scritto da Nino Maiorino - 26 Luglio 2021 09:59

Green Pass e vaccini

Il GREEN PASS è il passaporto vaccinale che ci seguirà in futuro, e ora è il nuovo cruccio degli italiani, e ci condizionerà per anni; fra l’altro la stessa Unione Europea l’aveva sollecitato per agevolare i flussi di passeggeri all’interno dei paesi membri.

Il “green pass” e l’accelerazione delle vaccinazioni sono strettamente collegati e vediamo perché.

Un amico di FB mi ha inviato una sua considerazione molto stringata e lucida, che è opportuno riportare qui di seguito, così è tutto più chiaro.

  • Io sono vaccinato
  • Io entro in contatto con la variante Delta
  • Io prendo il raffreddore
  • Io però non replico il virus
  • Il virus dopo qualche giorno muore
  • Nei giorni in cui il virus non è ancora morto, io entro in contatto con te e ti trasmetto il virus
  • Se tu sei vaccinato
  • Tu non replichi il virus
  • Il virus, che ha vita di qualche giorno, muore definitivamente
  • Se tu non sei vaccinato
  • Il virus si moltiplica
  • Replicandosi può mutare
  • La mutazione è casuale
  • Una di queste mutazioni può produrre una variante resistente agli anticorpi prodotti col vaccino

Conclusione:

  • Se tutti siamo vaccinati, non replichiamo il virus, il virus non può mutare, e dopo un po’ scompare.
  • Se molti non sono vaccinati il virus replica, quindi muta, quindi il rischio di una variante “cattiva” aumenta.

La introduzione del “green pass” era ampiamente prevista, ma quando il Presidente del Consiglio Mario Draghi l’ha ufficializzata, si è scatenato un putiferio; tutti contro tutti, sembra che a nessuno vada bene, gli esercenti senza spazi esterni si sentono penalizzati, le imprese che sono costrette ad adottarlo per evitare ulteriori contagi hanno problemi di controllo, e non si è ancora ben capito chi lo debba rilasciare; la notizia più recente è che i cittadini potranno rivolgersi alle farmacie, ma queste ultime non hanno ancora le disposizioni operative per provvedere.

Se lo si vuole scaricare dal web occorre lo “SPID – Sistema Pubblico di Identità Digitale”, oppure il “CIE – Carta di Identità Elettronica”.

Lo SPID è una diavoleria difficile da usare, specialmente per chi non è avvezzo all’utilizzo dei sistemi digitali.

La CIE è certamente più facile da usare, ma bisogna chiederla all’Ufficio Anagrafe e questo non sembra possa avvenire se non alla scadenza di quella cartacea.

Frattanto anche tra le forze politiche che sostengono il Governo protestano o mugugnano, e giacché esse protestano e mugugnano su tutto, si è portati a pensare che questa compagine è veramente molto strana, sembra fare maggioranza e opposizione contemporaneamente, e il “green pass” è solo l’ultima occasione.

E non parliamo della levata di scudi dei gestori contro i controlli che dovrebbero fare per consentire l’accesso delle persone; a nostro avviso sono motivazioni pretestuose, in quanto già esisteva per essi l’obbligo di censire la clientela, con acquisizione dei dati della Carta d’identità e il n.ro di telefono; il problema è che tutto fa brodo per creare polemiche ed evitare di collaborare per far si che la pandemia non si estenda, nessuno vuole impegnarsi seriamente, l’importante è incassare, guadagnare, e se questo dovesse costare un aumento dei contagi, ma chi se ne frega!

E nemmeno l’algido Draghi sembra in grado, in apparenza, di arginare questo “barraccone” e spesso è costretto a ricorrere alle maniere dure per mettere a tacere tutti, o a sistemi vincolanti, come, ad esempio, il voto di fiducia che intenderebbe mettere per l’approvazione della Riforma della giustizia.

Salvo, alla fine, ad agire di testa sua; ormai ci ha abituati a sentire tutti, far finta di dare ragione a tutti, ma poi fa come vuole.

Come ha fatto due giorni fa con Salvini, con il quale la mattina aveva amabilmente dialogato fingendo di accettare le motivazioni del parlamentare leghista il quale, alla conferenza stampa fatta nel pomeriggio da Draghi è rimasto spiazzato ed ha dovuto cercare di salvare la faccia.

Sembra che pochi si rendano conto che il momento è serio, se non grave; se Draghi si è visto costretto a prorogare lo stato di emergenza fino al 31 dicembre prossimo, un motivo serio ci sarà.

Draghi ha dovuto precisare che “Il Green-pass non è un arbitrio, ma una condizione per tenere aperte le attività”; aggiungendo che “l’appello a non vaccinarsi è un appello a morire”; parole quanto mai dure, ma indispensabili.

Ma non vogliamo accavallarci ad altri articoli che hanno già trattato ampiamente il problema, anche su questo giornale, vogliamo piuttosto focalizzarci sulle modalità operative e sulla situazione a livello europeo.

Il “green pass” può essere rilasciato solo a chi ha avuto le due dosi del vaccino, e in tal caso è valido 9 mesi; per i guariti dal codiv.19 la sua durata è di 6 mesi; per chi non si è vaccinato ma ha fatto un tampone risultato negativo la durata è di sole 48 ore.

Questo sta a significare che la protezione non è eterna, ma è limitata nel tempo, quindi dobbiamo entrare nell’ordine di idee che lo dovremo fare ogni anno, così come facciamo il vaccino contro l’influenza.

Anche i cittadini italiani che si sono vaccinati in un Paese extra-Ue, come Israele o Regno Unito, e sono rientrati in Italia, da agosto potranno richiedere alle ASL di trasmettere i dati della vaccinazione, tramite la Tessera sanitaria, per l’emissione del Green pass. Per gli italiani vaccinati all’estero e attualmente all’estero, è prevista una procedura online, in collaborazione con le ambasciate e consolati italiani, che sarà avviata dalla fine di luglio.

Ma dal 6 agosto prossimo cambiano anche i criteri per la classificazione delle fasce di colore, varranno soprattutto le percentuali dei posti letti occupati e la soglia dell’occupazione delle terapie intensive.

Per rimanere in zona bianca l’incidenza settimanale dei contagi deve essere inferiore a 50 casi ogni 100.000 abitanti per tre settimane consecutive. Se l’incidenza è superiore a 50 casi, il tasso di occupazione dei posti letto in area medica per pazienti affetti da Covid-19 non deve superare il 15% e quello in terapia intensiva il 10%.

Con l’occupazione del 10% delle terapie intensive una regione passerà in zona gialla. La soglia prevista per le ospedalizzazioni sarà quella del 15%. Per rimanere in zona gialla l’incidenza settimanale dei contagi deve essere pari o superiore a 50 casi ogni 100.000 e inferiore a 150 casi ogni 100.000 abitanti. Se l’incidenza è superiore a 150 casi, il tasso di occupazione dei posti letto per pazienti affetti da Covid-19 non deve superare il 30% e quello dei posti letto in terapia intensiva il 20%.

Per passare in zona arancione le terapie intensive dovranno essere occupate al 20% e ci dovrà essere una soglia di ospedalizzazione fino al 30%. Per rimanere in fascia arancione l’incidenza settimanale dei contagi deve essere pari o superiore a 150 casi ogni 100.000 abitanti, a meno che non ci siano le condizioni dell’occupazione dei posti letto in area medica e in terapia intensiva delle altre zone.

Dal 30 al 40% si passerà in zona rossa, e lì si rimane se l’incidenza settimanale dei contagi è pari o superiore a 150 casi ogni 100.000 abitanti e il tasso di occupazione dei posti letto in area medica per pazienti affetti da Covid-19 è superiore al 40% e quello in terapia intensiva è superiore al 30%.

Gli inviti di Draghi a vaccinarsi per accedere al “green pass” hanno avuto i risultati sperati, la corsa a vaccinarsi; in alcune regioni le richieste sono raddoppiate: in sostanza la gente inizia a capire che per rientrare in un regime di vita il più possibile normale deve vaccinarsi, per poi poter accedere al passaporto vaccinale.

E’ avvenuto da noi com’è  accaduto in Francia dove, nelle 24 ore successive all’annuncio del presidente Macron dell’obbligatorietà della certificazione verde, più di un milione di persone si è attivato per ottenerla e per avere i requisiti per richiederla, prenotando il vaccino. Dopo dieci giorni, quel numero è salito a 4,3 milioni. In Italia, secondo quanto dichiarato dal ministro della Salute Roberto Speranza, i certificati già scaricati sono complessivamente 40 milioni.

Tornando a chi si è vaccinato in Italia, ha fatto il tampone o è guarito, la problematica più comune è quella della mancata ricezione del codice per problemi di comunicazione fra gli enti coinvolti nel flusso di dati.

Se non si ha l’app IO o la carta di identità elettronica, da usare anche con l’app Cie, il primo tentativo da fare è chiamare il 1500 (attivo 24 ore su 24, ma è sempre più difficile trovare libero).

Oppure bisogna  contattare chi ha eseguito il tampone o emesso il certificato di guarigione o recarsi in farmacia.

Lo stesso vale per chi ha smarrito il codice: il 1500 è il numero per chiederne il recupero. A quanto risulta, presto sarà disponibile una sezione online ad hoc per richiedere in autonomia il codice mai arrivato o smarrito, probabilmente sulla piattaforma dgc.gov.it.

Se la persona è guarita dal Covid o è stata vaccinata prima dell’entrata in vigore della certificazione verde, può contattare il proprio medico curante o chi ha firmato il documento che ne certificava la guarigione oppure la struttura che si è occupata della sua vaccinazione per recuperare il codice: sono loro infatti a dover inserire le informazioni per poter inviare correttamente i dati che servono per produrre le certificazioni.

Altro caso: chi è guarito dal Covid-19 negli ultimi 12 mesi deve sottoporsi a una sola inoculazione del vaccino, avendo già sviluppato gli anticorpi al Sars-CoV-2. Riceverà quindi una certificazione verde Covid della durata di nove mesi (quanto previsto per la conclusione del ciclo vaccinale) a pochi giorni dalla dose, che sostituisce il “green pass” eventualmente già in possesso per la guarigione, che ha una durata di sei mesi.

Chi si ammala dopo aver già ricevuto la prima dose di vaccino, secondo quanto è attualmente previsto, può avere il “green pass” di guarigione valido sei mesi. Se effettua la seconda dose avrà poi il “green pass” valido nove mesi; ma su questo potrebbero esserci modifiche.

Come detto, il Green pass si materializza anche nella forma di un codice Qr da scaricare e presentare in digitale sullo schermo dello smartphone, o da stampare.

Per scaricarlo bisogna inserire il codice Authcode che il ministero della Salute invia via Sms al nostro numero di telefono sul sito dgc.gov.it o sulla applicazione Immuni, ma per farlo serve anche la Tessera sanitaria.

Chi ha l’app IO o il Fascicolo sanitario elettronico dovrà solo aprire le applicazioni, e lo troverà quando è previsto che arrivi. Si può ottenere anche rivolgendosi ai medici di medicina generale, ai pediatri e alle farmacie, consegnando il codice fiscale e i dati della Tessera sanitaria.

È indispensabile concludere citando i collegamenti con l’UE in merito al “green pass”, entrato in vigore il 1° luglio 2021 nei paesi membri.

In sostanza le caratteristiche del “passaporto” sono le stesse in tutta l’Europa, ma ogni singolo stato ha la sua organizzazione interna relativa alle richieste e al rilascio.

Esso, indispensabile in ciascun paese, lo è di più per chi vuole spostarsi tra i vari paesi, e questo ne rende ancora più importante la diffusione.

Classe 1941 – Diploma di Ragioniere e perito commerciale – Dirigente bancario – Appassionato di giornalismo fin dall’adolescenza, ha scritto per diverse testate locali, prima per il “Risorgimento Nocerino” fondato da Giovanni Zoppi, dove scrive ancora oggi, sia pure saltuariamente, e “Il Monitore” di Nocera Inferiore. Trasferitosi a Cava dopo il terremoto del 1980, ha collaborato per anni con “Il Castello” fondato dall’avv. Apicella, con “Confronto” fondato da Pasquale Petrillo e, da anni, con “Ulisse online”.

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