La Meloni, Almasri e il polverone della politica
La giustizia faccia il suo corso. La politica, invece, farebbe bene ad affrontare le questioni che interessano prioritariamente gli italiani

La notizia che suscita scalpore in queste ore è l’indagine sulla premier Meloni e altri membri del governo per il caso Almasri. L’impressione è che si sia alzato un polverone alquanto eccessivo. L’Associazione nazionale magistrati ha tenuto a precisare che la Procura di Roma non ha emesso un avviso di garanzia, ma una «comunicazione di avviso di iscrizione», cioè «un atto dovuto». A seguito di una denuncia. Insomma, speriamo che sia davvero così e che la politica abbia frainteso. D’altro canto, se la Meloni e la maggioranza hanno reagito con stizza, l’opposizione ha fatto un canaio furibondo. A dimostrazione, che la minoranza non riesce a trovare argomenti più efficaci e convincenti per attaccare la maggioranza di centrodestra al governo del Paese. La giustizia faccia il suo corso. La politica, invece, farebbe bene ad affrontare le questioni che interessano prioritariamente gli italiani. Almasri è un torturatore? Molto probabilmente sì. Il governo si è sottratto al dovere di arrestarlo come chiesto dalla Corte penale internazionale dell’Aia? Ne siamo convinti. Siamo altrettanto convinti, però, che la scelta di liberare e liberarsi di Almasri abbia una motivazione politica che rientra in quelle che si definiscono ragione di Stato. Discutibile? Di sicuro, ma il governo ha legittimamente compiuto la sua scelta. Punto. Altro che favoreggiamento e peculato.