Cava de’ Tirreni, ASCCCA: dopo i disastri di Servalli e Altobello… Barbuti pensaci tu!
Se davvero si vuol dar vita al consorzio dei servizi sociali o comunque a qualcosa del genere, bisogna azzerare tutto. Partire da capo. Con umiltà, ma anche con perizia e avvedutezza. Più di ogni altra cosa, però, occorre recuperare i rapporti umani ed istituzionali compromessi da comportamenti a dir poco maldestri
Le ultime vicende di questa sorta di mostro mitologico chiamato ASCCCA, l’Azienda Speciale Consortile Cava – Costa d’Amalfi, ci costringe a dover commentare nuovamente delle tristi gesta cui ci hanno da tempo ormai abituati Servalli e i suoi.
Una prima domanda sorge spontanea. E’ possibile dar vita ad un consorzio di comuni se i rapporti tra i sindaci di alcuni di questi enti sono ridotti ai minimi termini? Indubbiamente, è molto difficile. Quasi impossibile. Siamo ormai alle torte in faccia. Atrani e Positano clicca qui per leggere non solo hanno formulato legittimi e ben strutturati rilievi tecnici e giuridici, ma hanno anche esplicitamente lamentato un comportamento poco corretto, per nulla rispettoso e democratico da parte del Comune di Cava de’ Tirreni retto da Vincenzo Servalli.
Quello che stiamo affermando sono dati di fatto, messi nero su bianco dai sindaci interessati.
Diciamoci la verità: non si era mai sceso ad un livello così basso. Il Comune di Cava, dal sindaco Messina a Galdi passando per Gravagnuolo, ha sempre tenuto relazioni cordiali con le realtà municipale rivierasche. Certo, non sono mancate discussioni e diversità di vedute. Tuttavia Cava, nonostante che per numero di abitanti rappresenti oltre la metà della popolazione dell’Ambito S2, ha sempre rispettato le esigenze e la dignità dei Comuni della Costiera Amalfitana.
E’ una questione di stile? Certo, ma anche di sostanza. D’altro canto, quando un primo cittadino come Servalli, in una seduta consiliare deride il suo collega di Atrani, apostrofandolo come un sindaco di 400 abitanti (in realtà, sono quasi il doppio), allora si è davvero toccato il fondo. Si è perso, cioè, non solo il decoro istituzionale, ma il rispetto che si deve alla dignità di una comunità per quanto piccola essa possa essere. Non per questo, quindi, insignificante o non meritevole di rispetto e considerazione. Al pari di qualsiasi comune più grande per numero di abitanti. Nessuno dei suoi predecessori, Messina o Gravagnuolo o Galdi, non importa chi fosse di loro, avrebbe avuto una simile e sconveniente caduta di stile e tanta maleducazione.
In questi ultimi mesi, lo scontro è con Atrani e Positano, ma il deterioramento dei rapporti con la Costiera amalfitana non è di oggi. E’ bene ricordare che la protagonista assoluta di questo disastro, insieme al sindaco Servalli, è stata l’ex assessore comunale al ramo Annetta Altobello. Responsabile politica sia del tracollo delle relazioni con le realtà municipali rivierasche sia dello sfascio tanto del Piano di Zona dell’Ambito S2 quanto dei servizi sociali comunali. Una situazione drammatica e insostenibile quella del personale assegnato ai servizi sociali, denunciata a più riprese dalle organizzazioni sindacali. Mortificato oltre il consentito e la decenza ancor più di quello dell’intero Comune metelliano. E’ dell’altro ieri, l’ultimo allarme, in ordine di tempo, lanciato dalla CISL clicca qui per leggere.
Detto questo, si può sorvolare sulla vicenda della costituzione dell’ASCCCA? Si può sottacere e non dare il giusto e gravoso peso a un rogito notarile di un atto costitutivo e di uno statuto difformi da quelli approvati dai consigli comunali dei comuni aderenti al consorzio? Assolutamente no. Quello che è successo è a dir poco surreale. Scandalosamente surreale. Ancora più incredibile è che si voglia negare la realtà e la gravità dell’accaduto. Una tale sciatteria amministrativa e giuridica è da guinnes dei primati. Altro che storie. E quanta protervia. Torva e finanche sospetta. Ed è a dir poco singolare che si voglia adesso persino fare la lezioncina a due Comuni della Costiera dopo che si è stati protagonisti di un simile papocchio. I negativi protagonisti di questa vicenda piuttosto dovrebbero vergognarsi. E coprirsi il capo di cenere. Meglio ancora avrebbero dovuto avere la decenza di dimettersi per incompetenza e negligenza.
Ad ogni modo, visto che questi campioni di cattiva politica sono tutti al loro posto, è necessario voltare pagina. In altre parole, se davvero si vuol dar vita al consorzio dei servizi sociali o comunque a qualcosa del genere, bisogna azzerare tutto. Partire da capo. Con umiltà, ma anche con perizia e avvedutezza.
Più di ogni altra cosa, però, occorre recuperare i rapporti umani ed istituzionali compromessi da comportamenti a dir poco maldestri. L’ultima nota del Comune di Atrani pervenuta ieri al nostro giornale clicca qui per leggere ne è la più plastica delle dimostrazioni. Siamo ormai arrivati alla frutta. E’ tempo di cambiare registro.
In questo senso, considerata la scarsa credibilità politica e personale che godono il primo cittadino metelliano e il suo entourage, un ruolo in positivo potrebbe svolgerlo l’attuale presidente del Consiglio comunale di Cava de’ Tirreni, l’avvocato Antoni Barbuti. Ha tutte le caratteristiche per farlo. Ha esperienza amministrativa da vendere. E’ un mediatore per eccellenza. Ha buoni rapporti con molti esponenti della Costiera. E’ in maggioranza con il centrosinistra, ma è collocato politicamente nel centrodestra avendo aderito a Forza Italia. Insomma, Barbuti (politicamente quasi uno e trino) è non solo un usato sicuro, ma ha le carte in regola per risultare il punto d’incontro. Forse, più di chiunque altro, è quell’uomo dell’armonia che potrebbe riavviare nel solco giusto il discorso del consorzio sociale.
In ogni caso, dal budello in cui ci si è ficcati con questo papocchio dell’ASCCCA, e in ragione dell’importanza dei servizi sociali da erogare ai cittadini più deboli e bisognosi, in qualche modo bisogna venirne fuori. Occorre superare questo paralizzante braccio di ferro, ma soprattutto mettere su un consorzio o altro che primariamente risponda all’esigenza di dare risposte ai bisogni del territorio e non alle logiche della politica, peggio ancora se di tipo clientelare.
In conclusione, non aggiungiamo altri danni a quelli che hanno già fatto Servalli e i suoi.








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