Qualche settimana fa alcuni giornali hanno pubblicato la notizia che il Sindaco di Gattinara, cittadina in provincia di Vercelli, per evitare di erogare contributi comunali a chi non ne ha diritto perché non versa realmente in precarie condizioni economiche, ha ideato e messo in uso il “furbometro”, uno strumento attraverso il quale l’amministrazione comunale è in grado di stabilire se il cittadino è veramente in condizioni economiche disagiate oppure no.
Daniele Baglione, giovane Sindaco della città, intervistato anche da TV nazionali, ha spiegato che il “furbometro” è un’autodenunzia compilata dal cittadino che chiede i sussidi sociali del Comune per problemi economici, nella quale sono previste anche alcune voci di servizi a pagamento il cui utilizzo contrasterebbecon la dichiarata situazione di disagio.
Il “furbometro” ha quattro sezioni. La prima per le spese per la casa: affitto, mutuo, bollette di luce, acqua e riscaldamento, ma anche spese per la pay tv e l’acquisto di mobili ed elettrodomestici. Bisogna dare anche informazioni sui mezzi di trasporti utilizzati in famiglia, anche se non di proprietà (tipo di auto e cilindrata), costi delle tasse di proprietà, assicurazione e carburante. Nella terza parte, le spese del nucleo famigliare: mediche, scolastiche, provviste alimentari, viaggi, fumo, sport e tempo libero. E’ questa parte la principale causa del rifiuto delle domande di aiuto. Poi le entrate; oltre al reddito vanno dichiarati gli aiuti da parte di familiari.
L’analisi delle voci e il raffronto fra le entrale e le spese sostenute evidenzia se ci si trova ad una situazione di effettivo disagio economico o, piuttosto, di una situazione di squilibrio fra entrate e spese derivante da abitudini anomale che non possono gravare sulla Comunità.
L’autodichiarazione viene vagliata dagli uffici del Comune i quali possono anche avvalersi della collaborazione della Guarda di Finanza.
Se dall’esame del “furbometro” dovesse emergere che il cittadino che chiede di accedere ai sussidi sociali possiede, ad esempio, un contratto con Sky, o frequenta regolarmente una palestra, fuma un pacchetto di sigarette al giorno e va regolarmente in vacanza al mare e in montagna, o magari si è comprato una macchina non adeguata alle sue entrate, o frequenta regolarmente il ristorante, significa che non è in una situazione di disagio economico e quindi non può accedere ai sussidi sociali a carico della comunità.
L’idea sembra semplice e geniale, certamente più semplice e pratica del vari complicati certificati e indicatori ideati dai vari esperti dei Ministeri, dell’Agenzia delle entrate, ecc. molti dei quali, fino allo scorso anno, non hanno ottenuto alcun risultato pratico di ridurre gli esborsi a chi non meritevole; valga, per tutti, il famigerato indicatore Isee il quale, fino al 2015, è stato ottenuto con la semplice acquisizione dei dati che il contribuente dichiarava, che non venivano sottoposti ad alcun serio controllo, né preventivo né successivo.
Solo alla fine del 2015 la certificazione Isee è divenuta rigorosa, anche se estremamente complicata, tant’è che, una volta che i contribuenti hanno capito che non si potevano più dichiarare “numeri al lotto” e che i dati dichiarati erano controllati con accesso automatico alle banche dati delle Banche, delle Poste, dell’Inps, dell’ Agenzia delle entrate, ecc., le richieste di certificazioni Isee sono crollate.
Ma in una Comunità piccola anche il “furbometro” può ottenere il suo risultato, senza la necessità di ricorrere alla complicata procedura della certificazione Isee per ottenere la quale occorre rivolgersi a un Caf o a un Professionista abilitato.