Cava, venerdì scorso lo scrittore Pino Aprile ha presentato “Carnefici”
“L’Italia è un paese falsamente unificato, fondato sulla colonia”. Questa è l’ amara e aspra analisi che è scaturita dall’incontro con il giornalista e scrittore Pino Aprile che si è tenuto venerdì scorso a Cava de’ Tirreni. Il giornalista, ospite del Rotary Club metelliano, ha presentato la sua ultima fatica letteraria dal titolo “Carnefici”.
Pugliese, residente da anni ai Castelli Romani, Aprile è stato Vicedirettore di “Oggi” e Direttore di “Gente”. Per la tv ha lavorato con Sergio Zavoli all’inchiesta a puntate “Viaggio nel Sud” ed a “Tv7”, settimanale del Tg1.
È’ autore di saggi accolti con successo e tradotti in diversi Paesi. Tra questi spicca “Terroni”, uno dei best seller italiani del 2010 con 250mila copie vendute, nel quale l’autore racconta “tutto ciò che è stato fatto perché gli italiani del Sud diventassero meridionali”.
I successivi libri “Giù al Sud”, “Mai più terroni”, “Il Sud puzza” e “Terroni ’ndernescional” hanno fatto di Aprile il giornalista “meridionalista” più seguito in Italia.
Con Carnefici Aprile completa il ciclo cominciato con Terroni e, attraverso una serie di prove e documenti che gli sono costati cinque anni di studi e ricerche, narra di quello che fu un vero e proprio genocidio di massa perpetrato dal Regno Sabaudo ai danni del Sud conquistato e depredato durante e dopo la guerra per l’Unità d’Italia. I numeri dati dal giornalista alla platea, che lo ha ascoltato interessata e silente, sono impressionanti: oltre ottocentomila persone scomparse, la maggior parte di esse uccise con violenze e sevizie raccapriccianti, paesi interi rasi al suolo, case saccheggiate, superstiti bruciati vivi, torture e fucilazioni a tappeto.
Ed ancora, deportazioni, campi di concentramento ed epidemie. Il tutto è supportato da documenti, fonti e reperti storici per troppo tempo celati che hanno fatto sì, ha detto Aprile, che generazioni d’Italiani crescessero con un falso mito fondante.
“Siamo cresciuti col mito della Spedizione dei Mille”, ha spiegato Pino Aprile, “Guai a parlare male di Garibaldi! Egli è il bene assoluto cui fanno da contraltare i Borboni, il male assoluto.”. Documenti storici raccolti in Inghilterra, invece, raccontano un’altra verità e dimostrano che fu una congiura internazionale a spazzare via il Regno delle Due Sicilie, e non certo per mano di mille prodi alla ventura animati da un ideale unitario. I Mille in realtà erano sessantamila e i picciotti arruolati dopo lo sbarco in Sicilia furono pagati 4 tarì al giorno per diventare patrioti.
“Il Regno britannico cercava da tempo di distruggere il regno delle Due Sicilie”, ha continuato Aprile, “Pericoloso contendente al suo primato marittimo e commerciale”. Perché? “Perché la nazione Napoletana era la terza potenza europea per sviluppo industriale. La flotta navale delle Due Sicilie costituiva un pericolo per la grande potenza navale inglese anche e soprattutto in funzione dell’apertura dei traffici con l’oriente nel Canale di Suez i cui scavi cominciarono proprio nel 1859, alla vigilia dell’avventura garibaldina. L’integrazione, poi, del sistema marittimo con quello ferroviario, con la costruzione delle ferrovie nel meridione con cui le merci potevano viaggiare anche su ferro, insieme alla posizione d’assoluto vantaggio del Regno delle Due Sicilie nel Mediterraneo rispetto alla più lontana Gran Bretagna, fu motivo di timore per la “perfida Albione”.
Poveri, oppressi, arretrati. Così venivano descritti, in maniera infamante, i meridionali. Industrialmente avanzati, dovettero assistere ad espropri e distruzioni di fabbriche.
“L’Unità d’Italia altro no è stato se non un’infame guerra di aggressione contro il Sud. Cavour era convinto che in Sicilia si parlasse arabo e diede l’annuncio dell’annessione in Francese”. A l Conte interessava esclusivamente ripianare le finanze dello Stato piemontese, non certo l’unità di un paese di cui non conosceva neanche la lingua, così come Vittorio Emanuele II.
Pino Aprile in questi stralci tratti da “Carnefici” ha svela il vero volto di molti dei presunti eroi della storia patria ed ha evidenziato le ripercussioni di questa tragedia negata e cancellata. Un’opera dura, sconvolgente ed ambiziosa, dopo la quale non si potrà più dire “io non sapevo”.