ALIMENTAZIONE & PSICOLOGIA Cosa significa guarire da un disturbo alimentare
In questi anni di esperienza lavorativa con i casi clinici ho avuto modo di conoscere il vissuto di ogni singola persona affetta da un disturbo alimentare.
Ho potuto comprendere che ciò che accomuna le persone con un disturbo dell’alimentazione e del peso è un bagaglio di condizionamenti familiari e culturali oltre che informazioni distorte in materia di scienza dell’alimentazione.
In tal senso, si finisce per confondere il proprio vissuto cognitivo, emotivo, psicologico e affettivo col cibo utilizzato come antidolorifico e/o surrogato di quel piacere che nella vita viene a mancare.
Oggi ci si ammala sia per troppo cibo a disposizione sia per malnutrizione secondaria ad un alterato rapporto col cibo, il peso e le forme corporee.
Ma in entrambi i casi si soffre allo stesso modo.
Per liberarsi da uno stato di malessere profondo che trasforma la propria esistenza in sopravvivenza è prima di tutto importante ricontattare la parte più vera di noi stessi attraverso la presa di coscienza di chi siamo e di chi vogliamo diventare.
Questo percorso di cambiamento personale e culturale richiede dunque una forte motivazione poiché guarire da un disturbo alimentare significa scegliere di vivere e non più soccombere; vuol dire aprirsi a una nuova modalità di pensare e di stare al mondo e trasformare l’ansia e le preoccupazioni in un’opportunità, vale a dire in un atteggiamento mentale più funzionale al proprio benessere psico-fisico.
Anoressia, bulimia, disturbo da alimentazione incontrollata, disturbo evitante selettivo, disturbo della ruminazione, disturbi alimentari non altrimenti specificati, disturbo da alimentazione notturna, ortoressia, vigoressia, disturbo alimentare sottosoglia: dietro queste etichette si nasconde un dolore e una sofferenza inaudita che è possibile curare attraverso l’ascolto attivo e l’apertura del cuore.
In altre parole, guarire da un disturbo alimentare corrisponde alla costruzione di una nuova immagine di sé e ad una vera e propria rinascita su più livelli: fisico, mentale, spirituale.
Di seguito riporto alcune riflessioni di una mia paziente sul percorso psiconutrizionale a cui ha aderito, un approccio di tipo collaborativo e non prescrittivo che mette al centro della terapia la persona, la vera protagonista del suo personale processo di trasformazione psico-fisica in senso evolutivo.
“La sintesi, la centratura e l’integrità credo siano i tre massi che ho spostato durante questo percorso per erigere il costrutto di una rinnovata identità.
Si centra sé stessi con l’elasticità, non con l’ottusità delle proprie paure, si acquista l’integrità affrancandosi dalle schiavitù e così la sintesi diventa la saggezza con cui si riesce a leggere tra i righi della nostra vita.
E l’alimentazione?
È il nutrimento necessario a produrre energia, perché non si possono erigere costrutti senza forza fisica, mentale, interiore.
Il cibo è la benzina del motore del corpo; senza non si cammina, la mente si assopisce e l’anima si consuma”.