LIBRI & LIBRI L’amore che uccide: spira un vento di dolore da un capo all’altro dell’Italia
I femminicidi che hanno sconvolto l'Italia di Bruno De Stefano (Newtoon Compton Editori) racconta i casi più noti avvenuti nel nostro paese: da Giulia Tramontano a Melania Rea, da Yara Gambirasio a Saman Abbas, da Chiara Poggi a Giulia Cecchettin. Donne vittime di mariti, compagni, ex o familiari che dicevano di amarle
In un’impresa è riuscito Bruno De Stefano: narrare l’inenarrabile. Ne “I femminicidi che hanno sconvolto l’Italia” (Newton Compton Editori) il giornalista professionista racconta i casi più noti avvenuti nel nostro paese: da Giulia Tramontano a Melania Rea, da Yara Gambirasio a Saman Abbas, da Chiara Poggi a Giulia Cecchettin. Donne vittime di mariti, compagni, ex o familiari che dicevano di amarle.
I lettori del suo libro avvertono il peso delle pagine crescere ogni volta che ne viene voltata una, ogni volta che da una storia si passa a un’altra. I copioni si ripetono in alcuni casi, in altri hanno peculiarità agghiaccianti, quello che non cambia mai è la loro conclusione fatale.
Che sia una relazione di breve o di lunga durata, che si svolga in piccoli paesini di provincia o in grandi città, che i protagonisti siano di umili origini o benestanti, il comune denominatore va indagato in un ampio bacino che accoglie l’ incapacità di stabilire relazioni equilibrate, la prevaricazione, la violenza.
Bruno De Stefano, Premio Siani 2012, dà a ciascun capitolo il nome della vittima di cui narra la storia: analizza i casi partendo dalle protagoniste e dalle loro passioni, dalle attività lavorative, fino agli incontri che cambiano loro la vita, senza tralasciare le zone d’ombra delle indagini e dei processi: la raccolta di queste storie evidenzia la necessità e l’urgenza di colmare il vuoto lasciato dallo Stato negli anni precedenti al 2009 -legge sullo stalking- e al 2023 -legge sul femminicidio – riguardo la violenza domestica subita dalle donne e in alcuni casi la superficialità in luogo dell’attenzione da parte di funzionari che entravano in contatto con situazioni ancora non degenerate e che avrebbero potuto avere un ruolo determinante.
Le protagoniste delle storie sono consapevoli della propria infelicità: quando sfuma l’idillio iniziale, che solo apparentemente sfiora quella storia d’amore perfetta tanto sognata, le donne cercano di allontanarsi, denunciano per proteggere sé stesse e i figli, vanno avanti. Gli uomini neanche di fronte a provvedimenti legali interrompono soprusi e vessazioni verso donne colpevoli di abbandonarli e si proclamano giudici e carnefici, in alcuni casi per ultimo anche vittime della loro stessa giustizia.
La successione delle narrazioni di De Stefano traccia una serpentina che si snoda da un capo all’altro della nostra penisola che tocca trasversalmente famiglie di ogni estrazione sociale, come un vento freddo che spira tra i vicoli delle città e si insinua sotto le porte delle case, nei colli delle giacche, che sussurra alle orecchie di chi le ascolta di non dimenticare.
Spesso a conclusione delle storie vengono riportate citazioni di esponenti della famiglia della vittima, che parlano di “ergastolo del dolore” a cui i parenti sono condannati e che trovano nella fondazione di associazioni per aiutare donne vittime di violenza il modo per lenire la sofferenza che ha cambiato per sempre le loro vite.