Pil in lieve calo, ma l’economia italiana regge: pesa l’export, tiene il lavoro
A pesare sul risultato sono soprattutto la debolezza della domanda interna e un parziale affaticamento dell’export, in un contesto internazionale ancora instabile
Il Pil italiano segna una leggera flessione dello 0,1% nel secondo trimestre dell’anno, ma secondo il Centro studi di Unimpresa non si tratta di un campanello d’allarme. Il rallentamento è definito “fisiologico”, segno di un’economia in fase di assestamento dopo la crescita registrata nel 2024.
A pesare sul risultato sono soprattutto la debolezza della domanda interna e un parziale affaticamento dell’export, in un contesto internazionale ancora instabile. I consumi restano frenati dagli effetti dell’inflazione passata e da un clima di incertezza, mentre gli investimenti privati risentono ancora di condizioni creditizie rigide.
Tengono però il mercato del lavoro, con una disoccupazione stabile al 6,5%, e il settore turistico, che continua a sostenere l’economia.
Secondo Unimpresa, il contesto attuale potrebbe favorire un taglio dei tassi da parte della BCE già da settembre, dando respiro a famiglie e imprese.
«Servono misure mirate per stimolare la domanda interna, sostenere il credito e rilanciare gli investimenti», ha dichiarato il consigliere nazionale Manlio La Duca.
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