L’ANGOLO DELL’ANIMA Stress e Resilienza in tempi di pandemia: una voce dalla letteratura
L’attuale condizione che stiamo vivendo legata alla pandemia da coronavirus si sta delineando come un evento ad alto impatto emotivo, che, proprio per aver investito la collettività in modalità senza precedenti, sta andando molto spesso a generare reazioni tipiche da stress.
Gli elementi che da un punto di vista psicologico rendono questa situazione un evento molto stressante sono molteplici.
L’aspetto centrale è quello della potenziale minaccia per la propria ed altrui salute: il peso della scarsa prevedibilità associata al contagio, la scarsa conoscenza del virus e le conseguenti inevitabili informazioni talvolta contraddittorie, soprattutto nella fase iniziale, hanno aumentato il senso di smarrimento di fronte ad un nemico “non controllabile”.
Inoltre, le modalità adottate per la prevenzione e la protezione dei cittadini, essenzialmente basate sul distanziamento sociale e l’interruzione delle normali attività di vita, hanno inevitabilmente prodotto un aumento della paura, rafforzata anche dall’esposizione telematica a immagini o notizie altamente stressanti.
La riduzione della progettualità individuale e l’isolamento sociale, hanno reso le misure di tutela della propria salute potenzialmente generatrici di vissuti opposti. Da una parte sicurezza e controllo, ma dall’altra rabbia e frustrazione.
Da un punto di vista psicologico, le classiche fasi di risposta ad un evento stressante sono caratterizzate da una prima risposta acuta , ossia la fase della presa di coscienza della vulnerabilità. Successivamente, da una fase di risposta (fase dell’azione) in cui l’individuo sposta l’attenzione dalla vulnerabilità su di sé alla fonte di pericolo esterno. Infine da una fase di sopravvivenza (fase del controllo) in cui la persona mette in gioco le proprie risorse per far fronte al problema.
In questo caso infatti si parla di ‘stress acuto’, al cospetto di un evento stressante singolo e di durata limitata. Quando invece la fonte di stress permane nel tempo si parla di “stress cronico”.
Dobbiamo constatare, purtroppo, che l’attuale situazione pandemica da coronavirus è tutt’altro limitata e singola. Ci stiamo convivendo e ne siamo esposti ormai da mesi. L’emergenza sta ancora continuando, in parte nella forma epidemica, in parte attraverso le sue conseguenze.
Siamo ancora ben lontani dal poter ipotizzare e considerare una completa smobilitazione dall’emergenza: nell’emergenza siamo ancora immersi. Di conseguenza, siamo anche ben lontani dal poterci pensare di nuovo al sicuro e protetti.
La risposta, o meglio, una delle risposte più idonea e adeguata a fronteggiare l’emergenza, è rappresentata dalla capacità di resilienza.
In psicologia la resilienza viene vista come la capacità di affrontare i traumi della vita, di superarli e di uscirne rinforzati e addirittura trasformati positivamente.
Le caratteristiche essenziali della resilienza sono la competenza ed il controllo durante la condizione di stress causato dal trauma (capacità di far fronte o coping).
Un processo dinamico dove le persone mostrano un adattamento comportamentale positivo quando si trovano a dover fronteggiare un’avversità significativa o un trauma . Una volta definito che cos’è la resilienza è utile capire come è possibile potenziarla.
Infatti, anche se la resilienza sembra essere naturalmente insita negli esseri umani, essa può essere ulteriormente appresa e migliorata nel corso dell’esistenza di ciascuno.
Nessuno può fornirci una buona dose di resilienza, siamo noi a doverla trovare imparando a coltivarla.
Ognuno di noi ha delle reazioni emotive e fisiche agli eventi, condizionate dalla nostra interpretazione dell’evento stesso. Nel momento in cui siamo in grado di intervenire nella reazione automatica e irrazionale entra in gioco la resilienza.
Allenare la nostra resilienza è un invito a fermarsi e riflettere per chiedersi che cosa ci sta accadendo in quel momento e provare a trovare un significato all’evento.
Può trattarsi di un’attitudine, di un talento, di una risorsa positiva, di una qualità che ci appartiene. Una volta scoperta, possiamo perfezionare quella qualità e pensare all’ambito della nostra vita in cui la utilizziamo naturalmente per estenderla anche alla situazione problematica che stiamo vivendo. In questo modo è possibile un cambiamento.
La natura può aiutarci a capire ancora meglio cos’è la resilienza, soprattutto quando incontriamo poeti che, cantando le bellezze naturali ci fanno notare ciò che potrebbe sfuggire ad un nostro sguardo.
Giacomo Leopardi nella poesia “La Ginestra o il fiore del deserto” ha posto la sua attenzione su una pianta che riesce a crescere anche negli ecosistemi più impervi. Cresce sulle pendici dei vulcani e nonostante la lava che brucia e desertifica, rinasce con i suoi fiori gialli dal profumo intenso. Una metafora della lotta per sopravvivere e affermare la vita, pur trovandosi in una condizione ostile.
La ginestra è il simbolo della condizione umana. E, come la pianta si piega per riuscire a sopravvivere, allo stesso modo l’uomo deve essere flessibile per adattarsi al cambiamento.
Nell’attuale stato di emergenza da coronavirus viviamo una condizione unica e sappiamo che le cose non torneranno come prima, almeno non nell’immediato. Ne deriva che tutti noi oggi dobbiamo essere flessibili per adattarci a circostanze che cambiano velocemente, tollerando un certo grado di incertezza.
Leopardi nella stessa poesia invita gli uomini ad unirsi per affrontare le difficoltà che l’esistenza umana riserva e anche in questo caso è possibile ricavarne uno spunto per potenziare la resilienza. Si tratta di un invito alla solidarietà umana, a potenziare la capacità di cooperazione poiché il sostegno di una rete sociale è fondamentale nelle situazioni di difficoltà.
L’atteggiamento da promuovere è quello di “un giorno alla volta” in cui le esperienze positive possono essere programmate nel breve termine, con un focus attento e consapevole rispetto a ciò che proviamo qui ed ora.
Tutto ciò insieme ad un altro potente antidoto al senso di vulnerabilità, attraverso l’ingaggio sociale, che si traduce nella ricerca di ascolto e condivisione con persone a noi fidate. L’uomo infatti è programmato biologicamente per cercare conforto sociale quando è sotto stress.
Il COVID-19, e tutto ciò che ne è conseguito, è stata un’esperienza straordinaria, che non dimenticheremo e che, come tutte le esperienze non comuni, ci ha permesso di vivere la vita e le relazioni in modo nuovo: non si è quindi trattato solo di un trauma, che può essere o meno superato a seconda che si abbia più o meno resilienza, ma di un processo di conoscenza di se stessi, degli altri e della relazione tra noi e gli altri che avrà tanto più valore quanto più non verrà dimenticato.