scritto da Redazione Ulisseonline - 14 Marzo 2024 10:29

La lettera di Filippo Meluso sulle radici dell’odio per la divisa

Sto pensando a tutti quelli che da qualche giorno hanno sputato odio e rabbia verso la Polizia di Stato

Riceviamo e pubblichiamo

 

Sto pensando a tutti quelli che da qualche giorno hanno sputato odio e rabbia verso la Polizia di Stato, colpevole di avere impedito il passaggio su una strada ai partecipanti di un corteo non autorizzato e di avere reagito all’aggressione di studenti che, nonostante l’intimazione a fermarsi perché la strada era bloccata, hanno proseguito cercando di violare il blocco della strada stessa arrivando a provocare ed ottenere scontro con alcuni agenti della Polizia di Stato ivi in servizio di ordine pubblico.

Questi furibondi critici, commentatori indignati ed opinionisti arrabbiati sanno che, ad esempio, se qualcuno avesse deciso di assaltare in armi quegli stessi manifestanti, i medesimi poliziotti che si son visti tirare addosso oggetti, sputi, improperi ed invettive li avrebbero per primi difesi?

Penso anche al giornalista che, per primo, ha deciso di dare il via ad una caccia alle streghe assurda sulle parole di un funzionario di polizia: ma cosa ne sa quel giornalista di quel funzionario che era lì in servizio a fianco dei suoi agenti ? Cosa ne sa il giornalista che, proprio quello stesso funzionario di polizia sarebbe stato il primo a soccorrerlo se nell’eventualità si fosse trovato circondato da una banda di neonazisti ?

E i pochi cittadini, che odiano “i poliziotti” perché gli hanno portato via la macchina (“per quei cinque minuti che l’ho lasciata sul marciapiede”); ma lo sanno che sarà la stessa Polizia Stradale la prima a tutelarlo quando magari qualcuno lo tamponerà per poi fuggire lasciandolo ferito, dentro la sua stessa auto accartocciata ?

Il negoziante, che patisce i finanzieri, lo sa cosa rischiano costoro per combattere il mercato illegale che potrebbe portarlo al fallimento ?

I parenti di un detenuto, sempre timorosi che gli agenti penitenziari lo picchino, sanno che saranno proprio loro i primi a difenderlo se altri detenuti volessero fargli di peggio ?

Tu, che odi i carabinieri perché ti hanno ritirato la patente in quanto guidavi dopo aver bevuto una birra di troppo, quando avrai i ladri in casa, nel tuo villino di campagna, la notte, dove una sola radiomobile pattuglia 50 km quadrati, chi chiamerai ?

Da cosa deriva l’odio di questa parte ridotta di persone verso le divise che rappresentano la nostra Repubblica ?

Forse dal fatto che in Italia non esiste uno strato sociale immune dal detestare chi li difende?

Colpa della popolarità del governo pro tempore ?

Certo, ma non solo.

Ogni giorno abbiamo sempre più prove di come, in una parte dei cittadini, vi sia una sorta di disagio nel sapere che la polizia è un organo sicuramente a loro disposizione; ma non certo schiava di nessuno e di chicchessia.

C’è un infantilismo latente, in una parte minoritaria di cittadini, che impedisce loro di capire che le Forze dell’Ordine non si possono immaginare al servizio dei capricci del singolo, ma esclusivamente a tutela dei diritti di tutti e dei beni supremi dell’ordine, della sicurezza e delle libertà.

Non è che forse quando costoro scoprono questa cosa si verifica la stessa reazione del bambino che scopre Babbo Natale non esiste ? Non è che questo, per puerilità porti automaticamente questi pochi sventurati a nutrire insani sentimenti di invidia per quelli che ritengono dei poteri, coercitivi, sanzionatori, impositivi, delegati proprio agli Agenti delle Forze di Polizia ?

Sicuramente a tutti non sarà sfuggito, in più occasioni, che appena un cittadino ha modo di accostarsi ad un appartenente alle forze di polizia in uniforme ne tragga spunto per imitarne l’autorità anche dall’assetto formale ?

E cos’altro volete che faccia l’invidioso se non odiare colui che invidia e cercare di imitarlo ? Non lo si osserva solo nei politici locali, regionali, nazionali ed europei. Avete mai provato ad osservare gli operatori adibiti ai servizi di sicurezza privati interni alle discoteche, a locali o direttamente ai centri autogestiti ?

Quasi tutti con una sorta di uniforme – spesso una camicia scura e pantaloni abbinati ad anfibi – e con l’esercizio di una sorta di potere totale – ostentato tale – su chi entra e su chi esce da tali “territori”.

Vogliamo parlare di certi presidenti di circoli sportivi, soft air in primis, in uniforme con tanto di gradi sull’abbigliamento mimetico?

Dello strapotere di taluni direttivi dei circoli ARCI ?

Di certi opinionisti che, evidentemente, hanno un senso di inferiorità nei confronti dei giudici e dei dirigenti e sentono il bisogno di sputare sentenze e di somministrare consigli operativi a tutti e su su qualsiasi materia ?

É ovvio che queste persone, vedendo la rappresentazione autentica di ciò a cui loro stessi cercano di accostarsi – gli agenti delle forze di polizia – non nutrano un balzano fastidio; figuriamoci se, nonostante siano loro a violare un qualche precetto di legge del nostro ordinamento e a ciò consegua un verbale o gli sia mossa una qualche lecita censura, non possano nutrire (per una distorta reazione) sentimenti negativi, figli del bisogno di una qualche malata necessità di rivalsa inconscia che li porta finanche, e questo oltre a dispiacerci ci fa tenerezza, a provare una qualche forma di odio o disprezzo.

Altri giornalisti meno attrezzati e meno dotati, dal canto loro, non fanno altro che dare in pasto all’opinione pubblica, in parte avvelenata da frustrazioni ed inebetita da certo moralismo buonista che nemmeno in modo troppo sottile calca l’onda del: “…io non porto la divisa quindi non mi fido di chi la porta…”. C’ è quello che vuole sentirsi dire che della polizia non c’è da fidarsi perché, in fondo altro non sono che degli statali, qualcuno magari è pure imboscato, qualcuno non lavora sempre su strada – a 50 anni suonati perfino – e poi questi fanno un sacco di cose che altri comuni mortali non possono fare: portare armi, dare ordini, prendere decisioni – e da qui via a fare la radiografia ad ogni mezzo in lampeggianti e sirena per capire il motivo del loro azionamento – insomma, come puoi fidarti di loro ?

E gli alti dirigenti delle forze di polizia ?

Perché incomprensibilmente sovente non proteggono i loro collaboratori, quelli a cui forniscono dettagliate istruzioni su tutto ciò che va fatto e su come va fatto ?

Perché certa alta dirigenza e certi vertici, prima ancora di conoscere in maniera oggettiva come si sia svolto un certo evento, si precipitano istantaneamente a trarre conclusioni e condannare, a redarguire, a promettere conseguenze, a garantire che “non si tollererà” ?

Mettiamoci nei loro panni: occupano determinati incarichi grazie alla nomina di qualcuno che, inevitabilmente, potrebbe scaricare su di loro ogni responsabilità, i capi dei Funzionari, degli Ispettori, dei Sovrintendenti, degli Assistenti e degli Agenti.

Se dopo quella dell’Agente “colto in fallo” dall’onnipresente telecamera venisse chiesta una seconda testa, arriverebbe quella del capo.

Ed allora il capo mette le mani avanti, precisa, chiarisce, perché il capo sa che non sarà lui a decidere la sorte del poliziotto, carabiniere, finanziere o quel che è finito sotto i riflettori e che costituisce il “fusibile da 1 ampere del sistema”, ma saranno i reaction meme ed i mi piace su facebook; e guai ad andare contro la grande oligarchia dei commenti o l’assolutismo dell’indignazione, unica illusione di potere per quei cittadini che pretendono di fare la rivoluzione dalle pagine web, un pò come se Washington si fosse aspettato che gli inglesi se ne fossero andati da soli.

Non bastava, come in passato, la quotidiana guerra portata avanti da qualche giornalista degno al massimo di essere chiamato imbrattacarte, con continue notizie e polemiche montate sul nulla, notizie false o ingigantite, trattate in modo da colpire ed insultare la funzione, il ruolo e la professionalità dei poliziotti, con tanto di sfottò.

Non bastava il rigetto sociale cui, in passato e tutt’ora siamo stati oggetto, fomentato a turno da gran parte degli schieramenti politici e mediatici; forze di polizia troppo spesso vittime dell’apartheid di Stato, di Mobbing istituzionalizzato che ha messo all’angolo fin’anche dei Grandi operatori della Polizia di Stato, e di altre forze, relegandoli a valvola di sfogo e capro espiatorio della bassezza civica di una minoritaria parte del popolo italiano.

Chi veste la nostra Divisa è troppo spesso considerato, a prescindere di tutto, un violento, un fascista, un essere pericoloso dal manganello facile, voglioso di picchiare, sparare e magari anche uccidere. Persone, ignoranti che odiano, persone cattive e da attaccare ogni qualvolta emerge un caso che confermi la folle teoria che ispira soprattutto una parte ideologica.

Infine, alle forze politiche che oggi si trovano all’opposizione vorrei fare sommessamente presente e rammentare che i manganelli di Pisa e Firenze, sono gli stessi ed uguali a quelli che il governo che la loro parte politica sosteneva durante il periodo del covid diedero l’ordine di reprimere con idranti e manganelli dei grandi lavoratori ed operai portuali di Trieste, che contribuiscono cospicuamente a pagare anche il loro stipendio !

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                                                           Prof. Avv. Filippo MELUSO

 

Rivista on line di politica, lavoro, impresa e società fondata e diretta da Pasquale Petrillo - Proprietà editoriale: Comunicazione & Territorio di Cava de' Tirreni, presieduta da Silvia Lamberti.

2 risposte a “La lettera di Filippo Meluso sulle radici dell’odio per la divisa”

  1. Sono esterrefatta da questa campagna di odio contro le forze dell’ordine!
    Dobbiamo rispetto!
    Se qualcuno sbaglia e tutti possiamo sbagliare, si indaga su chi sbaglia e si prendono adeguati provvedimenti.
    Attenzione anche ai sanitari! Sono viva perché sono stata curata! Preciso sempre dal servizio sanitario nazionale. Non accetto questa campagna di aggressione gratuita . C’è chi semina solo e sempre odio!

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