8 marzo, le donne “grandi dimenticate dell’arte”: Sofonisba Anguissola, una delle prime artiste a raggiungere la fama in Europa
Sofonisba Anguissola è stata una delle principali pittrici italiane del Cinquecento e una delle prime artiste a raggiungere la fama in Europa

Le donne artiste nel corso dei secoli sono state dei geni sconosciuti, silenziose e dimenticate che per gli storici hanno avuto un ruolo marginale. La storia dell’arte letta e studiata fino ad oggi è distorta e parziale. Assenti dai libri d’arte, trascurate dai musei, ignorate dal nostro immaginario, le donne partecipano da sempre alla creazione artistica, sfidando divieti e pregiudizi. Alcune hanno persino avuto successo, grazie al talento e a uno spirito formidabile, riuscendo a superare pregiudizi, difficoltà e prevaricazioni di ogni tipo, ma la storia ufficiale ha quasi sempre taciuto.
Nella società rinascimentale c’era una netta distinzione di ruoli tra maschi e femmine. Alle donne spettava la cura domestica mentre l’uomo si occupava della dimensione pubblica. Una donna poteva disegnare o dipingere per sé stessa e per la casa, ma guai se avanzava la pretesa di esporre pubblicamente le sue opere.
Sofonisba Anguissola è stata una delle principali pittrici italiane del Cinquecento e una delle prime artiste a raggiungere la fama in Europa. Fu una delle artiste più famose del suo tempo. Giovane e talentuosa, unica tra le pittrici rinascimentali i cui quadri sono in mostra nella Pinacoteca di Brera, oggi è caduta nell’oblio.
Indipendente e colta, Sofonisba era la primogenita di Amilcare Anguissola, nobiluomo cremonese amante delle arti che, secondo la tradizione umanistica del Rinascimento, volle per lei un’educazione artistica che spaziasse dalla musica alla pittura, ma non della matematica e della prospettiva. Bambina prodigio, a 11 anni la sua fama varcò i confini della città natale.
Il suo talento non sfuggì allo sguardo esperto di Michelangelo Buonarroti che fin dall’inizio la sostenne. Una delle opere più famose di Sofonisba, il disegno del “Fanciullo morso da un gambero”, attualmente al Museo e Real Bosco di Capodimonte, ha alle spalle una storia molto interessante da narrare che vede tra i protagonisti proprio l’artista divino del Rinascimento. Lo scultore, ricevuto per lettera da Amilcare Anguissola un disegno di sua figlia con una fanciulla che si burla “di una vecchierella che con grande attenzione studia l’abbiccì”, la sfidò a rappresentare un pianto di dolore. La giovane mise in posa una delle sue sorelle minori e il fratellino Asdrubale; nel disegno la giovanetta poggia una mano sulle spalle di suo fratello mentre, con l’altra, porge un cesto da cui fuoriesce un gambero che, pungendo con la chela il dito del bimbo, genera in lui un pianto di dolore.
Un’immagine che rimanda imprescindibilmente al Ragazzo morso da un ramarro di Caravaggio. Secondo una recente ipotesi il genio bergamasco potrebbe aver visto una copia del fanciullo morso da un gambero nella bottega del Cavalier d’Arpino, pittore presso cui lavorò all’inizio del suo soggiorno a Roma.
Irreprensibile e ammirata, Sofonisba divenne la pittrice ufficiale della Corte di Spagna. Fu l’unica donna a essere citata dal critico d’arte Giorgio Vasari il quale disse che le sue opere parevano veramente vive e mancasse loro soltanto la parola. La sua fama spianò la strada ad altre artiste e incoraggiò altri padre a incoraggiare il talento delle proprie figlie. Tra di esse anche Artemisia Gentileschi.