scritto da Raffaele Ruocco - 23 Luglio 2020 18:03

NUTRIRE IL SÉ Il cibo olistico

Peso, Alimentazione, Corpo, Emozioni (PACE)

L’attuale cultura medica ci ha formato ad una visione di una medicina che cura l’organo, ci ha abituato a pensare il nostro organismo come costituito da vari pezzi e due entità fondamentalmente distinte: corpo e mente, entità separate, autonome e in grado di svilupparsi, modificarsi, adattarsi con scarse possibilità di influenzarsi  reciprocamente.

Nella realtà, il nostro organismo è l’espressione di un’identità psico-biologica costituita dall’unione inscindibile di mente e corpo, un’identità di cui le due componenti o parti sono in grado di influenzarsi potentemente ed in maniera sorprendente al punto che qualsiasi  dolore o sofferenza dell’anima si ripercuote sul corpo con veri e propri sintomi fisici, disturbi aspecifici e dolori apparentemente inspiegabili.

Reciprocamente una situazione di deficit biologico, secondario ad esempio ad una condizione di malnutrizione può esprimersi con atteggiamenti e comportamenti anomali nei confronti del cibo, con  alterazioni dell’umore, difficoltà nelle relazioni sociali e nel vissuto psicologico [7].

La qualità e la quantità di alimenti, e aggiungerei anche le modalità ed il contesto nel quale vengono consumati, sono determinanti fondamentali per lo stato di salute dell’organismo e  non è affatto un’ affermazione ovvia. Tutti gli studiosi concordano che a breve, quando si riscriverà la storia della medicina degli ultimi decenni, si porrà l’accento su due svolte fondamentali: la scoperta degli antibiotici e la dimostrazione scientifica che l’alimentazione e la nutrizione umana hanno conseguenze dirette sullo stato di salute e sulle malattie dell’umanità.

E’ paradossale ma questa informazione  e già presente nei primi documenti che sono alla base delle medicine tradizionali più antiche, cinese, tibetana, ayurvedica, greca. Duemila quattrocento anni fa Ippocrate scriveva: “Lascia che il tuo cibo sia la tua cura e che la tua cura sia il tuo cibo”! Anche in Africa, continente nel quale ho lavorato per vari anni, la medicina tradizionale, pur infarcita di pratiche “magiche”, basa la sua efficacia in modo prevalente sull’utilizzo e/o esclusione di particolari alimenti e sostanze provenienti dal mondo vegetale.

E’ possibile quantificare l’incidenza del ruolo dell’alimentazione sulla nostra salute? Secondo una visione moderna ed evolutiva dell’esistenza la vita è un programma biologico. La ricerca scientifica più accreditata sostiene che le chiavi della nostra salute e la nostra aspettativa di vita dipendono da una combinazione di fattori ormai chiaramente definiti: il 30% sarebbe condizionato dalla genetica che ereditiamo da nostri genitori, il 20% dall’organizzazione e dalla qualità della risposta sanitaria dei singoli paesi, mentre la quota prevalente, cioè il 50% dallo stile di vita che conduciamo.

Ricordo ancora che il termine dieta, nel suo significato originario definisce il   concetto più ampio e globale  di stile di vita. Siamo quindi responsabili in massima parte e in modo diretto e personale del nostro stato di salute e la consapevolezza e la coscienza di sé possono aiutarci a fare le scelte migliori.

Le ricerche di antropobiologia fanno risalire l’epoca d’origine dello sviluppo di una prima coscienza di sé nei nostri antenati quando questi  spostarono  le loro comunità intorno ai  grandi laghi dell’Africa orientale. Si ipotizza che questo ecosistema ricco di alghe, pesci e crostacei sia  stato determinante nel favorire lo sviluppo del cervello. Infatti gli  studi sulle caratteristiche dell’alimentazione di questi nostri antenati sembrano confermare un perfetto equilibrio nutrizionale  con un rapporto 1:1 fra acidi grassi essenziali omega-3 e omega-6.

Oggi gli omega-3 sono considerati l’olio che fa funzionare il cervello dal punto di vista cognitivo, stabilizza il tono dell’umore e migliora i sintomi depressivi [8-9].

Essi sono contenuti nelle alghe, nel plancton e in alcuni vegetali terrestri, ad esempio l’erba. Gli omega-6 sono presenti in quasi tutti gli oli vegetali e nella carne, in particolare quella di animali allevati con mangimi o farine animali. Un’alimentazione ricca di grassi saturi e polinsaturi omega-6, come il burro o i grassi animali, solidi a temperatura ambiente, si ripercuote sull’organismo determinando una rigidità delle cellule del cervello, un aumento delle reazioni di ossidazione e delle risposte infiammatorie in tutto il corpo. Al contrario, un’alimentazione basata su grassi polinsaturi,  in particolare omega-3 liquidi a temperatura ambiente, si riflette su una maggiore fluidità delle guaine delle cellule cerebrali con miglioramento della loro interconnessione e comunicazione.

La maggior parte degli studiosi concorda sulla grande importanza dei acidi grassi omega-3 e dell’allattamento al seno per lo sviluppo del cervello del bambino in termini di qualità intellettive e qualità delle relazioni affettive [10].

Ma anche in questo caso queste informazioni  non vanno strumentalizzate, come è avvenuto in epoche recenti, e usate dall’industria farmaceutica per sostenere che l’integrazione migliora le potenzialità intellettiva dei bambini. Questa ipotesi è stata clamorosamente smentita da ricerche effettuate su differenti gruppi di popolazioni scolastiche. Gli studiosi sostengono l’importanza di un’alimentazione basata sul consumo di alimenti contenenti grassi omega-3 non di una loro integrazione: ci pensa sempre la natura!

Bibliografia essenziale

  1. Pert CB, Dreher HE et al. “The Psychosomatic network; foundations of mind-body medicine” In Alternative Therapies in Health and Medicine4, n.4, pp.30-41. 1998
  2. Makarness R “Not all in the mind” Pan, London. 1976
  3. Neal DB “Super cibi per la mente” Edizioni Sonda. 2013
  4. de Jager CA, Oulhaj A, Jacoby R, Refsum H Smith AD “Cognitive and clinical outcomes of homocysteine-lowering B-vitamin treatment in mild cognitive impairment: a randomized controlled trial” J.Geriatr.Psychiatry, n.27(6), pp.592-600. 2012
  5. Erikson KI, Miller DL, Roeklein KA “The Aging Hippocampus. Interaction between Exercise, Depression, and BDNF” Department of Psychology, University of Pittsburgh, PA, USA. 2013
  6. Neal DB “Super cibi per la mente” Edizioni Sonda. 2013
  7. Ruocco R, Alleri P “Il “peso” del corpo. Conoscere, affrontare e vincere i disturbi dell’alimentazione” Manuale di auto-aiuto. Ed. Franco Angeli. 2006
  8. Stoll AL, Severus WE et al. “Omega-3 fatty-acids in bipolar disorder: a preliminary doubl-binde,placebo-controlled trial”, in Archives of General Psychiatry, vol. 56, pp.407-412. 1999
  9. Stoll AL “The Omega-3 Connection: the Groundbreaking Omega-3 Antidepression Diet and Brain Program” Simon & Schuster, New York. 2001
  10. Mortensen EL, Michaelsen KF et al. “The association between duration of breastfeeding and adult intelligence” In Journal of the American Medical Association, vol.287, pp. 2365-71. 2002
  11. Stankiewicz JM, Brass S:D “Role of iron in neurotoxicity: a cause for concern in the elderly?” Opin. Clin. Nutr. Metab. Care, n.12,pp. 22-29. 2009
Medico, specialista in scienza dell’alimentazione, medicina preventiva e psicoterapia nutrizionale.

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