La menopausa è un passaggio fondamentale nella vita di una donna, in cui si hanno importanti cambiamenti nel corpo, e non solo, per quanto fisiologici, e coincide con il termine della sua fertilità.
L’interruzione del flusso mestruale, per la diminuzione nella produzione degli ormoni femminili, gli estrogeni, può portare a disturbi psicoaffettivi (del sonno, dell’umore, ansia, disturbi della concentrazione e della memoria, riduzione del desiderio sessuale), a fenomeni neurovegetativi come vampate di calore, sudorazioni profuse), a cambiamenti del peso, della pressione arteriosa, del sistema cardiovascolare in genere (tachicardia e palpitazioni), nella composizione dell’osso.
Il tutto si può ripercuotere anche, naturalmente, nella vita di coppia, per comparsa di asciuttezza vaginale o dolore, specie durante i rapporti, maggiore frequenza di cistiti, senso di stanchezza.
Alcuni disturbi, come le vampate, tendono a diminuire con il tempo, altri, come i disturbi dell’apparato genitale, invece, aumentano.
La menopausa in genere si verifica tra i 45 e 55 anni di età, e già alcuni mesi prima si osservano irregolarità mestruali. La definizione esatta è la mancanza di cicli per 12 mesi.
Lo stile di vita influenza fortemente il periodo peri e menopausale. L’obesità è un fattore di rischio importante, specie per il sistema cardiovascolare. Bene privilegiare alimenti integrali, più ricchi di fibre, vitamine e sali minerali, da assumere comunque con moderazione, non eccedendo in grassi e sale.
Il fumo di sigaretta infuenza, insieme all’obesità, la possibilità di eventi tromboembolici.
Un discorso a parte merita la menopausa cosiddetta precoce, che insorge cioè prima dei 40 anni, che oltre ai problemi soliti può comportarne altri, tipo infertilità, riduzione della densità ossea, effetti metabolici che coinvolgono numerosi organi.
Riguarda l’1-3% delle donne italiane in età riproduttiva. Può verificarsi spontaneamente o essere indotta, per intervento chirurgico di ovariectomia bilaterale o per soppressione ovarica farmacologica o radioterapia.
L’insufficienza ovarica precoce può essere transitoria, quindi con una produzione di estradiolo ancora sufficiente, il che può consentire di avere ancora una gravidanza, o stabile, e ciò equivale alla menopausa precoce.
Nei 2/3 dei casi la menopausa precoce è definita idiopatica, cioè senza un motivo riconoscibile.
Negli altri casi il motivo può essere legato a:
- Alterazioni genetiche (specie a carico del cromosoma X)
- Cause sistemiche, quali galattosemia e mucopolisaccaridosi, iperplasia surrenalica congenita
- Patologie autoimmuni, come tiroiditi, patologie surrenaliche, morbo di Crohn, Lupus e artrite reumatoide
- Infezioni virali e batteriche, da Cytomegalovirus, parotite, tubercolosi
- Cause iatrogene, come chemioterapia e radioterapia, per tumori della mammella, leucemie, linfomi
- Interventi chirurgici per tumori ovarici o uterini, cisti ovariche, endometriosi grave
- Abuso di fumo e alcool, oltre che tossicodipendenza.
La terapia sostitutiva ormonale (TOS) in menopausa presenta vantaggi e anche svantaggi: è infatti protettiva sul rischio di fratture ossee (femore e colonna vertebrale), sul tumore del colon retto, indifferente sul rischio di infarto, ma potenzialmente, in caso di terapie prolungate, dannoso per il rischio di trombosi venosa, ictus e tumore al seno.
Questo il motivo per cui le terapie vanno scelte caso per caso, in accordo con la paziente, valutandone i benefici e i fattori di rischio, che naturalmente diminuiscono velocemente dopo la sospensione.
La TOS è disponibile sottoforma di pillole, cerotti, gel cutanei, creme locali e va utilizzata almeno per il periodo necessario ad alleviare i sintomi, Può essere assunta in modo ciclico o continuo.
I rimedi fitoterapici, a cui molte donne si affidano spesso come automedicazione, sono la Dioscorea (fonte di progesterone vegetale), il trifoglio rosso (a base di isoflavoni, alternative vegetali agli estrogeni), l’angelica (usata dalla medicina cinese), ma danno risultati molto variabili, mentre la terapia ormonale funziona veramente.
In Italia non più del 5% delle donne ricorre alla TOS. Gli estrogeni per via vaginale non danno praticamente alcun rischio, perché vanno poco o nulla in circolo. L’ideale sarebbe di seguirla per massimo 5 anni, riducendo il dosaggio ormonale con l’aumento dell’età della paziente, per evitare tumori al seno o all’endometrio. Importante davvero non accumulare grasso a livello addominale, fattore di rischio di per sé per tumore al seno, al colon e al polmone.
Una sostanza più recente, a base di estrogeni e bazedoxifene, non ormonale quest’ultimo, si è dimostrato efficace, non altera il rischio basale di tumore a mammella e utero, e si assume in modo continuativo almeno per un anno dopo un anno di assenza delle mestruazioni.
Per il trattamento dei sintomi menopausali da moderati a gravi dell’atrofia vulvo-vaginale, in pazienti che non possono utilizzare estrogeni, si usa un modulatore selettivo del recettore degli estrogeni, non su base orminale, l’ospemifene sottoforma di compresse. Essendo selettivo per il recettore degli estrogeni vaginali, combatte la secchezza e l’irritazione locale, ma non stimola i recettori estrogenici della mammella e dell’utero.
Naturalmente, sia per chi fa terapia sostitutiva sia per chi sceglie di non farla, è sempre consigliato di eseguire Pa test e valutazione dello spessore endometriale, oltre che mammografia, a cadenza annuale.