Un papocchio all’italiana…
… del quale è, limitatamente a questi ultimi due anni, responsabile Giorgia Meloni la quale ha pensato di fare la furba prorogando d’imperio le concessioni fino a dicembre 2024, senza prevedere le conseguenze della sua decisione.
Giorgia Meloni non ha ancora compreso che con l’Unione Europea non può tirare troppo la corda, fingendo di giocare su diversi tavoli, da un lato è alleata di Orban e di altri sovranisti, contemporaneamente è alleata degli USA e dell’UE per la guerra in Ucraina e gli aiuti a questo paese martoriato da Putin, poi si dice alleata dello Stato d’Israele nel conflitto con i Palestinesi, verso i quali ha un occhio benevolo.
Non è facile stare in questo mondo, specialmente in questo periodo storico complicatissimo, ma non si può nemmeno giocare sulla pelle di chi l’ha votata con la speranza che avrebbe in qualche modo bloccato l’UE sulla questione delle concessioni balneari e ora Giorgia Meloni si trova in una doppia difficoltà, con i balneari sulla cui testa è caduta la tegola della sentenza del Consiglio di Stato che ha confermato l’ultimatum del dicembre 2023, a stagione balneare ormai avviata, e con la UE che certamente non lascerà correre.
L’antefatto.
Nell’anno 2006 venne approvata la direttiva della Commissione Europea, n. 2006/123/CE, conosciuta come Direttiva Bolkestein, relativa ai servizi nel mercato europeo comune, presentata dalla Commissione UE nel febbraio 2004.
Lo scopo della Direttiva è di garantire la libertà di accesso e di esercizio all’attività di servizi, nel presupposto che ciò costituisca espressione della libertà di iniziativa economica ai sensi dell’articolo 41 della Costituzione, principio esplicitamente richiamato nell’articolo 10 del decreto.
Ovviamente tale Direttiva, vincolante per tutti i paesi membri dell’UE, è di mettere all’asta le concessioni demaniali, da riassegnare, ed impedisce ai paesi membri, a partire dal Governo degli stessi fino ai Comuni, qualsiasi intervento; se a suo tempo i paesi membri si fossero impuntati a avessero ottenuto di poter avere un ruolo più attivo nella gestione delle concessioni, sarebbe stato possibile qualche correttivo, purtroppo non previsto.
La cosa è andata avanti e nel 2022, in campagna elettorale, Giorgia Meloni invogliò i concessionari balneari a votare FdI anche con la promessa che avrebbe ottenuto modifiche alla Direttiva.
In verità, dopo le elezioni e il successo dei partiti di destra, la Meloni ha fatto qualche passo in tal senso, il più importante è stato quello di aumentare le coste da dare in concessione di circa 3.mila km, ritenendo che l’UE avrebbe riconsiderato l’intera vicenda, ma è stato un tentativo maldestro, come pure maldestro è da ritenersi la proroga al 2024 fatta dal nostro governo.
La vicenda si è conclusa qualche mese fa con la sentenza del Consiglio di Stato che ha bocciato la proroga a dicembre 2024, ribadendo che la scadenza per le gare rimane quella del dicembre 2023, invitando a svolgere immediatamente le gare per le assegnazioni.
La sentenza, pubblicata negli ultimi giorni di aprile 2024, ha messo in crisi i gestori degli stabilimenti balneari, che si stavano già organizzando per questa estate.
L’intero settore, che dà lavoro a circa 300.mila addetti e coinvolge oltre 7.mila stabilimenti, ora è allo sbando, e il governo tace.
Cosa accadrà? Quale ulteriore furbata s’inventerà il Governo per salvare almeno per quest’anno i balneari?