Banche, rete dimezzata: chiusi oltre 14.000 sportelli in 16 anni
Dal 2008 al 2024 il sistema bancario italiano ha perso il 42% delle sue filiali. La digitalizzazione, le fusioni e la crisi economica hanno trasformato radicalmente il modello di servizio. Entro il 2030 si prevede un ulteriore ridimensionamento, con nuove sfide per l’inclusione finanziaria e la coesione territoriale
In sedici anni, il volto del sistema bancario italiano è cambiato profondamente. Secondo un’analisi del Centro studi di Unimpresa, il numero degli sportelli bancari è passato da 34.146 nel 2008 a 19.655 nel 2024, con una contrazione pari al 42%. Un processo di ridimensionamento strutturale, accelerato dalla crisi finanziaria, dalle fusioni tra istituti e dalla crescente digitalizzazione dei servizi.
Dopo una fase espansiva tra il 2000 e il 2008, in cui le filiali erano aumentate di oltre 6.000 unità, la crisi globale ha segnato l’inizio di una razionalizzazione profonda. Tra il 2009 e il 2015 sono stati chiusi circa 4.000 sportelli, mentre il periodo 2016–2024 ha visto la perdita di oltre 9.300 sedi fisiche, anche a causa della pandemia che ha spinto verso l’home banking e i canali digitali.
Negli ultimi tre anni il ritmo delle chiusure si è attenuato, ma la tendenza resta negativa: –665 sportelli nel 2022, –825 nel 2023 e –505 nel 2024. Le banche puntano ora su modelli ibridi, con filiali tecnologiche orientate alla consulenza e al wealth management. Il punto di equilibrio potrebbe essere raggiunto intorno ai 15.000 sportelli entro il 2030.
Il ridisegno della rete ha però accentuato il divario territoriale. Le regioni del Nord, più digitalizzate, hanno retto meglio la transizione. Al Sud, invece, si è assistito a una vera e propria desertificazione bancaria, con interi comuni rimasti privi di sportelli. Un fenomeno che solleva interrogativi sulla funzione sociale della banca e sull’accesso al credito per famiglie e imprese.
«L’innovazione non può significare abbandono dei territori» ha commentato Giuseppe Spadafora, vicepresidente di Unimpresa. «La vera modernità sarà quella di una banca che resta vicina anche quando non è più dietro lo sportello».
Il futuro della rete bancaria italiana dipenderà dai nuovi piani industriali che i principali gruppi — da Intesa Sanpaolo a UniCredit, da Banco BPM a Bper e Crédit Agricole Italia — presenteranno nel 2026. Sarà un passaggio cruciale per conciliare efficienza, sostenibilità e inclusione. (fonte Unimpresa)
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