Marco Pantani, ancora vivo il mito del Pirata
Il ciclismo è una disciplina sportiva dura, fatta di fatica. Il ciclismo moderno, per tanti motivi, lo è molto meno rispetto a quello di un passato che sembra essere leggendario. Eppure Pantani ha il merito di aver fatto rivivere a più di una generazione di italiani il ciclismo eroico
A vent’anni dalla sua prematura scomparsa, Marco Pantani resta nei cuori degli italiani che hanno ammirato le sue imprese di ciclista. E che gli sono rimasti comunque fedeli e grati anche nelle sue cadute. Un mito che resiste al tempo, quello del Pirata. Un campione vero, un uomo ancora più vero. La sua morte così come le sue vicende umane e sportive legate al doping, restano avvolte in un alone di mistero, ma non hanno intaccato il fascino di un ciclismo epico che, nonostante tutto, continua ad incarnare. Il ciclismo è una disciplina sportiva dura, fatta di fatica. Il ciclismo moderno, per tanti motivi, lo è molto meno rispetto a quello di un passato che sembra essere leggendario. Eppure Pantani ha il merito di aver fatto rivivere a più di una generazione di italiani il ciclismo eroico, quello del Campionissimo, l’inarrivabile Fausto Coppi, o del toscanaccio più buono e simpatico com’era il mitico Gino Bartali. E di sicuro nel nostro Pantheon non sfigura di comparire con campioni come Felice Gimondi ed Eddy Merckx. La sua inaspettata, triste e solitaria morte in un anonimo residence romagnolo, ha contribuito a far di lui un eroe moderno. E il suo mito resta vivo. Oltre la morte.