’avv. Apicella, con “Confronto” fondato da Pasquale Petrillo e, da anni, con “Ulisse online”.

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