Chi ha avuto la fortuna, o la disgrazia, di dover utilizzare, per motivi di lavoro o di svago, il computer e il collegamento a internet, sa bene che ormai, purtroppo, senza questi strumenti non si può dire di far parte della società attiva, di quella che si tiene informata, si aggiorna, partecipa a quel mondo che diversamente gli verrebbe negato e dal quale sarebbe tagliato fuori.
E’ una incontestabile constatazione quella di non poter più vivere senza determinati strumenti.
Agli albori dell’era telefonica, quando il telefono era privilegio di pochissimi, tutti vivevano in pace (si fa per dire) ma scollegati dagli altri che non fossero i vicini di casa, o di terreno; magari la domenica, dopo la Santa Messa, ci si intratteneva sul sagrato per pettegolare, ma era pur sempre uno scambio di notizie.
Quando, poi, qualcuno si dotò dell’apparecchio, immediatamente si rese conto di non poterne più fare a meno, e si interrogava su come avesse fatto ad esserne rimasto privo per tanto tempo.
La stessa considerazione dobbiamo farla oggi, sommersi come siamo dal pc e da internet: come abbiamo potuto vivere senza utilizzarli prima?
Ma una fetta importante della popolazione, l’Istat calcola almeno il 33%, non ha il PC, non ha la connessione a Internet, non usa la messaggistica, non è collegato ai social; e il sud è messo anche peggio.
Da una rilevazione dell’UE l’Italia è al quart’ultimo posto in Europa per la digitalizzazione (seguono solo Romania, Grecia e Bulgaria).
Un impulso alla digitalizzazione comunque il nostro paese negli ultimi anni l’ha dato, e l’utilizzo dei telefonini intelligenti, gli Smart-phone, hanno dato un valido aiuto.
Ma chi è abituato ad utilizzare il PC, mal si adegua allo Smart, che ti priva di uno dei vantaggi importanti, quello della dimensione e visibilità dello schermo.
Ma non sono tutte rose e fiori anche per chi una il PC, in quanto, se da un lato siamo uno dei paesi fanalino di coda in Europa, dall’altro la digitalizzazione della società sta facendo passi giganteschi, dai quali chi non è informatizzato è tagliato irrimediabilmente fuori dalla società.
Si pensi, ad esempio, al problema attualissimo della prenotazione della vaccinazione, che in tutte le Regioni deve essere fatta tramite una piattaforma web; non c’è un sistema alternativo, motivo per il quale se non sei digitalizzato devi rivolgerti al parente, o all’amico, il quale poi dovrà tenerti informato sulla convocazione che, ovviamente, perverrà via e-mail.
Ma una delle cose più incresciose è un fenomeno che sta emergendo negli ultimi mesi, vale a dire il “digital-divide”, equivalente ad “divario-digitale”, una situazione di disagio che anche molti digitalizzati stanno vivendo.
Pure le principali Associazioni Sindacali dei Pensionati stanno evidenziando le grandi difficoltà che le persone di una certa età, pure avendo dimestichezza con il PC, trovano per mettersi al passo con i tempi.
Fino a sei anni addietro, ad esempio, l’Inps inviava per posta, ai milioni di pensionati italiani, informazioni cartacee delle pensioni; poi ha abolito il servizio, risparmiando dai cinque ei sei milioni di euro.
Oggi un pensionato con non ha il PC, o non sa usarlo, è costretto a rivolgersi ad un CAF per avere informazioni sulla pensione.
Ma pure chi usa il PC incomincia ad avere difficoltà in quanto l’Inps, finora, consentiva di accedere al suo portale tramite un Pin, facilmente rinnovabile anche via web: con quel codice era possibile accedere alla propria area personale per avere il CU, il cedolino della pensione, il mod. 730 precompilato e quant’altro.
Ma dal prossimo mese di ottobre il PIN dell’Inps non sarà più in uso, perché sarà sostituito dallo SPID, una diavoleria con la quale è difficoltoso confrontarsi.
Abbiamo già parlato, in precedenza, dello Spid, acronimo di “Sistema Pubblico di Identità Digitale”, al quale, al pari di tantissime cose italiane, è molto complicato aderire.
Personalmente lo abbiamo fatto con Poste Italiane, ma per ben due volte la procedura non è andata in porto, nonostante l’intervento di qualche esperto.
Prima o poi la cosa si risolverà, almeno ce lo auguriamo, ma se per noi, che bene o male qualcosa di informatica la mastichiamo, è difficoltoso crearlo e farlo funzionare, immaginiamo le difficoltà di tanti che di informatica non sanno nulla.
Anche perché per ottenerlo occorre un indirizzo di posta elettronica, uno Smart-Phone di esclusivo utilizzo personale, e una discreta dimestichezza con programmi e applicazioni.
Fra l’altro le maggiori Confederazioni sindacali finora hanno supportato i propri iscritti, specialmente i pensionati, in virtù di una convenzione stipulata con Inps, la quale scadrà a dicembre.
Se tale convenzione non venisse rinnovata, le difficoltà per iscritti e non iscritti sarebbero enormi, e milioni di cittadini resterebbero senza possibilità di accedere ai loro documenti sul sito Inps e, suo tramite, su quello dell’Agenzia delle Entrate.
Per evitare ciò i Sindacati stanno esercitando pressioni sull’Inps perché risolva tali problemi in tempi brevi, anche con la istituzione, presso gli sportelli dell’Istituto dislocati negli ottomila Comuni italiani, di uffici destinati esclusivamente al superamento degli attuali disagi.
Le Organizzazioni Sindacali hanno anche chiarito, a scanso di equivoci, che non sono affatto ostili agli sviluppi della tecnologia, purché ad essa si possa accedere con facilità, evitando inutili e incomprensibili farraginosità, affinché tutti abbiano uguali diritti e possibilità: sembra banale dire che queste difficoltà aumentano la diseguaglianza sociale, e il loro superamento è anche un fatto di democrazia: il superamento del divario digitale può essere visto anche in questi termini.
D’altronde, se il “gap”, tra digitalizzati e non, non verrà superato, e anche quello tra i più esperti e i meno esperti non verrà ridotto, ciò non potrà non procurare altri danni alle Istituzioni e, più in generale, al Paese, perché in un modo o nell’altro il cittadino che ha bisogno di assistenza in questo campo dovrà comunque avere un interlocutore, prima tra tutti proprio gli uffici pubblici, che verranno sempre più pressati da richieste; pertanto la semplificazione gioverà, in definitiva, a tutti.