scritto da Pasquale Petrillo - 20 Febbraio 2017 09:23

Il ricatto della scissione

L’estenuante e stucchevole tira e molla della scissione nel Pd, forse nei prossimi giorni si concluderà. Con la scissione immaginiamo, perché tutto porta a questa conclusione. Una scelta davvero assurda, in verità, come ha fatto notare più d’uno, visto che il Pd è il partito di maggioranza relativa, è il partito socialdemocratico più forte in Europa, esprime sia il governo con un suo premier che il presidente della Repubblica.

Per dirla tutta, un’assurdità che va oltre le ragioni politiche, che pure ci sono, in quanto le motivazioni più profonde sono di tipo personale e risiedono nell’avversione viscerale verso Renzi, per qualcuno un incubo con le sembianze berlusconiane.

E, in effetti,  la giornata da psicodramma di ieri, in cui si è tenuta l’Assemblea del Pd, può essere politicamente sintetizzata e spiegata con due espressioni usate da Renzi.

La prima, quando l’ex premier, da ieri anche ex segretario del Pd, in attesa di essere rieletto vincendo il prossimo congresso del partito, ha affermato che la parola scissione in politico è un brutto vocabolo, ma che lo è ancora di più il termine ricatto. Sì, perché quello portato avanti da Emiliano, Rossi e Speranza, con il sostegno di D’Alema, Bersani, Epifani, Cuperlo e così via, non è un ragionamento politico che si sviluppa nella prospettiva di arrivare ad un punto di raccordo, ma un ricatto, fondato com’è sulla minaccia che o si fa in un modo, quello che pochi vogliono imporre ai più, o altrimenti si raccatta il pallone e si va a giocare altrove.

La seconda, quando Renzi, rivolto ai suoi avversari-scissionisti, ha asserito che non gli si può chiedere di non candidarsi nuovamente alla guida del Pd: “Avete il diritto di sconfiggerci, non il diritto di eliminarci”.

Impossibile, in tutta onestà, dargli torto. La democrazia è questa. Ci si misura con i voti, e chi ha più consensi vince. Non certo impedendo a qualcuno di giocare la partita perché si ha il timore o la certezza di perderla. E’ stato sempre così e sempre così sarà in democrazia. Poi chi vince può essere più o meno bravo di chi ha perso, ma questo è un altro discorso.

Detto questo, l’auspicio è che in tempi brevi il Pd, per il ruolo che riveste nella scena politica del nostro Paese, torni ad occuparsi delle questioni che toccano davvero i bisogni della gente e non più quasi esclusivamente di faccende interne.

Allo stesso modo, c’è da sperare che Renzi faccia tesoro di quel che gli è capitato in questi ultimi mesi. In altre parole, che in futuro sia più rispettoso degli altri, sia all’interno che all’esterno del suo partito, che metta in un baule ben chiuso a chiave l’arroganza, la saccenteria e la spavalderia di cui ha fatto ampio sfoggio in questi ultimi tre anni, che punti ad essere politicamente più inclusivo e più disponibile al dialogo, soprattutto con le forze sociali, a cominciare dalle organizzazioni sindacali.

Insomma, Renzi ha indubbie capacità da leader. Lo ha ampiamente dimostrato, insieme ad un’invidiabile energia che sprizza da tutti i pori. Ha le carte in regola, in conclusione, per diventare uno statista.

Ora ha l’occasione per dimostrarlo.

Giornalista, ha fondato e dirige dal 2014 il giornale Ulisse on line ed è l’ideatore e il curatore della Rassegna letteraria Premio Com&Te. Fondatore e direttore responsabile dal 1993 al 2000 del mensile cittadino di politica ed attualità Confronto e del mensile diocesano Fermento, è stato dal 1998 al 2000 addetto stampa e direttore dell’Ufficio Diocesano delle Comunicazioni Sociali dell’Arcidiocesi Amalfi-Cava de’Tirreni, quindi fondatore e direttore responsabile dal 2007 al 2010 del mensile cittadino di approfondimento e riflessioni L’Opinione, mentre dal 2004 al 2010 è stato commentatore politico del quotidiano salernitano Cronache del Mezzogiorno. Dal 2001 al 2004 ha svolto la funzione di Capo del Servizio di Staff del Sindaco al Comune di Cava de’Tirreni, nel corso del 2003 è stato consigliere di amministrazione della Se.T.A. S.p.A. – Servizi Terrritoriali Ambientali, poi dall’ottobre 2003 al settembre 2006 presidente del Consiglio di Amministrazione del Conservatorio Statale di Musica Martucci di Salerno, dal 2004 al 2007 consigliere di amministrazione del CSTP - Azienda della Mobilità S.p.A., infine, dal 2010 al 2014 Capo Ufficio Stampa e Portavoce del Presidente della Provincia di Salerno. Ha fondato e presieduto dal 2006 al 2011 ed è attualmente membro del Direttivo dell’associazione indipendente di comunicazione, editoria e formazione Comunicazione & Territorio. E’ autore delle pubblicazioni Testimone di parte, edita nel 2006, Appunti sul Governo della Città, edita nel 2009, e insieme a Silvia Lamberti Maionese impazzita - Comunicazione pubblica ed istituzionale, istruzioni per l'uso, edita nel 2018, nonché curatore di Tornare Grandi (2011) e Salerno, la Provincia del buongoverno (2013), entrambe edite dall’Amministrazione Provinciale di Salerno.

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