Il delitto di via Poma, una nuova vittima?
Una persona può essere data in pasto ai media con un'accusa di omicidio per il solo fatto di essere sospettata? Si tratta, per ora, solo di un'ipotesi investigativa. Per la quale la Procura della Repubblica ha chiesto l'archiviazione
Torna ancora una volta alla ribalta, dopo quasi 34 anni, il delitto di via Poma. Avvenne nell’estate del 1990 e la vittima fu una giovane donna, Simonetta Cesaroni. Le indagini, lunghe e tortuose, alla fine non portarono all’individuazione del colpevole. Ora un’informativa dei carabinieri punta il dito contro Mario Vanacore, figlio del portiere dello stabile, accusato e poi prosciolto del delitto, suicidatosi venti anni dopo, lasciando un biglietto dove scrisse che «20 anni di sofferenze e sospetti ti portano al suicidio». Adesso tocca al figlio Mario essere messo all’indice, sebbene il magistrato dell’accusa non ritiene sufficienti per approfondire le indagini gli elementi portati dai carabinieri. Non si discute il lavoro di indagine compiuto dagli investigatori. Doveroso e necessario, per carità. E non si può neanche escludere che l’ipotesi accusatoria formulata non possa avere un fondo di verità. Una domanda, tuttavia, sorge spontanea. Una persona può essere data in pasto ai media con un’accusa di omicidio per il solo fatto di essere sospettata? Si tratta, per ora, solo di un’ipotesi investigativa. Per la quale la Procura della Repubblica ha chiesto l’archiviazione. Il Vanacore, d’altronde, non viene sospettato per essere passato con il rosso al semaforo, ma per l’omicidio di una giovane donna, avvenuto oltre trent’anni fa. Scusate se è poco! Se questa è giustizia…