Risparmi alle stelle: 2.073 miliardi nei conti di famiglie e imprese, ma consumi e investimenti restano al palo
È la fotografia scattata dal Centro studi di Unimpresa, sulla base dei dati della Banca d’Italia, che mette però in luce un paradosso: più risparmi, ma economia ancora fiacca
I salvadanai di famiglie e imprese italiane continuano a gonfiarsi. A luglio la liquidità complessiva ha superato i 2.073 miliardi di euro, con un incremento di 48 miliardi in dodici mesi (+2,4%).
È la fotografia scattata dal Centro studi di Unimpresa, sulla base dei dati della Banca d’Italia, che mette però in luce un paradosso: più risparmi, ma economia ancora fiacca.
Il grosso delle risorse resta parcheggiato nei conti correnti, che raccolgono 1.363 miliardi, pur registrando un calo di 102 miliardi (-6,9%) nell’ultimo anno. Crescono invece i depositi vincolati, arrivati a 240 miliardi (+36%), mentre restano sostanzialmente stabili i depositi con preavviso (323 miliardi, +1,5%). In flessione i pronti contro termine (95 miliardi, -6%), mentre la voce “altri depositi” segna un balzo a 51 miliardi (+1.372%).
Sul fronte dei titolari, la parte più consistente della liquidità è detenuta dalle famiglie, con 1.142 miliardi (+2,7% in un anno), seguite dalle aziende con 419 miliardi (+2,4%) e dalle imprese familiari con 88 miliardi (+3%). Impressionante la crescita delle onlus, che in tre anni hanno più che raddoppiato i propri fondi, passando da 34 a 88 miliardi (+155%). Stabili i fondi di investimento (285 miliardi), mentre segnano aumenti previdenza, fondi pensione e assicurazioni.
Secondo Unimpresa, la cautela resta la cifra dominante: si privilegia la liquidità immediata a scapito di consumi e investimenti. «Per il futuro del Paese resta decisiva la fiducia – osserva il presidente Paolo Longobardi –. Alla vigilia della manovra di bilancio 2026 chiediamo al governo di ridurre la pressione fiscale su lavoro e imprese e di trasformare l’enorme risparmio accumulato in nuova crescita e occupazione. Solo così i 2.000 miliardi non resteranno un capitale sterile sui conti correnti».
L’analisi arriva in un momento cruciale per la politica economica: con i consumi stagnanti e gli investimenti ancora deboli, la vera sfida sarà mobilitare queste risorse private per far ripartire la crescita. (fonte Unimpresa)
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