Vietri sul Mare, le eruzioni del Vesuvio raccontate dal professore Foscari
“Il Vesuvio ha il suo fascino, il suo mito, la sua dimensione. E’ un soggetto storiografico, narrativo, che affascina perché incute paura e perché ha il fascino dello spettacolo. Il Vesuvio non è soltanto morte, ma anche vita, rinascita”.
Sono le parole del professor Giuseppe Foscari, professore di Storia dell’Europa e Storia Moderna alla Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Salerno, che ha raccontato:” Le eruzioni del Vesuvio nella storia”, partendo da quella del 79 d. C. passando per quella del 1631, per arrivare poi a quelle del 1700, durante il secondo degli “Incontri di Cultura” organizzati presso l’Oratorio dell’Arciconfraternita SS. Annunziata e del SS. Rosario di Vietri sul Mare, dal professore Antonio Gazia, Alfonso Mauro e Francesco Citarella, nell’ambito delle iniziative previste dalla Rassegna Culturale de “La Congrega Letteraria”.
Il professor Foscari ha raccontato com’è stato descritto e raccontato, il Vesuvio a partire da Plinio il giovane, e di come è cambiata nel tempo la sua percezione. Una riflessione ad ampio raggio sugli aspetti socio culturali, politici. antropologici e religiosi collegati al Vesuvio. Lo storico cavese ha raccontato di avere un rapporto profondissimo con il Vesuvio al quale ha dedicato anche una sua poesia:” Quando esco dalla mia abitazione, e arrivo con l’auto a Santa Lucia di Cava, me lo trovo di fronte tutte le mattine. Da ragazzo sono andato sul Vesuvio e conservo un reperto, una pietra”.
Il professor Foscari ha spiegato che, nel tempo, si sono occupati del Vesuvio, oltre a geologi e politici, studiosi e scrittori della letteratura e studiosi della religione:” Il Vesuvio ha rappresentato, nel tempo, anche un elemento di controllo sociale. L’apparato costruito dalla chiesa, dall’ignoranza, dalla menzogna, dai poteri forti del tempo, ha sempre tentato di collegare il Vesuvio all’ira di Dio”. Il professor Foscari ha ricordato che anche gli studiosi dell’arte si sono occupati del Vesuvio: ” Il più antico affresco del Vesuvio è precedente al 79 d. C ed è conservato al Museo Archeologico di Napoli”, e che la vulcanologia, lo studio dei vulcani nella storia mondiale è nato con il Vesuvio:” Il Vesuvio è anche paura, catastrofe, morte:” La morte diventa sempre la sublimazione di un mito. Il Vesuvio è un eroe che incute paura, senso della morte, della catastrofe, perché uccide”. Lo storico ha spiegato che la letteratura scientifica sul Vesuvio è nata nella seconda metà dell’800:” Un editore austriaco venuto a Napoli ha pubblicato un massiccio catalogo su tutte le opere scritte sul Vesuvio: una sorta di bibliografia del Vesuvio” e che Napoli si identifica con il Vesuvio:” Il Vesuvio rappresenta il cuore pulsante di Napoli. Il mare e il Vesuvio sono contenuti in tutti i paesaggi e rappresentano la napoletanità: l’essere e sentirsi napoletani”.
Citando il professor Augusto Placanica , compianto storico dell’Università di Salerno, Foscari ha spiegato il concetto di catastrofe e di paura:” La catastrofe è il momento in cui la natura sfida l’uomo sul terreno della costruzione della civiltà. La catastrofe ricorda all’uomo il primato delle leggi fisiche sui rapporti sociali. Azzera le distinzioni sociali e crea un sentimento di compassione. E’ un momento di disperazione, ma anche di razionalizzazione”. Foscari ha ricordato la potente eruzione del 1631:”Pone la città di Napoli di fronte al problema dell’immigrazione. 40.000 persone scappano dalle zone vicine al Vesuvio e, in poche ore, si riversano su Napoli creando problemi di accoglienza, di ordine pubblico, sociali e anche igienici”. Nel ‘700 cambia la percezione del vulcano: ” Il Vesuvio smette di essere qualcosa di distinto e distante e diventa un sistema che mette insieme più parti in relazione tra loro”. Foscari ha parlato dell’ingegnere urbanista Afan De Rivera, che divise il Regno delle Due Sicilie in bacini, in aree sistemiche: ” Il Vesuvio ricadeva nel bacino del fiume Volturno”; dello scrittore Cristofaro Imperato, che nel 1723 assiste a un’eruzione del Vesuvio e scrive un manoscritto: ” Dice che chi vive la condizione del Vesuvio deve confrontarsi con un problema religioso e politico” e della pittrice francese Élisabeth Le Brun: ” Nei suoi scritti e nei suoi quadri umanizza il Vesuvio”.
Il professor Aniello Di Mauro ha recitato la poesia “Cieli Tersi”, di Chiara Briganti, seconda classificata al “Premio Poesis”. L’Assessore alla Cultura , Giovanni De Simone, ha sottolineato la costante e numerosa presenza di pubblico che con affetto e interesse segue gli eventi de “La Congrega Letteraria” e raccontato del suo rapporto con il Vesuvio:” Ha qualcosa di magico, di bello. Con questa “montagna” c’è un rapporto di amore e di paura”. Il professor Antonio Gazia ha letto il ricco curriculum del professor Foscari ricordando che lo storico cavese si occupa anche di storia locale:“ Ogni storia locale è parte della grande storia” e annunciato che venerdì prossimo, 28 ottobre, agli “Incontri di Cultura” ci sarà il professor Aniello Di Mauro che relazionerà su :”Montale, Clizia e il Fascismo”.