A due anni dalla invasione dell’Ucraina da parte della Federazione Russa
Il 24 febbraio 2022 l’esercito della Federazione Russa invadeva l’Ucraina, mettendo in chiaro le reali intenzioni di Vladimir Putin sul contrasto che da decenni era in corso fra i due paesi, e che si era aggravato negli ultimi anni, specialmente da quando, il 18 marzo 2014, la Federazione Russa e la Crimea, unitamente alla città autonoma di Sebastopoli, avevano sottoscritto il relativo trattato di adesione.
Ma a Vladimir Putin non bastava l’auto adesione della sola Crimea, le sue mire erano altre, e l’invasione dell’Ucraina le rese esplicite.
Ovviamente il nuovo “Zar della Russia”, per salvare le apparenze, evitò di definire l’aggressione come invasione, la definì invece “Operazione militare speciale” giustificandola come necessaria per evitare che l’Ucraina venisse accolta nell’UE e nella Nato, come aveva chiesto, e continuasse a pretendere di riprendersi la Crimea.
Dal punto di vista topografico l’accoglimento delle richieste ucraine avrebbe comportato che UE e Nato avanzassero verso il confine russo.
Ma Putin aveva bisogno di un pretesto per invadere l’Ucraina e lo trovò proprio nelle pretese ucraine sulla Crimea.
Anche perché era convinto che gli ucraini avrebbero accolto l’esercito russo a braccia aperte, e che la “guerra” si sarebbe risolta in pochi giorni.
Non aveva tenuto conto, lui e i suoi generali, che le richieste dell’Ucraina erano state largamente condivise dalla stessa popolazione tant’è che essa, presa inizialmente alla sprovvista, incominciò a difendersi come poteva: ricordiamo che utilizzò persino le cosiddette “bombe Molotov” contro i tank russi.
Insomma, da due anni, quella che doveva essere una passeggiata per l’esercito russo, si è trasformata in un inferno per entrambi gli eserciti ma principalmente per quello ucraino e per la sua popolazione, la quale è quella che maggiormente l’ha subita e sta tuttora soffrendo.
E visto che questa “terza guerra mondiale a pezzi”, come l’ha definita Papa Francesco, viene costantemente alimentata da ulteriori conflitti (ora gli occhi sono puntati sulla invasione dell’esercito israeliano nella striscia di Gaza, in risposta all’attacco dei guerriglieri di Hamas del 7 ottobre 2023), quello Russia-Ucraina sembra sia passato in secondo piano, quasi non fa più notizia e, giacché se ne parla poco, risulta quasi dimenticato.
Nonostante tutto, la forza vitale delle persone riesce ancora a brillare, ma gli ucraini stanno soffrendo, le città sono costantemente sotto attacco, i due eserciti sono fortemente impegnati in operazioni militari di difesa e attacco e l’Ucraina è diventata un cimitero.
Non è una bella esistenza lasciare la propria casa in conseguenza di un allarme, e non sapere se dopo la si trova ancora in piedi.
Indubbiamente, per la popolazione sapere di non essere sola, ma incoraggiata e sostenuta dalla maggior parte della popolazione degli altri paesi dell’ovest, è un conforto.
Così come è un conforto per gli altri paesi lo sforzo e i sacrifici dell’Ucraina, consapevoli che essa sta combattendo anche per loro.
Vediamo adesso qual è la situazione sui vari campi di battaglia, sulla base di quanto viene riferito da osservatori neutrali, quali possono essere considerati i religiosi.
Sembra che Mosca stia vincendo solo sul piano della propaganda, ma sia lontana dagli obiettivi militari.
Ma a ogni frenata dell’Occidente corrisponde un’avanzata di Putin, che dev’essere sconfitto sul campo.
Da due anni Putin ha in mente una sola cosa: vincere a qualsiasi prezzo. Ogni volta che Putin percepisce una debolezza dell’Occidente, il conflitto ha una escalation.
Il ritardo nella fornitura degli aiuti militari fanno non solo un danno sul fronte ucraino, con la minore disponibilità di munizioni, ma sembrano accentuare la repressione in Russia, come ha tragicamente dimostrato il caso di Alexei Navalny; evidentemente anche i russi sono stanchi di questa situazione di stallo e avviliti per il ritorno in patria di numerosi soldati morti.
Per concludere c’è da dire che abbiamo molto rispetto per le posizioni dei diversi nostri leader politici, alcuni dei quali, anche prestigiosi, sostengono che continuare ad aiutare militarmente l’Ucraina non fa altro che allungare il conflitto.
A nostro avviso è una posizione inconcludente: privare del sostegno militare l’Ucraina vuol dire solo far vincere Putin, e questo potrebbe essere il preludio per ulteriore espansione della Russia verso il centro Europa.
Questo vale per tutti, ma specialmente per il nostro paese e per quelli che separano i paesi del centro Europa dalla Russia; attualmente l’Ucraina sta facendo da cuscinetto tra essi e la Russia, praticamente sta combattendo al loro posto.
Non riconoscere ciò vuol dire negare l’evidenza.