Cava de’ Tirreni, la fuga da Palazzo di Città: i dipendenti chiedono di andare a lavorare altrove
Sembra che siano all'incirca 50 le unità di personale, appartenenti ai diversi settori comunali, che hanno fatto richiesta di mobilità. Considerato l'ultimo dato relativo alle unità di personale in servizio del comune metelliano, ovvero 233 al primo gennaio 2025, vuol dire che più di un quinto degli attuali dipendenti intende trasferirsi altrove
E’ di ieri la nota del sindacato UIL clicca qui per leggere con la quale, dopo aver ancora una volta rappresentato la grave carenza di personale dei servizi sociali, chiede che siano date delle risposte alle “istanze di nulla-osta per mobilità volontaria inoltrate dal personale assegnato all’Ufficio di Piano e ai Servizi Sociali”.
In altre parole, i dipendenti in questione hanno chiesto di poter partecipare alle procedure di mobilità. In pratica, di trasferirsi presso un altro comune o ente pubblico, pur di andar via dal Comune di Cava de’ Tirreni.
La UIL spiega anche quali sono i motivi che portano questi dipendenti comunali, peraltro in part-time, a chiedere di andar via. Il Sindacato lo spiega candidamente: “non hanno alcuna prospettiva di miglioramento lavorativo presso il comune di Cava de’ Tirreni”.
Caspita come siamo messi male, verrebbe da dire.
Questa è la situazione dei dipendenti. Figurarsi poi quella dei cittadini delle fasce deboli. Parliamo di anziani, disabili, minori in stato di difficoltà, famiglie disagiate, che da questi dipendenti comunali dovrebbero ricevere delle prestazioni.
“Se è vero che i Servizi Sociali del predetto Comune sono al collasso -non a caso puntualizza la UIL nella nota- come chiaramente dimostrato dal rapporto assistenti sociali e cittadini, è pur vero che l’Ente che, ad oggi, non ha inteso provvedere a rinfoltire il personale dipendente, non può arrogarsi il diritto di imbrigliare il personale part time, impedendo loro di partecipare a procedure di mobilità volontaria che garantirebbero un lavoro a full time e una migliore qualificazione professionale”.
Tradotto significa che l’Amministrazione Servalli come un carro armato stritola le legittime aspettative professionali dei propri dipendenti, dopo che questi ultimi da anni vengono penalizzati e mortificati. Sembra, infatti, che Servalli & C. non intendano dare l’assenso alle loro legittime richieste di potersi trasferire altrove. Per la serie, questi dipendenti sono per così dire “cornuti e mazziati”.
Non sono, tuttavia, soltanto i pochi dipendenti dei servizi sociali comunali e del Piano di Zona ad aver chiesto di andar via. Si tratta, infatti, di 8 o 9 unità. Ad avanzare la richiesta di mobilità sono molti più dipendenti. Sembra che siano all’incirca 50 le unità di personale, appartenenti ai diversi settori comunali, che hanno fatto richiesta di mobilità. Considerato l’ultimo dato relativo alle unità di personale in servizio del comune metelliano, ovvero 233 al primo gennaio 2025, vuol dire che più di un quinto degli attuali dipendenti intende trasferirsi altrove.
Sì, avete capito bene, è una fuga. Siamo al cospetto di un vero e proprio fuggifuggi dal Palazzo di Città di Cava de’ Tirreni. Insomma, chi può, scappa dal nostro Comune.
E’ l’ennesima riprova del disagio che vivono i dipendenti comunali, ma di riflesso l’intera città. La dimostrazione più evidente del disastro compiuto da Servalli & C. in questi dieci anni di malgoverno. Un fallimento politico-amministrativo fatto di conti in rosso, di mala gestio, di sciatteria e di ammanchi di cassa. L’unica entità comunale che ha funzionato è la Metellia, ridotta al ruolo di vampiro nella gestione della sosta. Ai cittadini cavesi è superfluo spiegarne le ragioni. Hanno pagato e subiscono tuttora sulla loro pelle la quotidiana azione di dissanguamento operata, suo malgrado, da Metellia, al solo scopo di rimpinguare le anemiche casse comunali. A discapito, ovviamente, dei cavesi in generale e in particolare del commercio, delle attività di ristorazione e dell’intrattenimento.
Tornando sulla questione del personale, questa è la situazione rovinosa in cui versa l’apparato del Comune. La situazione, purtroppo, non migliorerà nei prossimi mesi. Resta, infatti, ancora sul groppone il piano di riequilibrio finanziario pluriennale. Intanto, entro il 2027 si prevedono altri 45 pensionamenti. In altre parole, il personale comunale che, come evidenziato prima, al primo gennaio di quest’anno contava 233 unità -su un organico previsto di 361 dipendenti, quindi, con meno 128 unità- si assottiglierà ancora di più se non ci saranno nuove assunzioni.
Una situazione insostenibile. D’altro canto, non può essere sottaciuto che alla rinfusa nel 2018 vennero assunti una novantina di unità appartenenti alle categorie protette. Molte di queste unità erano (e sono) senz’arte né parte, ma hanno saturato la pianta organica con scarsissimo giovamento per la macchina comunale. Per fortuna, nel frattempo, ce ne siamo liberati per mobilità grosso modo della metà. In conclusione, anche e soprattutto sul personale, Servalli e soci hanno fatto sfracelli, animati dal più famelico e deleterio clientelismo.
I prossimi amministratori comunali, quale che sia lo schieramento politico di appartenenza, si troveranno ad affrontare una situazione estremamente difficile e delicata. Questo è certo. Quel che resta in dubbio è se chi si propone, o si proporrà tra poco, a governare la città, di tutto ciò ne abbia piena contezza.
Che Dio salvi Cava e i cavesi!







