scritto da Paolo Landi - 24 Ottobre 2020 10:24

L’ANGOLO DELL’ANIMA Dal disturbo bipolare al genio creativo. Nella letteratura: Virginia Woolf

Il Disturbo Bipolare è una patologia caratterizzata da periodi in cui sono presenti alterazioni dell’umore, delle emozioni e dei comportamenti.

Le modificazioni d’umore sono contraddistinte dall’alternarsi di Episodi Maniacali ed Episodi Depressivi, da qui la definizione Bipolare.

L’Episodio Maniacale si contraddistingue per esempio da felicità estrema,  a volte immotivata, e da espansività non sempre giustificata nei confronti delle persone vicine.

L’Episodio Depressivo è invece caratterizzato da umore basso e/o perdita di interesse nei confronti di attività prima considerate piacevoli, frequente stato di disperazione, sensazione di vuoto, pessimismo, scoraggiamento.

Esiste poi una “fase mista”, spesso di passaggio tra la fase depressiva e quella maniacale, che è caratterizzata dalla presenza contemporanea di sintomi depressivi e maniacali.

Si parla, infatti, a questo proposito di Disturbo Ciclotimico, per delineare l’alternarsi di periodi di iperattività, creatività e spirito di iniziativa, con periodi di ipersonnia e apatia, lentezza di riflessi e difficoltà nella concentrazione. Normalmente durante queste fasi la persona intraprende progetti anche grandiosi affrontati con grande entusiasmo per poi essere abbandonati appena sopraggiunge la fase depressiva.

Nel Disturbo Ciclotimico tuttavia, i sintomi non sono quasi mai così gravi da compromettere gravemente la vita sociale e lavorativa dell’individuo. La ciclotimia è dunque una forma meno invalidante del disturbo bipolare.

Dietro l’Estro Creativo quasi costantemente esiste un mondo bipolare.

Aristotele fu forse il primo a notare questa interessante correlazione fra “follia” e creatività.

L’intuizione aristotelica che ebbe un seguito nei secoli, fin quasi a sottolineare come la genialità altro non fosse che una particolare forma di malattia mentale. Da Ernest Hemingway a Virginia Woolf, da Michelangelo a Van Gogh, alcuni talenti, dietro le cui opere si cela un mondo di alti e bassi, di infinita gioia ed infinita tristezza.

Un’altalena fra stati di iperattività e stati depressivi è ciò che caratterizza l’andamento dell’umore in coloro che soffrono di disturbo bipolare.

L’artista ha da sempre avuto un modo sui generis di distinguersi, di affrontare la vita e le persone.

E non per altro è dall’epoca di Aristotele che ci interroghiamo sui limiti esistenti tra genialità e follia. Ad oggi ciò che i dati ci dicono è che esiste un legame fra stato maniacale e creatività, legame valido solo per coloro che soffrono di forme più leggere di maniacalità.

La creatività non è una sorta di psicopatologia: tra creatività e psicopatologia esiste una correlazione, ma la presenza dell’una non determina di certo la presenza dell’altra.

Fra maniacalità e creatività c’è un legame inversamente proporzionale tale per cui, nelle forme più gravi di maniacalità, la creatività viene meno, viceversa si può osservare un estro creativo in coloro che soffrono del disturbo in forma più lieve.

Da ricerche recenti è emerso come l’apertura a nuove esperienze, l’estroversione, ed in minima parte anche quel tratto di psicoticismo, da vedersi nell’originalità dei pensieri creativi, siano tutte connesse ad una personalità creativa.

Poi bisogna tenere conto del livello di originalità dei pensieri che si riescono a produrre, un tratto che può sfociare anche in quei tratti di antisocialità che non infrequentemente si trovano nelle personalità molto creative. Infine c’è l’estroversione, quella particolare forma di apertura verso gli altri che caratterizza soprattutto gli artisti che effettuano performance, come musicisti, cantanti e attori, mentre risulta meno presente tra coloro che lavorano essenzialmente nel proprio studio, senza avere contatti diretto con il pubblico, come scrittori, pittori e compositori.

Un altro aspetto da tenersi in considerazione riguarda l’impulsività; nel disturbo bipolare il tratto impulsivo risulta particolarmente accentuato anche nei momenti di benessere della persona.

Per quanto riguarda creatività ed impulsività inoltre si può notare come spesso nella prima vi sia un’espressione totalmente libera dei propri bisogni e dei propri impulsi.

Come se l’artista, libero da qualsiasi costrizione, potesse lasciare libera la sua espressività sotto ogni qual forma, facendo scaturire dall’arte un prodotto unico, che in altre condizioni non sarebbe stato creato.

Dietro la creatività, molto spesso, si cela un mondo fatto di poli opposti, di positivo e negativo, di entusiasmo e di apatia, un mondo che affascina e allo stesso spaventa, che Virginia Woolf descrive con queste semplici e quanto mai taglienti parole: “La bellezza del mondo, che dovrà così presto soccombere, ha due tagli, uno di gioia, l’altro d’angoscia, che ci dividono il cuore.”

Virginia Woolf soffriva di disturbo bipolare a cui sembrano essersi uniti, nell’ultimo periodo della sua vita, dei sintomi psicotici. Nei suoi romanzi riversava il suo male di vivere e la sofferenza dell’esistenza umana e ne faceva arte letteraria, in questo modo l’atto di scrivere risultava anche una terapia per la scrittrice, un modo per evadere dal suo malessere interiore e farlo fuoriuscire trasformandolo in parole scritte, in arte. Sicuramente i disturbi mentali della scrittrice hanno influenzato non solo la sua vita ma anche la sua arte. Il monologo interiore in particolare, da cui fuoriesce il flusso di coscienza dei personaggi è una tecnica distintiva e utilizzata assai spesso dalla Woolf in tutti i suoi romanzi.

Direttore La città della luna- cooperativa sociale. Psicologo e psicoterapeuta cognitivo comportamentale dr.paololandi@gmail.com www.paololandipsicologo.it 3939366150

Una risposta a “L’ANGOLO DELL’ANIMA Dal disturbo bipolare al genio creativo. Nella letteratura: Virginia Woolf”

  1. 24.10.2020. By Nino Maiorino. Probabilmente con il Coronavirus questo disturbo si è accentuato, e gradualmente sta colpendo tutti noi, magari a chi più e a chi meno. Leggendo l’articolo del Dott. Landi i due atteggiamenti sono diametralmente opposti, agli antipodi; ma personalmente riscontro anche stati d’animo analoghi, ma non così estremi. Chiedo all’articolista se si tratta dello stesso disturbo, oppure di qualcosa di diverso. Grazie.

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