scritto da Pasquale Petrillo - 17 Marzo 2016 08:51

La felicità italiana

Secondo il rapporto 2016 “World Happiness”, per l’Onu il Paese più felice del mondo è la Danimarca. Seguono Svizzera, Islanda e Norvegia, mentre l’Italia si colloca al cinquantesimo posto, addirittura dopo l’Uzbekistan. Il criterio adottato è stato quello di misurare il benessere umano sulla base di alcuni elementi chiave: il Pil reale pro capite, l’aspettativa di vita in buona salute, l’avere qualcuno su cui contare, la libertà percepita nel fare scelte di vita, la libertà dalla corruzione e la generosità. Insomma, secondo questa ricerca, gli italiani non si percepiscono particolarmente felici. E questo ci sta, per due ordini di motivi. Il primo, perché i problemi non ci mancano affatto. Il secondo, perché forse noi italiani siamo particolarmente dotati nell’esercizio della lamentazione. In sintesi, ricerca indubbiamente seria, ma dai risultati assai discutibili. Per farla breve, inutile nascondersi i problemi e le miserie della politica e della nostra organizzazione socio-economica, tuttavia, riesce difficile pensare che un danese o un uzbeko siano in generale e realmente più felici di un italiano. Non per merito nostro, magari, ma la luce e il calore del sole, la bellezza del nostro mare e delle nostre coste, per quanto rovinate e minacciate, la bontà della nostra cucina e dei prodotti della nostra terra, che non è solo quella dei fuochi, la bellezza dei nostri paesaggi e del nostro ineguagliabile patrimonio artistico e culturale, un danese o un uzbeko dove lo trovano così a buon mercato? Motivo in più, questo, per avere più attenzione e rispetto per il Belpaese, baciato dal Signore e lasciatoci, forse immeritatamente, in eredita dai nostri avi. (foto Giovanni Armenante)

 

Giornalista, ha fondato e dirige dal 2014 il giornale Ulisse on line ed è l’ideatore e il curatore della Rassegna letteraria Premio Com&Te. Fondatore e direttore responsabile dal 1993 al 2000 del mensile cittadino di politica ed attualità Confronto e del mensile diocesano Fermento, è stato dal 1998 al 2000 addetto stampa e direttore dell’Ufficio Diocesano delle Comunicazioni Sociali dell’Arcidiocesi Amalfi-Cava de’Tirreni, quindi fondatore e direttore responsabile dal 2007 al 2010 del mensile cittadino di approfondimento e riflessioni L’Opinione, mentre dal 2004 al 2010 è stato commentatore politico del quotidiano salernitano Cronache del Mezzogiorno. Dal 2001 al 2004 ha svolto la funzione di Capo del Servizio di Staff del Sindaco al Comune di Cava de’Tirreni, nel corso del 2003 è stato consigliere di amministrazione della Se.T.A. S.p.A. – Servizi Terrritoriali Ambientali, poi dall’ottobre 2003 al settembre 2006 presidente del Consiglio di Amministrazione del Conservatorio Statale di Musica Martucci di Salerno, dal 2004 al 2007 consigliere di amministrazione del CSTP - Azienda della Mobilità S.p.A., infine, dal 2010 al 2014 Capo Ufficio Stampa e Portavoce del Presidente della Provincia di Salerno. Ha fondato e presieduto dal 2006 al 2011 ed è attualmente membro del Direttivo dell’associazione indipendente di comunicazione, editoria e formazione Comunicazione & Territorio. E’ autore delle pubblicazioni Testimone di parte, edita nel 2006, Appunti sul Governo della Città, edita nel 2009, e insieme a Silvia Lamberti Maionese impazzita - Comunicazione pubblica ed istituzionale, istruzioni per l'uso, edita nel 2018, nonché curatore di Tornare Grandi (2011) e Salerno, la Provincia del buongoverno (2013), entrambe edite dall’Amministrazione Provinciale di Salerno.

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