Storia dei Mamuthones e degli Issohadores, le maschere del Carnevale Storico di Mamoiada
Le maschere dei Mamuthones e degli Issohadores sono il simbolo del carnevale di Mamoiada nel mondo e sulle sue origini sono state avanzate molte ipotesi

I Mamuthones sono, assieme agli Issohadores, maschere tipiche del carnevale di Mamoiada in Sardegna che fanno la loro apparizione in occasione della festa di Sant’Antonio tra il 16 e il 17 gennaio, la domenica di carnevale e il martedì grasso.
Mamoiada è un paese di 2.500 abitanti nel cuore della Barbagia di Ollolai, al confine tra Gennargentu e Supramonte, culla di tradizioni e misteri, abitato fin dalla preistoria: risalgono al Neolitico le pedras fittas (menhir), le domus de Janas (tombe scavate nella roccia) e i dolmen, mentre nell’età del Bronzo furono realizzate le tombe dei giganti, i nuraghi e un pozzo sacro, testimoni della grande civiltà nuragica.
Le maschere dei Mamuthones e degli Issohadores sono il simbolo del carnevale di Mamoiada nel mondo e sulle sue origini sono state avanzate molte ipotesi. E’ acclarato che si tratti di un rito agrario che affonda le sue radici nelle antiche religioni misteriche dei paesi del Mediterraneo. Secondo alcuni risalirebbe all’età nuragica, sorto come venerazione degli animali, per proteggersi dagli spiriti del male o per propiziare il raccolto. Secondo altre tradizioni, Sos Mamuthones sarebbero i prigionieri Mori, Sos Moros come li chiamavano e chiamano ancora, catturati intorno al IX secolo dai sardi Sos Issohadores. Un’altra ipotesi è il richiamo al culto di Dioniso, dio della vegetazione e dell’estasi, che si fa vittima per morire sbranato dai Titani, e rinascere ogni anno, come la vegetazione nei campi.
I Mamuthones sono vestiti di pelli ovine nere, indossano una maschera nera di legno con espressione sofferente o impassibile, chiamata visera. Sul dorso del Mamuthone è sistemato un pesante mazzo di campanacci di varia misura e del peso di circa 30 chili mentre un altro carico più piccolo di campanelle bronzee è collocato sul davanti all’altezza dello sterno e dello stomaco. L’insieme dei campanacci e sonagli viene chiamato sa carriga. Gli Issohadores indossano una maschera bianca, una camicia di lino, una giubba rossa, calzoni bianchi, uno scialle, di solito scuro con bellissimi ricami, legato alla vita con la parte variopinta che scende lungo la gamba sinistra e portano a tracolla sonagli d’ottone e di bronzo.
Il rito della vestizione dei Mamuthones viene eseguito da due persone. Dopo la vestizione i Mamuthones sfilano in gruppi di dodici, per rappresentare simbolicamente i mesi dell’anno. Sono guidati dagli Issohadores che sfilano in gruppi di otto e danzano eseguendo passi di notevole difficoltà.
Si tratta di una vera e propria cerimonia solenne, ordinata come una processione che è allo stesso tempo una danza. I Mamuthones, disposti su due file parallele, procedono a piccoli passi cadenzati, quasi dei saltelli, come se avessero catene ai piedi. Gli Issohadores si muovono con passi più agili e sciolti e all’improvviso lanciano la loro fune (sa soha) per catturare qualcuno degli astanti: i prigionieri per liberarsi.dovranno offrire loro da bere.
I Mamoiadini affermano “senza Mamuthones e Issohadores non c’è Carnevale”
Numerose analogie con le maschere dei Mamuthones si trovano in alcuni paesi della Bulgaria e nell’isola di Skyros, in Grecia, dove l’abbigliamento lascia chiaramente intuire la radice comune di antichi rituali che si svolgevano nei paesi del Mediterraneo per propiziare la pioggia e la fertilità della terra. Ma anche in Spagna, in Ungheri, in Romania, tutti accomunati da un forte legame culturale, estetico e scenografico.