scritto da Pasquale Petrillo - 11 Giugno 2024 08:55

Enrico Berlinguer a quarant’anni dalla morte

Restò convintamente comunista, ma capì e lavorò per salvaguardare la democrazia nel nostro Paese, difendendola sia dalle ingerenze americane che dalle mire sovietiche

foto Giovanni Armenante

Quarant’anni fa moriva Enrico Berlinguer. Era l’11 giugno 1984. Il segretario generale del Partito Comunista Italiano si era sentito male pochi giorni prima durante un comizio elettorale. Aveva 62 anni. Berlinguer è stato indubbiamente, insieme a Palmiro Togliatti, il più importante leader della sinistra italiana. Di sicuro però fu il più amato e popolare. Un intero Paese, non solo il popolo comunista, pianse la sua perdita prematura. Uomo severo, prima con se stesso, era una persona estremamente mite e rassicurante, ma nello stesso tempo fortemente determinato e con un rigore morale ben oltre l’ordinario. Fu però anche un politico onesto, accorto e lungimirante. Restò convintamente comunista, ma capì e lavorò per salvaguardare la democrazia nel nostro Paese, difendendola sia dalle ingerenze americane che dalle mire sovietiche. L’invasione di Praga del 1968 da parte dei carri armati sovietici per fermare quella che fu definita la primavera di Dubcek, e il colpo di Stato in Cile che portò alla sanguinaria dittatura militare di Pinochet e all’uccisione del legittimo presidente Allende, spinsero Berlinguer a trovare un’alternativa politica. Nacque così la sua innovativa e per certi versi rivoluzionaria proposta del compromesso storico. In altri termini, un accordo di cooperazione politica e di governo con la DC di Aldo Moro. Un accordo non fondato sulla spartizione del potere, bensì su come costruire un futuro democratico e di crescita del nostro Paese. Inaugurando così una stagione politica di grande fermento e vivacità culturale. Berlinguer, insomma, fu un politico di prima grandezza. Seppe leggere le difficoltà politiche del presente e, nello stesso tempo, prefigurare un futuro di pace e di progresso per l’Italia pur restando ben piantato nei banchi dell’opposizione. E prima di ogni cosa amò l’Italia e la democrazia uscita dalla Resistenza al nazifascismo.

Giornalista, ha fondato e dirige dal 2014 il giornale Ulisse on line ed è l’ideatore e il curatore della Rassegna letteraria Premio Com&Te. Fondatore e direttore responsabile dal 1993 al 2000 del mensile cittadino di politica ed attualità Confronto e del mensile diocesano Fermento, è stato dal 1998 al 2000 addetto stampa e direttore dell’Ufficio Diocesano delle Comunicazioni Sociali dell’Arcidiocesi Amalfi-Cava de’Tirreni, quindi fondatore e direttore responsabile dal 2007 al 2010 del mensile cittadino di approfondimento e riflessioni L’Opinione, mentre dal 2004 al 2010 è stato commentatore politico del quotidiano salernitano Cronache del Mezzogiorno. Dal 2001 al 2004 ha svolto la funzione di Capo del Servizio di Staff del Sindaco al Comune di Cava de’Tirreni, nel corso del 2003 è stato consigliere di amministrazione della Se.T.A. S.p.A. – Servizi Terrritoriali Ambientali, poi dall’ottobre 2003 al settembre 2006 presidente del Consiglio di Amministrazione del Conservatorio Statale di Musica Martucci di Salerno, dal 2004 al 2007 consigliere di amministrazione del CSTP - Azienda della Mobilità S.p.A., infine, dal 2010 al 2014 Capo Ufficio Stampa e Portavoce del Presidente della Provincia di Salerno. Ha fondato e presieduto dal 2006 al 2011 ed è attualmente membro del Direttivo dell’associazione indipendente di comunicazione, editoria e formazione Comunicazione & Territorio. E’ autore delle pubblicazioni Testimone di parte, edita nel 2006, Appunti sul Governo della Città, edita nel 2009, e insieme a Silvia Lamberti Maionese impazzita - Comunicazione pubblica ed istituzionale, istruzioni per l'uso, edita nel 2018, nonché curatore di Tornare Grandi (2011) e Salerno, la Provincia del buongoverno (2013), entrambe edite dall’Amministrazione Provinciale di Salerno.

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