Il sindaco di Parma Federico Pizzarotti è indagato per abuso d’ufficio per alcune nomine tra cui quella del direttore generale del Teatro Regio. Per la precisione, Pizzarotti non ha ricevuto ad oggi nessun avviso di garanzia al riguardo. Sta di fatto che dopo il sindaco di Livorno Nogarin, un altro primo cittadino pentastellato è finito sotto inchiesta. Qualche considerazione è d’obbligo, a parte quella scontata che un avviso di garanzia non è neanche minimamente paragonabile ad una condanna come, purtroppo, in molti in questo nostro Paese, troppo segnato dalla corruzione, vogliono far credere. C’è da dire, innanzi tutto, che un amministratore pubblico può essere onesto e trasparente quanto si vuole, ma ciò non impedisce che la sua attività gestionale non possa essere oggetto di indagini da parte della magistratura, anzi, sarebbe quasi strano il contrario. C’è di più, un sindaco può essere soggetto a più di un procedimento giudiziario e, nello stesso tempo, risultare alla fine del tutto estraneo agli eventuali delitti contestati. Insomma, vale comunque e sempre la presunzione di innocenza, anche se, per talune vicende giudiziarie, sembra più che necessario da parte della politica assumere decisioni più stringenti e traumatiche per ragioni di opportunità, senza attendere quindi l’esito dei procedimenti. In ogni caso, la furia giustizialista e il moralismo a buon mercato sono un armamentario pericoloso, che serve solo a inquinare ancor più la politica rendendo assai più difficile distinguere le persone oneste e perbene da corrotti e malfattori. In conclusione, senza abbassare la guardia sulla pubblica moralità, un po’ di buon senso non guasta. In fondo, come metteva in guardia Pietro Nenni, in politica «un puro trova sempre uno più puro che lo epura». (foto Giovanni Armenante)