Colora, a piacimento, tutti i momenti che, in varie intensità viviamo.
Scandisce, letteralmente, il ritmo in due modalità: lento e veloce.
É il tempo, solo lui, che definisce, il modo in cui, banalmente viviamo e percepiamo quello che ci sta attorno nello Spazio.
Non ci facciamo caso. Soprattutto nel turbine e frastuono quotidiano. Eppure, d’estate accade magari più facilmente, basta qualche frammento vissuto fuori dal contesto quotidiano per zompare sorpresi sul tema: il tempo scorre in maniera diversa anelle varie latitudini e scandisce, non ci sta proprio niente da fare, il valore che siamo in grado di assegnare alle cose. Una chiacchiera in un paesino assolato del Salento assume, tavolta, maggiore intensità rispetto a una fatta nel caos primordiale della città eterna.
Il Festival del Cinema del Reale, in Salento nelle serate di Specchia, dà l’opportunità di cogliere, semplicemente, questa dualità.
Ideato da Big Sur, Officina Visioni, Archivio del reale e diretto da Paolo Pisanelli, Cinema del reale vuole dare vita a un vero e proprio laboratorio di sperimentazione per la promozione e lo scambio di opere cinematografiche di autori che offrono interpretazioni personali del Mondo. A tal proposito, l’iniziativa, espressione di cinema d’autore, si declina su generi differenti da film sperimentali a film d’essai, da opere diario a reportage e approfondimenti storici.
Al centro, quindi, l’oggetto preferito, da tutti i tempi, di ogni macchina da presa: l’uomo con le sue contraddizioni, passioni, la sua posizione, oggi più che mai scarrozzata avanti e indietro nel nome di qualcuno o qualcosa.
Non è certo l’unica iniziativa cinematografica che si svolge in un contesto di suggestione storica però è senz’altro tra le più efficaci nel far emergere le due velocità, i due modi di concepire il tempo in adagio e scorrevole liquidità. Apparentemente un contrasto ma in realtà un connubio che, a ben guardare, fa parte della vita di ciascuno di noi a seconda delle latitudini in cui vive, cresce, litiga e fa figli. Che poi alla fine è lo spirito di riflessione del cinema stesso: quello di proporre una visione, un’idea, un’interpretazione del reale a una velocità differente, come per difendersi o per reagire da tutto quello che a volta nemmeno ci rendiamo conto di vivere. E Specchia, appunto, è forse uno dei migliori contesti in cui far emergere questa riflessione, d’evasione quasi, con al centro l’uomo. Con la particolare dinamica, tutta salentina, di riuscire quasi spontaneamente a coniugare tradizione e innovazione, antico e moderno, vecchio e nuovo. E, cosa più importante, creando valore anche per la comunità.
Dinamiche senz’altro interessanti che escono dalla concezione tipica della “sagra” da festa estiva per creare un circuito di fruizione culturale attrattivo per tutti quelli che non ci capitano per caso ma ci vengono apposta. E uno scenario di concreto interesse per chi, scienziato sociale inside, vuole vedere cosa succede quando un processo di trend culturale internazionale, come il cinema d’autore, viene contestualizzato in un contesto all’apparenza distante.
Semplicemente poi, anche un’alternativa concreta per reagire e promuovere nuove dinamiche e nuovi processi per contrastare l’abbandono dei centri storici, un qualcosa che soprattutto al sud suona come perdita di valore culturale, o meglio ancora, di radici. Anche perchè poi alla fine, senza voler scomodare nessuno, ma a rigor di buon senso: nel flusso dell’innovazione, nel futuro, procede e va avanti e si rigenera solo chi ha la buona capacità di combinare l’esistente, il passato e la tradizione se vogliamo, con il flusso dell’innovazione.
Tanto prima o poi arriverà quindi tanto vale esser bravi e usare il tablet anche all’interno del frantoio ipogeo (si tratta di un’antica costruzione, a Specchia appunto come in altre zone del Salento, un frantoio costruito sottoterra per sfruttare l’umidità e rendere la lavorazione dell’olio più efficiente). Alla base, non ci sta niente da fare, ci sta sempre però l’idea di qualcuno che oltre a dirla prova pure a metterla in pratica. Se trova qualcun altro che lo segue, allora, per il momento è fatta. In questo modo l’innovazione crea impatto e, ci prova, rilancia un territorio verso il futuro.