LA FINESTRA SUL CORTILE In Romagna un futuro per Polichetti e fra Gigino
Questa settimana sono stato in vacanza da mia figlia in Romagna. Per la precisione a Lugo. Una bella cittadina di poco più di trentamila abitanti, sparsi in un territorio pianeggiante grande poco più di tre volte quello di Cava de’ Tirreni. Patria di uno dei più amati eroi della Grande Guerra, Francesco Baracca, incontrastato asso dell’aviazione italiana e medaglia d’oro al valor militare. Pulita, ordinata, silenziosa, efficiente, con servizi invidiabili, a cominciare da una eccellente struttura ospedaliera, che ce li sogniamo.
Oddio, ci manca il sole e il clima mite delle nostre parti. La nebbia e il grigio la fanno da padrone, persino l’umidità, che nella nostra città non scherza, qui a Lugo come non mai si sente gelida nelle ossa. E non ci sono i portici. I nostri portici.
Da queste parti anche il clima natalizio appare un tantino freddino rispetto a quello che si respira nel Meridione. Poche e striminizite luminarie, un albero nataliazio, le cui luci sono state accese dal sindaco lughese il giorno dell’Immacolata, abbastanza banale e senza pretese, e un presepe napoletano, che sempre il sindaco ha presentato con un video sui social come un evento straordinario oltre che come una novità, grande meno di due metri, un mezzo tavolo grosso modo.
Questo è. Il Comune di Lugo non si è sprecato molto, in verità. Persino le poche e misere luci natalizie sono ad opera di un consorzio di commercianti, Animalugo. E, ad opera della Pro Loco, vengono allestiti dei caratteristici e graziosi banchetti natalizi in un antico sito porticato molto bello, a forma di quadrilatero, dove da qualche secolo si tengono attività commercali, mercati, fiere, un tempo anche di animali. Alla fine, un natale sobrio, misurato, forse anche un po’ triste per noi meridionali abituati a maggiore confusione ed allegria, e forse a qualche eccesso non solo barocco.
Nessuna nostalgia e paragone con Cava, per carità, ma mi è venuto spontaneo immaginare se a Lugo ci fosse un fra Gigino. Altro che presepe di due metri quadri. E non oso pensare cosa il nostro frate priore si sarebbe inventato, magari sarebbe riuscito a far ballare in strada, all’addiaccio i romagnoli, e chissà quale altra diavoleria, pardon, processione avrebbe messo in cantiere. E troverebbe, del resto, un terreno fertile tutto da arare e seminare, ricco com’è di chiese, istituti religiosi e suore, nonostante sia questa una terra tradizionalmente rossa e di mangiapreti.
E confesso che mi è venuta l’idea di raccomandare il nostro assessore ai grandi eventi Enrico Polichetti al sindaco di qui, un giovanissimo, appena trentenne, e anche lui del Pd, ma dalla nascita, anzi, a quanto mi hanno riferito, dai tempi dell’oratorio, in pratica, un post-comunista di scuola dalemiana ma ora di fede renziana. Vi figurate cosa riuscirebbe a fare il nostro qui a Lugo, dove la moneta, nonostante la crisi, gira assai di più e anche di parecchio? I lughesi con il nostro Polichetti scoprirebbero davvero la festa, gli eventi, la buona compagnia, la musica in strada, la convivialità. Il nostro non potrebbe portare il sole, ma di sicuro riuscirebbe a rallegrare e vivacizzare queste strade silenziose e deserte del centro cittadino.
Basterebbe solo che l’Amministrazione lughese gli mettesse in bilancio le briciole di quello che spende per la cultura. Sì, perchè il Comune di Lugo per la cultura spende qualcosa come circa 800 mila euro. Sì, ho scritto e avete letto bene, 800 mila euro, una enormità, qualcosa come più di 24 euro a testa per ogni cittadino lughese, compresi i neonati. Il giovane sindaco Pd di Lugo, infatti, ha nel suo primo anno di mandato triplicato i fondi per la biblioteca, il museo Baracca e soprattutto il teatro Rossini. A Cava, a confronto, mettiamo gli spiccioli, poco migliaia di euro. Praticamente niente. D’altra parte, da noi, la cultura è la Cavese. Se ci va bene è la Sagra di Monte Castello, che ha almeno un fondamento storico, religioso, etnico. Per dirla tutta, a questa Amministrazione comunale, come più o meno le altre, manca un progetto, una strategia. Confonde lo spettacolo, l’intrattenimento e il folclore con la cultura. E non riesce o fa finta di non saper distinguere una sagra parrocchiale da una rievocazione storica, una manifestazione di promozione commerciale da un evento culturale. Poi, magari, succede anche di azzeccare qualche scelta e indovinare un’iniziativa, ma per caso, non certo per una programmazione consapevole.
In conclusione, potendo raccomanderei al sindaco di Lugo di prendersi il nostro Polichetti, sarebbe un affare per tutti. Lugo potrebbe avvalersi di un assessore con apprezzabili e invidiabili capacità organizzative e poter cosi animare un ambiente un po’ moscio, senza verve. Ne avrebbe da guadagnarci anche il nostro Polichetti. In primo luogo, si toglierebbe da dosso tutti gli invidiosi che gli vogliono male e quanti provono a tarpargli le ali nella sua città natale. E poi troverebbe un terreno fertile per le sue qualità, avrebbe più risorse finanziarie con cui organizzare eventi e manifestazioni, e potrebbe pure puntare in prospettiva alla carica di sindaco e, in quanto tale, presiedere il Consiglio di Amministrazione del Teatro lirico Rossini. In prospettiva, una carriera invidiabile, insomma.
E Cava cosa ci guadagnerebbe? Immagino già le risposte dei detrattori di Polichetti, al quale ricordiamo che nemo profeta in patria. Noi estimatori delle sue doti, invece, chiederemmo come prezzo del riscatto al sindaco di Lugo 2-300 mila euro annue da investire a Cava nella cultura. E gli daremmo, in più, anche fra Gigino.
A questo punto, si accettano scommesse: da questa ipotetica transazione chi ci guadagnerebbe di più, Cava o Lugo?
11.12.2016 – By Nino Maiorino – Ah, ah, ah, ……..