scritto da Marianna Lucibello - 15 Giugno 2020 13:44

ALIMENTAZIONE & PSICOLOGIA Il trattamento funzionale di un caso clinico di obesità grave

M., uomo di 45 anni, era un paziente affetto da obesità grave: 120 Kg per 160 cm di altezza, BMI (indice di massa corporeo) 46,8.

Alla prima visita le condizioni cliniche che manifestava erano: ipertensione, dislipidemia, dispnea, apnee notturne, diabete, fame emotiva.

Sul piano psicologico presentava una difficoltà a riconoscere, gestire, modulare ed esprimere le proprie emozioni (alessitimia).

La situazione sopra descritta si traduceva in analisi del sangue compromesse e in un vissuto affettivo, emotivo e relazionale che non gli consentiva di vivere la propria vita in modo funzionale.

Conviveva da anni con un disturbo dell’alimentazione e del peso che condizionava negativamente tutti gli ambiti della propria vita. Il disturbo alimentare con cui M. si identificava(obesità grave) lo avevo reso il limite di se` stesso: da tempo non si riconosceva più e la qualità di vita era peggiorata in maniera considerevole.

La terapia cognitivo comportamentale (cognitive behavioral therapy) applicata ha insegnato al paziente a non confondere più i sentimenti con il cibo e ad acquisire un atteggiamento mentale rinnovato.

Gradualmente,M. èriuscito a trasformare un vissuto di impotenza, rassegnazione ed ineluttabilità in abilità quali pazienza, tolleranza ed auto-indulgenza.

La perdita dei chili di troppo ha rappresentato la vittoria del paziente contro un nemico subdolo, frutto di tanti condizionamenti (interni ed esterni).

E’ diventato nel tempo amico di se`stesso, imparando a volersi bene e a rientrare in contatto con una logica armonica della vita.

Grazie a un supporto tecnico e a una guida costante, M.e`riuscito ad attribuire i giusti significati alle esperienze che vive, lasciando da parte un`impostazione giudicante, bilanciando il cambiamento con l`accettazione.

Come risultato, il paziente è diventato esperto nella gestione del suo problema di obesità

Essenziale in questo senso è stata la modifica della propria idea di “dieta”che ha permesso di eliminare tutti quei pensieri disfunzionali responsabili di uno stato di paralisi psicologica e corporea.Lo sviluppo di uno stato di consapevolezza e di autonomia funzionale ha creato le condizioni per la liberazione da tante zavorre mentali.

Oggi il paziente è indubbiamente più sereno e vive una vita qualitativamente migliore grazie a un lavoro di riabilitazione che ha messo al centro del percorso di guarigione l’individuo (M.), l’unico responsabile del proprio percorso di crescita psichica.

La chiave di volta per la rinascita e per la riappropriazione di una vita degna di essere vissuta è stata la relazione con il terapeuta che ha consentito di ridefinire i valori corretti del Bene e della giustizia riparativa.

Tali qualità dell’essere hanno un ruolo centrale in quanto colorano di nuove tinte la Vita che spesso, inconsapevolmente, trasformiamo in una prigione aberrante.

Biologa nutrizionista, Specialista in disturbi alimentari, Laurea magistrale in Psicologia Clinica e della Riabilitazione

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