Cava de’ Tirreni, il Comitato Anti-Botti scrive all’Arcivescovo: “Rumori illegali e insopportabili, serve un intervento deciso”
Una lettera aperta firmata da sei noti cittadini cavesi – tra cui l’ex sindaco Gravagnuolo e l’avvocato Senatore – è stata inviata a monsignor Orazio Soricelli, al Prefetto, al Questore e al sindaco Servalli per denunciare l’uso indiscriminato di fuochi d’artificio e scampanii durante le feste religiose. Il Comitato chiede un incontro urgente e propone alternative più rispettose, come i fuochi artistici e musicali già adottati dal Vaticano
A Cava de’ Tirreni torna al centro del dibattito cittadino il tema dei “botti selvaggi”, un fenomeno che da anni accompagna le feste religiose e civili con esplosioni, rumori assordanti e spesso veri e propri abusi rispetto alle norme vigenti. Questa volta la protesta assume una forma ufficiale e pubblica: il Comitato Anti-Botti e Rumori Selvaggi e Illegali ha indirizzato una lettera aperta all’arcivescovo Orazio Soricelli, con copia al Prefetto e al Questore di Salerno, al sindaco Vincenzo Servalli e perfino a Sua Santità Leone XIV.
Il documento, datato 5 novembre 2025, porta la firma di sei esponenti di rilievo della vita cittadina: l’avvocato Alfonso Senatore, il professor Luigi Gravagnuolo, già sindaco di Cava de’ Tirreni, l’onorevole Flora Calvanese, il professor avvocato Filippo Meluso, il colonnello Carlo De Martino e il dottor Alfonso De Stefano. I firmatari, in rappresentanza del Comitato, esprimono “profonda preoccupazione per il ripetersi di comportamenti che, sotto il pretesto della devozione religiosa, generano disturbo, illegalità e disagio diffuso”.
Nella lettera, i promotori denunciano il moltiplicarsi degli scoppi di petardi e botti durante le celebrazioni patronali e altre festività religiose, “ormai quasi quotidiani, ripetuti più volte al giorno e per periodi prolungati”. Vengono sottolineate le conseguenze negative per bambini, anziani, persone malate, animali domestici e fauna selvatica, oltre alla violazione di leggi che limitano l’uso di materiale pirotecnico in contesti non autorizzati.
I membri del Comitato non si limitano però alla denuncia: avanzano anche una proposta costruttiva, richiamando esempi virtuosi come quelli del Vaticano, dove in occasione di eventi solenni si utilizzano “fuochi artistici e musicali”, privi di rumore ma di grande effetto visivo. “Diverso potrebbe essere il modo per festeggiare” – scrivono – “utilizzando spettacoli pirotecnici coreografici e rispettosi dell’ambiente e delle persone”.
Il tono della lettera resta fermo ma rispettoso, e si chiude con la richiesta di un incontro ufficiale con l’arcivescovo Soricelli, per discutere modalità di celebrazione “più consone al messaggio cristiano e più civili”.
L’iniziativa del Comitato segna un passaggio importante nel dibattito cittadino sul tema della convivenza tra tradizione e tutela del benessere collettivo. A Cava de’ Tirreni, come in molti centri del Mezzogiorno, le feste patronali sono un elemento identitario, ma l’uso sregolato dei botti è da tempo oggetto di polemiche. In passato, ordinanze comunali e appelli alla moderazione non sono bastati a fermare una consuetudine che continua a generare proteste e tensioni.
La presa di posizione di figure note della comunità, unita al coinvolgimento diretto della Curia e delle autorità civili, potrebbe ora spingere verso una riflessione più ampia. Il Comitato auspica che la Chiesa locale, tradizionalmente punto di riferimento per la vita cittadina, assuma un ruolo attivo nel promuovere forme di festa sobrie e rispettose, capaci di coniugare fede, bellezza e responsabilità civica.
Se l’appello verrà raccolto, si aprirebbe la strada a un nuovo modello di celebrazione, in cui la devozione non abbia bisogno del fragore dei botti per esprimersi, ma trovi voce nella comunità, nella musica e nella luce, in armonia con il significato profondo delle ricorrenze religiose.





