scritto da Nino Maiorino - 21 Dicembre 2020 09:29

Brutti tempi per i risparmiatori

Dal primo gennaio 2021 i risparmiatori, depositanti e correntisti bancari e postali, potrebbero avere una brutta sorpresa.

Infatti, sempre più insistentemente si parla di una “Imposta Patrimoniale”, vale a dire un prelievo sui risparmi dei già tartassati cittadini, la quale si aggiungerebbe agli altri notevoli oneri che tutti sono costretti a pagare allo Stato per non tenere il denaro sotto la mattonella.

Desideriamo subito rassicurare i nostri lettori: la cosiddetta “Imposta Patrimoniale” non andrebbe a colpire indiscriminatamente tutti, ma graverebbe soltanto sui patrimoni più consistenti, si parla di un tetto minimo di 500.mila euro.

Ovviamente è tutto da verificare in quanto le notizie trapelate negli ultimi giorni, pure da parte di organi di stampa autorevoli, potrebbero essere all’ultimo momento smentite o ridimensionate.

Vediamo ora in dettaglio, sia pure in maniera il più possibile sintetica, quali sono i gravami che già colpiscono i risparmiatori che si avvalgono della Banche o delle Poste, oltre ai costi da sopportare per la remunerazione dei servizi offerti.

Iniziamo dalla “Imposta di bollo”, che Banche e Poste addebitano trimestralmente, euro 34,20 annuo (euro 8,60 a trimestre) per le persone fisiche, euro 100,00 annue per le aziende, partite Iva e autonomi, se la consistenza bancaria supera 5.mila euro di giacenza media.

Il calcolo della giacenza non viene fatto per ciascun conto o deposito, ma per il cumulo delle giacenze sui vari conti, ovviamente presso la stessa Banca o presso le Poste.

Per spiegarci meglio, se un risparmiatore ha, presso la stessa Banca o Poste, tre conti ciascuno dei quali d’importo inferiore ai 5.mila euro, ma che complessivamente superano tale importo, l’Imposta di bollo viene applicata su tutti i tre i conti se creditori (vengono esclusi quelli a debito).

Ovviamente se la giacenza supera i 5.mila euro in un solo trimestre, l’Imposta di bollo verrà addebitata solo per quel trimestre.

Ci sono comunque dei modi legali per non pagare l’Imposta di bollo. Il principale fa riferimento alla propria condizione economica certificata tramite l’Isee; infatti se l’indicatore Isee non supera i 7.500 euro l’imposta non va pagata, ma ovviamente deve essere il cliente a dimostrarlo a Banca o Poste.

Ma attenzione: se il conto è intestato a marito e moglie l’indicatore Isee non ha valore in quanto è riferito alla persona indicata nella “DSU – Dichiarazione Sostitutiva Unica per ottenere il modello Isee”.

Quindi coloro che hanno un indicatore sintetico Isee non superiore a 7 mila e 500 euro, sono esenti dal pagamento dell’imposta di bollo. E’ quindi necessario avere sempre tale indicatore aggiornato.

Se però un depositante è titolare del cosiddetto “Conto corrente base”, un particolare tipo di conto che quasi nessuno conosce, è esentato dall’Imposta di bollo se non supera una giacenza media di 11.600,00 euro annuale; ma questo tipo di conto ha una operatività molto limitata rispetto a quello ordinario.

Finora abbiamo parlato solo dei conti correnti, ma vi sono altri conti sui quali depositare i propri risparmi, uno di questi è il “Deposito a risparmio”, che nell’uso comune tende quasi a scomparire dalle Banche, ma risulta che la parte del leone la facciano le Poste.

I Depositi a risparmio possono essere considerati un salvadanaio nel quale si custodiscono i risparmi, con la differenza che in casa il salvadanaio tradizionale ormai quasi non esiste più, quello delle Poste è floridissimo.

Ovviamente il rendimento su tali depositi è quasi pari allo zero, ma in compenso si evitano tante spese e preoccupazioni; il conto di Deposito viene utilizzato prevalentemente da pensionati che riescono a risparmiare sulle spese e accantonano i gruzzoletti da utilizzare per esigenze straordinarie. D’altronde è nota la predisposizione degli italiani al risparmio, per questo ci chiamano “formiche”.

Un aspetto positivo è che presso Poste si può utilizzare il Bancomat per prelevare dal Deposito, cosa non consentita per i Depositi bancari.

Altra forma di risparmio è costituita dal “Deposito titoli”, una specie di portafoglio nel quale si custodiscono diversi strumenti finanziari (titoli di stato, azioni, obbligazioni, fondi di investimento, certificati di deposito, ecc.).

Sui guadagni derivanti dagli investimenti in Titoli, Azioni, Obbligazioni, Bot, Btp, Obbligazioni emesse anche da Enti pubblici, non solo a seguito di vendite, ma anche sui dividendi (le rendite periodiche che ciascuno strumento finanziario offre), viene anche pagato il “Capital-gain”, la tassa sulle plusvalenze tra prezzo di acquisto e prezzo di vendita, che varia da un minimo del 12,50% sui titoli di Stato e assimilati a un massimo del 26% sulle azioni e strumenti finanziari assimilati.

Ma, sia sui Depositi a risparmio, sia Depositi titoli si paga l’Imposta di bollo pari allo 0,2%, da un minimo di 34,20 euro a un massimo di 1200,00 euro l’anno, escludendo i Fondi pensione e quelli sanitari. Per le persone giuridiche il tetto massimo è di 14.mila euro.

Occorre anche tener presente che Banche e Poste sono obbligate a collegare Conti correnti, Depositi a risparmio e Depositi titoli intestati allo stesso soggetto, e se la giacenza media annua supera 100.mila euro, l’Imposta di bollo sale a 200,00 euro.

E veniamo ora alla minaccia della “Imposta patrimoniale”; quando se ne parla viene subito in mente quella applicata nel 1996 dal Governo di Giuliano Amato, decisa la notte tra il 9 e il 10 luglio, con l’aliquota fissa per tutti dello 0,6% applicata su depositi bancari, postali e presso istituti e sezioni per il credito a medio termine, conti correnti, depositi a risparmio e a termine, certificati di deposito, libretti e buoni fruttiferi, da chiunque detenuti.

Nessuno ebbe scampo: altri tempi, l’Italia aveva un debito pubblico fuori controllo, e non c’era ancora la UE a tenerci sotto stretta osservazione; comunque, è per questo motivo per il quale, appena si parla di Patrimoniale, tutti rimangono sconvolti e impauriti.

La proposta circolata nelle ultime settimane di una nuova Imposta patrimoniale è dei deputati Matteo Orfini (Partito Democratico) e Nicola Fratoianni (Leu) come primi firmatari di un gruppo di altri deputati, e prevede un prelievo dello 0,2% sui grandi patrimoni, da euro 500.mila in su; oltre 1.milione l’aliquota sale al 3%, e colpisce patrimoni non solo in Italia, ma anche  quelli all’estero che producono redditi in Italia: in questo ultimo caso la proposta prevede una multa dal 3% al 15% in caso di mancata dichiarazione.

Ovviamente per tutte queste imposte Banche e Poste si limitano esclusivamente ad addebitarle e girarle all’Erario.

In conclusione: solo chi ha meno di 5.mila euro risparmia quasi tutto.

Classe 1941 – Diploma di Ragioniere e perito commerciale – Dirigente bancario – Appassionato di giornalismo fin dall’adolescenza, ha scritto per diverse testate locali, prima per il “Risorgimento Nocerino” fondato da Giovanni Zoppi, dove scrive ancora oggi, sia pure saltuariamente, e “Il Monitore” di Nocera Inferiore. Trasferitosi a Cava dopo il terremoto del 1980, ha collaborato per anni con “Il Castello” fondato dall’avv. Apicella, con “Confronto” fondato da Pasquale Petrillo e, da anni, con “Ulisse online”.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.