scritto da Rosa Montoro - 11 Giugno 2024 13:16

LIBRI & LIBRI L’ombrello del perbenismo

Il successo di questo romanzo è stato di pubblico, infatti venne rifiutato da diciannove editori. È un successo meritatissimo anche per come è scritto

Zia Mame è una figura letteraria insostituibile, che Patrick Dennis ha definito in ogni dettaglio e caratteristica. In questa figura c’è la tipologia di donna medio borghese americana degli anni 50: ottimista, ben disposta verso gli altri, generosa, carina, ben curata. Naturalmente il nostro scrittore accentua queste caratteristiche fino al parossismo, esagera fino all’ironia e Mame diventa una donna che cerca di venir fuori dal guscio, ma lo rompe in modo maldestro, spesso ferendosi in modi inaspettato e ingenuo.

Zia Mame è un innocente personaggio, credulona che casca ogni volta in un fosso inaspettato. Crede Nella buona fede dei suoi interlocutori, pensa ogni volta che sono davvero quello che dicono, per poi affannarsi a cercare coincidenze tra quel che dicono e quel che fanno.Patrick Dennis ha costruito questo bellissimo personaggio, che gli permette di parlare di due aspetti importanti della società di quegli anni: false aspettative di libertà e le ipocrisie della società statunitense medioborghese che scimmiotta l’aristocrazia. Lei in buona fede scava nelle nella imperfezione di una morale che viene adattata costantemente al puro scopo e all’apparenza. Una società, quella statunitense, che cerca un’identità che passa dalla tolleranza al bigottismo più violento e disumano.

In modo ironico e senza piagnistei Patrick Dennis, che in realtà si chiama Edward Everett Tanner III, persegue lo scopo di vita di spodestare il serio, come ci dice Matteo Codiguala nell’introduzione. E conserva questo spirito perfino quando, ferito ad una gamba nella seconda Guerra mondiale nella battaglia di Montecassino, ha un attacco di panicoe quando gli chiedono cosa è successo, lui risponde che è colpa dei pantaloni che gli hanno tagliato e sono le uniche braghe che ha e le ha comprate al Cairo.

Zia Mame e lui. È la sua vita rocambolesca ed eccentrica, quella di un intellettuale dall’intelligenza acuta, che non può rassegnarsi alla norma data e si confina ai margini mettendo a nudo contraddizioni e limiti, attraverso lo strumento dell’ironia, quel modello di vita presentato come perfetto. Un modello che esplode nella seconda guerra mondiale.

Il successo di questo romanzo è stato di pubblico, infatti venne rifiutato da diciannove editori. È un successo meritatissimo anche per come è scritto. La scrittura non è poetica in modo classico, ma vicina ai romanzi americani di quel periodo, un linguaggio non ricercato, frasi brevi efficaci, ma mai banali.Una narrazione che cattura il lettore, senza divagazioni, sempre concentrata sul personaggio trainante: zia MAME.

Volendo trovare una figura similare nel bel cinema io affiancherei zia Mame a Peggy Boggs la protagonista di Edward mani di forbice, un altro meraviglioso personaggio anticonformista, sempre degli anni cinquanta, fuori dal contesto in senso positivo, che si apre agli altri in modo spontaneo e innocente.Peggy Boggs, come Mame, la diversità degli altri non la vedesi avvicina svuotata di ogni perbenismo, dimostrando che tutti i formalismi sono violenti e aggressivi, che a stento si mantengono aperti, come un ombrelli in piena tempesta.Patrick Dennis dimostra che quell’ombrello ci mette poco a piegarsi e a lasciare il passeggero nella sua nuda e cruda verità: bigottismo, intolleranza, ipocrisia eccetera.

L’unica vera e leale è zia Mame , ovvero la pazza, una follia strana, che la rende generosa fino all’inverosimile, che la rende anticonformista fino al paradosso di vedere gli altri come anomali e pazzi. Zia MAME è un lampo di luce, di apertura, di vita, di energia.

Patrick scappa di notte dal college Boniface per aiutare zia MAME che ha deciso di tenersi Agnes l’amica che sta per partorire ed è stata abbandonata dal fidanzato. Ad un certo punto la situazione diventa talmente ridicola, ma veritiera, che tutti vedono qualcosa di diverso e cercano le regole ormai definitivamente infrante, strappate. Oltre si trova zia Mame terra di nessuno, nell’unica strada costellata di emozioni sentimenti, buona fede, perdono. Un religioso direbbe che Dio le ha donato l’oblio del male.

Leggendolo pensavo che chiunque voglia scrivere dovrebbe diventare capace di rompere gli schemi e le regole stereotipati. Dovrebbe diventare capace di confondere il vero dal falso, il grottesco dal garbato.Dovrebbe essere capace di muoversi tra gli opposti confondendoli e lasciandoli, perché sinonimo di creatività è proprio lui: il dubbio.

Scrivere è sempre dubitare che ci sia qualcosa che possa definirsi “normale “, vero, inattaccabile. Tutti i muri possono crollare tutti i muri hanno il punto debole che risiede nell’ironia. Zia Mame li vede tutti.

Rosa Montoro è nata a Sarno e vive a Cava de’ Tirreni, laureata in Sociologia lavora in un ente pubblico, è sposata e ha due figlie. Ha ricevuto vari premi per la poesia, nel 2017 ha pubblicato "La voce di mia madre", una raccolta di poesie inserita nel catalogo online “Il mio libro” – Gruppo editoriale Espresso. Per la narrativa è stata premiata nel 1997 per il racconto "Il cielo di Luigino" pubblicato nel testo collettaneo “Nuovi narratori campani” dell’editore Guida di Napoli. Lo stesso editore ha pubblicato nel 2000 il romanzo breve "Il silenzio della terra" premiato nel 2001 al Concorso Europeo di narrativa “Storie di Donne” FENAL circoli europei liberi, secondo premio. Infine, "Il Circolo degli illusi", edito da Oedipus - 2018.

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