Saremo costretti a pagare il Ponte sullo Stretto di Messina, un’opera che non potrà mai essere realizzata
Da decenni si parla del ponte sullo stretto di Messina, che dovrebbe collegare la estremità della Regione Calabria con Messina, e dovrebbe essere costruito sull’omonimo Stretto.
Cinquanta anni di studi per realizzare opera considerata di vetrina per la ingegneria italiana nel mondo.
Oltre cinquanta anni di lavoro, studi ed analisi, per arrivare oggi ad un nuovo step verso la realizzazione del Ponte.
Il consorzio Eurolink, guidato dal Gruppo Webuild, ha infatti consegnato nei tempi previsti la documentazione di aggiornamento del progetto definitivo alla “Società Stretto di Messina” costituita con la legge n. 1158/1971 che disciplina il collegamento stabile viario e ferroviario fra la Sicilia e il Continente. La Società Stretto di Messina viene riconosciuta quale concessionaria per lo studio, la progettazione, la costruzione e la gestione dell’opera per il collegamento stabile tra Sicilia e Continente.
Le modifiche descritte nella relazione di Eurolink aggiornano il progetto del ponte e dei suoi collegamenti stradali e ferroviari sulla base più recenti evoluzioni tecnologiche e norme tecniche per le costruzioni, al fine di incrementarne il livello di sicurezza e compatibilità ambientale, per un’opera che dovrebbe rappresentare una sfida tecnologica e una vetrina dell’ingegneria italiana nel mondo.
Il dubitativo è d’obbligo per le perplessità che andremo ad evidenziare più avanti.
L’aggiornamento del progetto definitivo rappresenterebbe il culmine di anni di lavoro coordinato di centinaia di ingegneri, tecnici, professori universitari e ricercatori.
Questi esperti hanno lavorato per sviluppare soluzioni progettuali che sarebbero in grado di garantire i più alti livelli di sicurezza, efficienza, sostenibilità ambientale e impatto economico e sociale per il Ponte sullo Stretto, un’opera di straordinaria complessità.
Particolare attenzione sarebbe stata dedicata alla stabilità della struttura e alla sua resistenza ai venti e ai terremoti.
Il ponte sarebbe stato progettato per resistere a intensità del vento estreme, largamente superiori al vento più intenso mai registrato nello Stretto.
Dal punto di vista sismico, l’integrità strutturale dell’opera sarebbe stata verificata per eventi di magnitudo superiore all’eccezionale terremoto di Messina del 1908.
Gli studi preliminari e le analisi condotte nel corso degli anni hanno reso l’area tra Messina e Reggio Calabria tra quelle più studiate nel Mediterraneo.
L’opera sarebbe destinata a diventare il ponte sospeso più lungo al mondo, con una campata complessiva di circa 3.660 metri e una luce centrale sospesa di 3.300 metri.
La sua piattaforma, tecnicamente chiamata impalcato, avrebbe una larghezza totale di circa 60 metri, e le due torri collocate a terra, che andrebbero a reggere l’intera struttura, raggiungeranno un’altezza di 399 metri.
La struttura accoglierebbe due carreggiate stradali con tre corsie per direzione (due di marcia e una di emergenza) e una linea ferroviaria a doppio binario, consentendo un flusso di 6.000 veicoli all’ora e fino a 200 treni al giorno, rivoluzionando la mobilità dell’area e dell’intero Sud Italia.
A fronte di tutto ciò ci sono relazioni di insigni studi ingegneristici che sostengono tesi opposte: ci sono studi favorevoli alla costruzione, ma ci sono pure pareri contrari in base ai quali il ponte non si potrà mai realizzare, e nel caso venisse costruito, sarebbe destinato al crollo.
È chiaro che il Ministro alle Infrastrutture, Matteo Salvini, spinga per la costruzione, avendo assunto l’impegno in tal senso appena insediato, asserendo che la costruzione verrebbe finanziata con capitali dello Statto centrale, integrati da finanziamenti delle due Regioni interessate, Calabria e Sicilia, oltre che finanziamenti di imprese private, tra quelle che riceveranno gli appalti per la costruzione.
Ci limitiamo solo ad evidenziare che la spesa globale per la sua costruzione ammonterebbe, ad oggi, intorno ai 10-15 miliardi di euro, inclusi i costi delle opere a terra, ma in questo paese non si può essere certi di niente, figuriamoci se dei costi del ponte.
I soldi già spesi per il ponte, secondo “Il Sole 24 Ore” che ha pubblicato una dettagliata stima, dal 1981 al 1997, ammonterebbero 135 miliardi di lire (circa 70 milioni in euro) solo per realizzare gli studi di fattibilità per il progetto (stima dell’11 agosto 2023)
Ma non vogliamo impelagarci sul discorso economico, ci preme invece valutare i vari pareri favorevoli e contrari alla fattibilità del ponte.
Una prima considerazione è che allo stato sembra mancare ancora il progetto esecutivo e la valutazione dell’imbatto ambientale: se le cose andassero speditamente ci vorrebbe almeno un anno e mezzo.
“Un progetto esecutivo non c’è mai stato, perché tutte le verifiche sono sempre state negative. Questi annunci sulle grandi opere sono solo confusione propagandistica. Non c’è neanche un’unità di missione al ministero. Tutte le comunicazioni vengono gestite dalla segreteria politica di Salvini e dal suo ufficio stampa”, ha spiegato Alberto Ziparo, professore di Pianificazione urbanistica all’Università di Firenze, che fa parte del gruppo tecnico-scientifico che ha effettuato le analisi delle valutazioni sulle tante edizioni del progetto del Ponte (di cui solo tre sono arrivate a conclusione, e sono state mandate ai ministeri per le valutazioni).
Il prof. Ziparo è uno delle veci critiche sulla realizzabilità del ponte; è co-autore del dossier di Kyoto Club, Lipu e WWF “Lo Stretto di Messina e le ombre sul rilancio del ponte” ed ha all’attivo diverse pubblicazioni, tra cui “Il ponte insostenibile.
L’impatto ambientale del manufatto di attraversamento stabile dello Stretto di Messina”, e “Lo Stretto in lungo e in largo”.
Anche il professor Marino condivide il ragionamento dell’esperto dell’Università di Firenze, e si aspetta una cerimonia simbolica la prossima estate, con la posa della prima pietra, “ma dal punto di vista procedurale non c’è niente. Non ci sono 12 miliardi in manovra, anche se poi bisognerà leggere il testo finale a dicembre.
Ad oggi è stato solo creato un capitolo di bilancio, in cui è previsto lo stanziamento di un miliardo finalizzato al ponte. Cosa che tra l’altro fece anche Tremonti, creando un capitolo, con una dotazione, e poi con un decreto successivo questi soldi vennero spostati su altri progetti. È tutto fittizio, non c’è un vincolo di destinazione”.
Il Prof. Domenico Marino è docente di politica economica Università Mediterranea di Reggio Calabria, autore del pamphlet “L’insostenibile leggerezza del Ponte” ed è contrario alla realizzazione dello stesso.
“C’è, fra l’altro, un ulteriore handicap; il governo ora parla di 12 miliardi, ma quest’estate la cifra indicata era 14 miliardi, ha ricordato infine Marino; qualcuno deve aver spiegato a Salvini che se fossero stati 14 miliardi bisognava rifare la gara, perché ci sarebbe stato uno scostamento superiore al 50%. Ma non è detto che anche con 12 miliardi non si debba rifare la gara, perché in origine l’appalto è stato assegnato alla Impregilo per 3,8 miliardi”.
Insomma la matassa si ingarbuglia sempre di più.
Nella maggioranza non sembrava esserci accordo sui tempi del finanziamento, almeno fino a qualche settimana fa.
Per il resto del centrodestra – soprattutto per Fratelli d’Italia – il Ponte non è in cima alle priorità economiche del Paese.
Tutto dipenderà dalla mediazione condotta dal leader della Lega, che sull’infrastruttura ha puntato tutto – anche a livello mediatico – dall’inizio del suo incarico al Ministero dei Trasporti.
Frattanto FI ha già chiesto che il ponte sia intestato a Silvio Berlusconi.
C’è poi la cosiddetta ciliegina sulla torta: il Prof. Alberto Prestininzi, originario di Caulonia, già professore ordinario di Ingegneria della Terra all’Università La Sapienza di Roma, da poco nominato coordinatore del comitato tecnico scientifico per la costruzione del ponte, già membro del Sts della Società Ponte sullo stretto dal 2001 al 2012, nominato pochi giorni fa dal Ministero delle Infrastrutture (Ministro Salvini) coordinatore del Comitato scientifico e tecnico della Società Ponte sullo Stretto, che ha il compito di supporto e consulenza per il progetto del collegamento gtra Calabria e Sicilia, pochi mesi fa ha firmato una petizione che afferma che l’emergenza climatica non esiste (sic).
Ma la conclusione di queste considerazioni vogliamo affidarla a un breve testo pubblicato qualche giorno addietro da Franco Zuccaro su Facebook, quindi di dominio pubblico, che qui di seguito integralmente riportiamo.
““Sono Francesco Zuccaro e rispondo a un caro amico poco preparato sulla questione PONTE.
Caro Giuseppe Colombo mi fa molto piacere capire di stare a chattare con una persona intelligente, tuttavia poco preparata sulla questione: “Ponte sullo Stretto di Messina”.
Affermo ciò perché il sottoscritto, che è stato Macchinista delle FS per 33 anni (8 anni in Liguria e 25 nel Deposito Locomotive di Catania), ha avuto l’occasione di studiare tutte le problematiche inerenti alla realizzazione del Ponte essendo stato nominato nella squadra dei rappresentanti del Personale di Macchina FS nella prima Società Ponte fin dal 1985. Ed ancora ho conservati, in quasi 10 faldoni, tantissimi documenti della NON FATTIBILITÀ DEL PONTE.
Tralasciando il fatto che la Sicilia si sta allontanando dalla Calabria di quasi 4 mm ogni anno.
Tralasciando il fatto che il Ponte sarebbe IL PRIMO (e l’unico) ponte sospeso al mondo su cui transiterebbero treni!
Tralasciando l’esistenza di 3 vulcani attivi da milioni di anni in fondo al mare (4.000 metri) tra Messina e Villa San Giovanni.
Tralasciando altre 20 condizioni molto più gravi di quelle che ho citato vorrei far conoscere un documento firmato da una decina di scienziati, ricercatori ed ingegneri di varie prestigiosissime Università: Berkeley, Oxford, Ginevra, Sorbona, La Sapienza, Politecnico di Milano, ecc… Il parere di tali scienziati in sintesi è questo:
“… il Ponte si potrà realizzare ma non ora, in questi anni, per il semplice motivo che a livello cementizio e a livello di acciaio i materiali attuali non sono idonei…”
Caro amico, sai perché la Società Ponte che ha fatto resuscitare il miserabile leghista è stata un flop 10 anni fa? Perché avevano previsto che i piloni e i cavi di sostegno del PONTE (UNICA CAMPATA AL MONDO DI 3.500 METRI) erano capaci di sostenere max 900 tonnellate. Qualcuno ha chiesto: Ma scusate, quando passerà un treno merci da e per la Sicilia di 1.500 Tonnellate cosa succederà?
Nessuno ha saputo rispondere e la Società riscoperta oggi dall’ometto padano e dalla lavandaia romana è stata dichiarata fallita.
Concludo dicendo che noi siciliani dobbiamo aprire gli occhi e non prestare fede a questi criminali e gente di fogna che stanno governando oggi e che ci stanno prendendo per i fondelli. Non continuiamo a fare gli AMMUCCALAPUNI (nel dialetto siciliano significa creduloni), cerchiamo e lottiamo per conquistare la dignità che abbiamo smarrito. Cordiali saluti.
Francesco Zuccaro””