Europa tra crisi e difesa
Gentiloni parla di divorzio transatlantico e critica la minimizzazione di Meloni; Calenda denuncia la rottura dell’Alleanza e invoca una difesa europea anticipata contro l’influenza russa
Sono molto interessanti le dichiarazioni di Paolo Gentiloni e Carlo Calenda sui temi di politica internazionale. Paolo Gentiloni, ex premier ed ex Commissario europeo, ha definito il documento sulla Strategia di sicurezza nazionale Usa come «un epitaffio sulle relazioni transatlantiche». Segnala, infatti, un divorzio dall’Europa. Per lui le ragioni sono due: la cultura Maga, che con il “Progetto 2025” mirava a smantellare l’Unione europea, e la tendenza di Trump a proiettare sull’Europa i suoi nemici interni, dal woke al melting pot. Gentiloni ha evidenziato la contraddizione tra l’isolazionismo americano e la volontà di mantenere un dominio economico e tecnologico globale, ammonendo Giorgia Meloni: minimizzare è miope, perché l’Italia rischia di trovarsi in mezzo alla deriva dei continenti. Carlo Calenda, leader di Azione, ha parlato invece di «rottura ufficiale dell’Alleanza atlantica», definendo questo il periodo più drammatico dal 1945. Ha denunciato una guerra ibrida in Italia, con molti filo-putiniani in M5S e Lega, ipotizzando persino finanziamenti da Mosca. Per Calenda serve subito uno “scudo democratico” e una difesa europea emergenziale. Ha chiesto a Meloni e Schlein di organizzare una risposta comune a Trump, anticipando il passaggio di consegne della Nato all’Europa prima del 2027. Entrambi fanno considerazioni più che condivisibili. L’impressione è che le loro rimarranno delle voci nel deserto. Nel nostro Paese, ma anche in Europa. Sono troppe le fratture interne ai vari paesi europei così come sembrano prevalere le divisioni tra gli Stati che compongono l’Unione Europea. Mala tempora currunt sed peiora parantur…





