Elezioni ed astensionismo
Gli elettori sono sempre più demotivati nel recarsi alle urne. Questo è sicuro. I motivi? Tanti. La convinzione, tutto sommato sbagliata, che il proprio voto sia ininfluente e sostanzialmente inutile. L'offerta politica che convince poco ed entusiasma assai meno
Oggi sapremo il risultato del voto in Sardegna. Quel che è certo è la scarsa affluenza alle urne. Nella giornata di ieri si sono recati appena un elettore sardo su due: il 52,4%. Rispetto alle elezioni sempre regionali di cinque anni fa la flessione è stata minima, meno dell’un per cento, ma resta il dato di un fortissimo astensionismo. Gli elettori sono sempre più demotivati nel recarsi alle urne. Questo è sicuro. I motivi? Tanti. La convinzione, tutto sommato sbagliata, che il proprio voto sia ininfluente e sostanzialmente inutile. L’offerta politica che convince poco ed entusiasma assai meno. Il distacco sempre più crescente dalle istituzione e dalla politica, quest’ultima sempre più delegittimata e meno credibile. C’è da chiedersi, ma ai partiti interessa davvero combattere l’astensionismo? Riteniamo di no. Alle forze politiche interessa solo ricevere più consensi possibili, pescando ovunque, ovviamente, anche tra i potenziali astensionisti. Poi, tirate le somme, che vadano a votare il trenta o il sessanta per cento degli elettori, non interessa più di tanto a nessuno di loro. D’altra parte, con una legge elettorale con liste bloccate come avviene per le elezioni politiche, gli elettori sono espropriati della potestà di scegliere concretamente i loro rappresentanti. Un motivo, questo, decisivo per favorire l’astensionismo. Eppure i partiti si guardano bene, tanto a destra che a sinistra, di cambiare un sistema elettorale nei fatti truffaldino, che espropria il diritto di scelta dei cittadini. Morale della favola? Ai partiti va bene così, compreso l’astensionismo. In fondo… nel farsi votare ci sono meno cittadini da convincere.