scritto da Marianna Lucibello - 01 Luglio 2020 18:44

ALIMENTAZIONE & PSICOLOGIA Testimonianza di chi ha conosciuto il significato della parola Rinascita

Quando ci si prende cura di una persona che vuole migliorare il proprio equilibrio con il cibo, il peso e il proprio corpo, nel momento stesso in cui si instaura la fiducia tra professionista e paziente, da quell’istante inizia il graduale processo di rinascita psico-fisica.

Di seguito riporto la testimonianza di una mia paziente, Alessandra De Angelis, che ha seguito il percorso di Riabilitazione nutrizionale e che oggi è diventata responsabile protagonista ed esperta nella gestione della propria alimentazione: come guida delle persone con un disturbo alimentare posso affermare che solo l’umiltà aiuta a liberarsi di tutte quelle zavorre e incastri mentali che si trasformano poi in chili di troppo e che, attraverso questa qualità dell’amore e un metodo scientificamente valido, è possibile sciogliere.

“Meno 12 Kg in otto mesi: meno corpo più anima.

Quando il nostro corpo ingrassando eccessivamente diventa lo scudo contro le avversità o, consumandosi di privazioni, si svilisce ad essere il burattino delle frustrazioni, il cibo è solo il mezzo mai la causa.

Così dimagrire, come ingrassare, sono solo le due facce di una stessa medaglia che non assomiglia mai al volto che ci mostra.

La dieta, intesa come sinergia di relazioni positive, cibo sano e attività fisica, non è per un periodo, ma per un percorso.

Un percorso in cui non dobbiamo ritrovare una forma, ma sentirci in forma, un percorso in cui non dobbiamo imporci sacrifici, ma scoprire alternative.

Le alternative, la possibilità di scegliere, producono uno stato di libertà, infatti un corpo in sovrappeso è un corpo schiavo, un corpo imprigionato da un’anima inconsapevole dei propri talenti.

Non è il cibo la causa di qualsiasi tipo di disfunzione fisica, ma è l’anima che lo modella per non farsi scoprire, per celarsi al mondo e a sé stessa.

Si dice che un percorso di nutrizione debba portare non al peso ideale, ma a quello naturale, a quel peso che non nasconde né svela, a quel peso dell’anima a cui non diamo il giusto peso.

Si inizia una dieta per tornare ad indossare l’abito dei ricordi felici e si finisce con l’intraprendere un progetto di vita nuova.

Tutto ciò può non accadere con le diete omologanti, ma con percorsi personalizzati, perché il cibo deve restare una scelta personale, non un’imposizione di terzi.

La terapia cognitivo comportamentale in ambito alimentare è fondamentale per capire la differenza tra mangiare e nutrirsi, tra corpo e anima, tra emozioni e sentimenti.

Non si mangia per soffocare un’emozione e non si digiuna per consumarsi in un dolore, ma si nutre un corpo che deve realizzare il piano della sua anima.

Questo percorso, intriso di filosofia e psicologia, ha un risvolto matematico e la matematica è una scienza esatta, i numeri non lasciano spazio alle interpretazioni e dimostrano che si possono perdere i chili in eccesso senza imposizioni alimentari, ma semplicemente scegliendo di essere liberi”.

Biologa nutrizionista, Specialista in disturbi alimentari, Laurea magistrale in Psicologia Clinica e della Riabilitazione

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