“A volte, tutto è appeso a un filo di seta azzurro. Soprattutto i sogni, e tanti di essi fanno capo a una nuvoletta. Io sono una nuvola capace di accendere i sogni degli umani”. E’ la nuvola della poetessa salernitana Giulia Maria Barbarulo, ad accendere i sogni degli umani.
“Una nuvola piccola e monella, fatta di aria e di pianto, di affanni e di ricordi lancinanti, che ama l’arte e la bellezza e scorazza per il cielo in groppa al vento malandrino”, ha spiegato la poetessa.
”Una nuvola che si sente bella, perché nessuno la spettina così bene come il vento, dal quale è rapita come un palloncino che punta alle stelle. Una nuvola, che sa intrecciare inserti di sogno, coniugare reale ed immaginario affinché possano gemmare l’amore e la bellezza. Sempre alla ricerca disperata del suo amore perduto, Joachim Burian, il bel danzatore di fandango, la nuvola, che ascolta solo la musica del vento che spera la riporti da lui, alla fine, dopo miglia e miglia a girare inanemente, dopo milleannimille, lo ritrova, trafitto dalla luce del Sole morente, vestito in filigrana di tutti i colori dell’arcobaleno. Poi travolti e portati lontano dal vento di maestrale, insieme sprofondano negli abissi dell’Oceano”.
Questa nuvola è la protagonista del bellissimo racconto “Inno alla bellezza ovvero i mille passi di una nuvola”, scritto dalla poetessa salernitana Giulia Barbarulo, che a Baveno, durante la XXXII edizione del Concorso 50&Più di Prosa, Poesia, Pittura e Fotografia, al quale hanno partecipato oltre 600 concorrenti provenienti da tutta Italia, ha ricevuto l’ambito riconoscimento della “Farfalla d’oro”, tra gli applausi del numeroso pubblico, emozionatosi alla lettura del racconto.
“Inno alla bellezza è un inno al Cosmo, alla Natura”, ha sottolineato la poetessa. Tanti i temi trattati in questo breve racconto che vanno approfonditi con un’attenta lettura “La nuvola è simbolo di leggerezza, della bellezza della natura che ci accarezza il cuore, dell’assoluto. Antropomorfizzata, la nuvola è una creatura dell’aria, che attraversa il mondo, alla ricerca del suo amore perduto: può ammirare dall’alto la bellezza della natura e quella delle opere realizzate dall’uomo. E’ essa stessa portatrice di bellezza”.
Forse questo breve racconto, quasi una favola densa di significati, potrebbe divenire un romanzo dedicato alla sacralità della vita, all’amore: “Un amore assoluto, solido, non fugace, rappresentato attraverso la leggerezza della nuvola: solo chi è più leggero e ha un’anima, riesce a contenere un amore assoluto. La solidità dell’amore, vissuto come una fede, contro la fragilità moderna di questi amori che passano velocemente”.
La poetessa Barbarulo, che per anni ha insegnato materie letterarie nei licei e negli istituti tecnici salernitani, scrive da sempre: i suoi libri di poesie, che hanno vinto innumerevoli riconoscimenti, tra i quali anche il premio Canepa, nel 2001, alla Fiera del Libro di Torino, emozionano il cuore e l’anima. Anche in questo racconto, nel quale ogni parola è profondamente ricercata, vi è una” geografia dei sentimenti”: “L’Amore comprende tutto. Bisogna ritrovare la solidità dei sentimenti che abbiamo perduto. Bisogna trovare un equilibrio, un’armonia, riscoprire la forza morale, la capacità di stupirci, la ricchezza che è dentro di noi. Con la frivolezza della vita non si arriva da nessuna parte. Chi ama intensamente, gioisce intensamente”.