Al PAN di Napoli da domenica una mostra di foto inedite con Giancarlo Siani
A coloro che hanno immaginato e che immaginano ancora Giancarlo Siani, il povero giovane cronista del ‘Mattino’ caduto sotto il piombo della camorra, seduto inerme nella sua Mehari, col capo in giù e crivellato di colpi, è d’uopo sottolineare, al contrario, che egli era un tipo solare. Giancarlo sapeva sorridere e, come fanno i napoletani intelligenti, dentro ogni sorriso scioglieva un filo di sfottò, sempre senza cattiveria. Ed è proprio questo l’intento principe della mostra a lui dedicata, che si inaugurerà domenica 18 settembre, alle ore 18 con la presenza del fratello Paolo Siani, del sindaco De Magistris, e dell’assessore alla Cultura del Comune di Napoli, Nino Daniele. Una mostra di foto inedite che ritraggono il giovane cronista al di fuori della sfera professionale ma in compagnia dei suoi amici più cari, in modo ludico e sorridente.
La mostra è inserita nella II edizione di “Imbavagliati”, Festival Internazionale di Giornalismo Civile”, che si terrà dal 18 al 24 settembre al Palazzo delle Arti (PAN) di Napoli (Via dei Mille, 60), il cui tema è “Fuga per la Vita, Fuga per la Libertà”, dalla Turchia all’Ucraina, dalla Siria all’Africa, voci senza paura, un evento che non a caso è organizzato nel museo che custodisce la Mehari di Giancarlo Siani, simbolo della manifestazione che sostiene i giornalisti perseguitati nei loro paesi. Il Premio Siani (in memoria del giovane giornalista ucciso dalla camorra nel 1985, da questa edizione gemellato con “Imbavagliati”) sarà dedicato a Giulio Regeni, il 28enne ricercatore assassinato in Egitto. Due storie -se vogliamo- solo apparentemente lontane nel tempo e nei luoghi ma che nello slogan della manifestazione “Chi dimentica diventa il colpevole” trovano la loro unica straordinaria forza. E sul caso Regeni darà il suo contributo Roberto Saviano, anche quest’anno al fianco degli “Imbavagliati” con un video-messaggio.
“Chi dimentica è colpevole – spiega Paolo Siani, Presidente della Fondazione Polis della Regione Campania, fratello del giornalista ucciso -e per questo motivo da 31 anni puntualmente ogni 23 settembre ricordiamo Giancarlo nel suo giornale, Il Mattino, e poi alle rampe che oggi portano il suo nome. Noi non vogliamo dimenticare e vi chiediamo di non dimenticare tutte le vittime innocenti della criminalità. Quest’anno ci è sembrato giusto far parte del festival “Imbavagliati” e mettere al centro dell’attenzione il caso Regeni, quello di un ragazzo che era poco più grande di Giancarlo, per provare a fare luce e a chiedere verità e giustizia. Perché, anche se passa il tempo, noi non vogliamo dimenticare. E non dimentichiamo”.
E’ d’uopo che un paese civile ricordi le vittime della violenza ingiusta. Queste vittime non sono solo morti per ragioni immorali e illegali, sono anche simboli della nostra volontà di prendere sul serio la quotidiana battaglia per la verità, la giustizia e l’etica pubblica. Per questo motivo, le istituzioni campane e tutti i cittadini non possono non essere partecipi di questo ricordo di Giancarlo Siani a 31 anni dalla morte per mano della camorra. Giancarlo è ancora oggi un simbolo di valori irrinunciabili. In primo luogo, la volontà di combattere il male organizzato in tutte le sue forme. In secondo luogo, la forte convinzione che le persone normali in condizioni standard possano e debbano svolgere il loro lavoro – nel caso in questione quello particolarmente delicato di cronista – senza subire interferenze da parte della criminalità. Si tratta evidentemente di valori universali, e bene hanno fatto gli organizzatori della giornate di ricordo a dedicarle a “Le voci senza paura dalla Turchia all’Ucraina, dalla Siria all’Africa”.
La testimonianza di Giancarlo Siani diventa in questo modo il punto di vista dell’universo e permette di offrire solidarietà globale a tutti quei giornalisti che, in contesti spesso proibitivi, si battono quotidianamente per affermare il vero e attraverso il vero il buono e il giusto. In questo modo, la morte non rimane come l’ultimo urlo disperato nella notte ma diventa esemplare memoria per il futuro delle nostre e delle future generazioni.
“Imbavagliati” è un’iniziativa forte, coraggiosa e di cui essere fieri perché corrisponde ad un tratto identitario di Napoli del ‘pensare ed agire liberi’. Nel cuore dell’Europa e del Mediterraneo, Napoli è una ‘città rifugio’ per chi non si omologa, non si piega, non ammaina la ricerca della verità, per quanto scomoda e pericolosa per il potere che opprime e soffoca nella violenza e nell’umiliazione i diritti dell’uomo. Qui nella città di Bruno, Campanella, Filangieri, Eleonora, Croce, Eduardo, le libertà fondamentali hanno il volto e la parola dei combattenti che siamo orgogliosi di ospitare e sostenere.