Vanessa e Greta, le due volontarie italiane rapite a fine luglio in Siria, sono state liberate, a quanto pare dietro un riscatto di 12 milioni di euro. Indubbiamente fa piacere che le due ragazze, le quali per quel che si sa si sono avventurate imprudentemente in Siria credendo forse di andare a fare una scampagnata, tornino a casa sane e salve. C’è da chiedersi se però sia giusto aver pagato un riscatto. Almeno per due motivi. Il primo, perché il danaro potrebbe essere utilizzato per finanziare il terrorismo, anche in Europa e magari nel nostro Paese. Il secondo, perché è un incoraggiamento a sequestrare altri italiani impegnati all’estero in missioni umanitarie. Insomma, il problema esiste. In ogni caso, non sarebbe una cattiva idea stabilire un principio e una condizione, ovvero almeno aver chiesto non l’ok ma almeno il conforto della Farnesina prima di avventurarsi in zone pericolose e senza un minimo di garanzie. Insomma, non va affatto bene che tanto a pagare sia sempre Pantalone, al contrario, in certi casi, sarebbe bene affermare un principio, e cioè che chi rompe paga, e i cocci sono suoi. (foto Giovanni Armenante)
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16.01.2015 – By Nino Maiorino – Ben detto, condivido e appoggio. Con i guai e i problemi economici che teniamo, sembra assurdo sprecare quattrini, e tanti (12 milioni di Euro sono pari a oltre 23 miliari delle vecchie Lire), per la liberazione di due ragazze che, probabilmente con estrema leggerezza, se ne sono andate in un paese a rischio, e sono state rapite. E non sono le sole per le quali lo Stato è dovuto intervenire, non si sa a quale prezzo. Nulla da obiettare sulla scelta fatta dal Governo per il caso specifico, né per tutti gli altri precedenti, non sarebbe stato concepibile scelta diversa. Ma c’è da chiedersi se non sia il caso, da questo momento in avanti, di porre un freno a queste “missioni umanitarie individuali” che comportano rischi non solo per la vita di coloro che le fanno, ma anche per le finanze dello Stato.