La Meloni e gli affari con gli arabi
Dal bilaterale Meloni-Bin Salman si sono strette intese dal valore di circa 10 miliardi di dollari. Coinvolte nell'accordo una ventina di aziende italiane

La premier Meloni in politica estera va spedita e porta a casa risultati utili per il Paese. Ieri, infatti, a Gedda, principale città portuale dell’Arabia Saudita, Giorgia Meloni e il principe ereditario saudita Mohammed Bin Salman hanno stretto un patto di partenariato strategico. In altre parole, tra Roma e Riad, ha spiegato la Meloni, non ci saranno solo affari, ma una vera e propria cooperazione. Dal bilaterale Meloni-Bin Salman si sono strette intese dal valore di circa 10 miliardi di dollari. Coinvolte nell’accordo una ventina di aziende italiane: da Leonardo a Pirelli, da Elettronica a Fincantieri, a Gewiss. Certo, il principe ereditario saudita Mohammed Bin Salman è il dignitario coinvolto nell’orribile assassinio del giornalista Jamal Khashoggi. A suo tempo, gli Usa lo accusarono di aver commissionato questo omicidio. Con il tempo, però, in molti, a cominciare proprio dagli americani, dall’ex presidente Biden per l’esattezza, hanno cambiato idea sul principe saudita. Lo stesso ha fatto la Meloni, che attaccava sino a tre anni fa Matteo Renzi per le sue frequentazioni con il regime saudita e in particolare con il principe Bin Salman. Miracoli della politica. D’altro canto, uno dei punti di forza di Giorgia Meloni in questi anni di governo è stato proprio questo: la capacità di adattamento, la duttilità, l’adeguarsi ai diversi scenari. In fondo, la sua, è una prova di maturità politica. Fare opposizione è una cosa, governare un Paese come l’Italia è un’altra. Poi, è vero, c’è il rischio di morire democristiani. Sempre meglio, però, di vivere una stagione effimera di potere, come capitato a tanti che l’hanno preceduta a Palazzo Chigi.