scritto da Nino Maiorino - 25 Maggio 2024 07:42

Campi Flegrei, incubo costante di terremoti ed evacuazioni

Abbiamo sperato che la citazione fatta dal Direttore Petrillo dell’incubo dei terremoti nella zona del Campi Flegrei, avesse avuto un effetto esorcistico sul fenomeno, non nuovo in quelle zone; purtroppo non è stato così.

Fenomeni di tale genere non sono nuovi in quella area di natura vulcanica al nord di Napoli, sono ciclici e si susseguono da secoli

I Campi Flegrei ne sono stati sempre martoriati; i cittadini tra Napoli nord-ovest, Pozzuoli, Quarto, Marano, Bacoli e Monte di Procida (per fissare i confini), circa 1 milione e mezzo di abitanti, vivono in uno stato di perenne tensione e sono sempre a rischio di evacuazione.

Il 20 maggio scorso si è registrata una scossa di 4,4 di magnitudo, la più forte degli ultimi 40 anni.

Ma già nei mesi scorsi una scossa di magnitudo 4,0 ha provocato la caduta di alcuni calcinacci persino nella città di Napoli, con l’ipocentro che è stato localizzato nella zona di Pisciarelli a una profondità di 3 chilometri.

In precedenza, il 27 settembre, una scossa di magnitudo 4.2 è stata registrata dall’INGV – Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia a una profondità di 3 chilometri.

Quotidianamente sono circa 150 le scosse di terremoto che stanno interessando i Campi Flegrei e la città di Napoli: vediamo di capire cosa sta succedendo e perché questa area è così a rischio.

L’area è stata etichettata dagli esperti come un super-vulcano, ovvero una grande “caldera” presente sulla superficie terrestre con un diametro di 15-18 chilometri tanto da abbracciare diversi Comuni indicati prima.

Per “caldera” si intende una vasta depressione a forma d’imbuto in corrispondenza di un cono vulcanico, dovuta in genere allo sprofondamento delle pareti della caldera; una grande conca a imbuto aperta nel suolo, in corrispondenza di crateri vulcanici, il cui diametro può raggiungere anche molti chilometri.

Nel mondo si contano una decina di aree del genere che non sono considerati veri e propri vulcani; il super-vulcano dei Campi Flegrei è considerato in stato di quiescenza.

Tutta la zona è ben nota fin dall’antichità per la sua attività vulcanica, e subisce fenomeni di bradisismo (abbassamento e innalzamento del livello del suolo) e scosse telluriche.

A differenza del Vesuvio, i Campi Flegrei non hanno un vulcano principale, ma sono piuttosto una serie di vulcani attivi da più di 80mila anni. Hanno una struttura detta “caldera”; quella dei Campi Flegrei si estende dal comune di Monte di Procida a Posillipo e comprende anche una parte sottomarina nel fondale del golfo di Pozzuoli.

Gli studi fatti hanno permesso di scoprire che negli ultimi 15.mila anni nella caldera sono avvenute oltre 70 eruzioni, e decine di migliaia di terremoti. Queste eruzioni hanno formato crateri e laghi vulcanici ancora visibili come Astroni, la Solfatara e il lago di Averno.

L’ultima eruzione è avvenuta nel 1534: è stata preceduta da una fase di sollevamento del suolo che in due anni raggiunse 19 metri di altezza e ha dato origine al vulcano Monte Nuovo; da allora la caldera è dormiente, ma mostra costantemente segnali di attività sismica: fumarole, deformazioni del suolo e soprattutto terremoti preceduti da uno sciame sismico.

Si è stimato che dal 1970 al 1972 il bradisismo abbia provocato il sollevamento del suolo nel porto di Pozzuoli di oltre un metro e mezzo.

Di fronte all’attuale fenomeno, l’INGV ha fatto notare che “durante la crisi bradisismica del 1982-84 il sollevamento del suolo raggiunse i 9 cm al mese, e si superarono anche 1300 eventi sismici al mese; attualmente, invece, nell’ultimo mese sono stati registrati circa 450 eventi”.

Il bradisismo – È una lenta deformazione del suolo della caldera, un processo di sollevamento che riguarda in particolare l’area di Pozzuoli. Negli ultimi cento anni ci sono stati tre periodi di sollevamento particolarmente intenso; tra il 1950 e il 1952, tra il 1969 e il 1972 e tra il 1982 e il 1984: in quest’ultimo periodo il suolo si sollevò di circa 3 metri, a cui seguì un periodo di relativa tranquillità interrotto nel 2005, anno in cui iniziò una nuova fase di sollevamento rimasto costante fino all’inizio del 2023. In questi 18 anni il suolo si è sollevato anche più di un metro, ma in generale il processo è stato più lento e ha causato un minor numero di terremoti rispetto agli anni Settanta e Ottanta.

I terremoti – Negli ultimi mesi, secondo i dati dell’osservatorio vesuviano dell’INGV, il sollevamento è stato di 15 millimetri al mese e gli strumenti hanno rilevato un aumento delle scosse di terremoto: sono state oltre 1.500. Nel mese di agosto e settembre dello scorso anno ci sono state diverse altre scosse piuttosto intense avvertite anche a Napoli. Una delle più forti è stata registrata nella notte tra martedì 25 e mercoledì 26 settembre: magnitudo 4.2, il più forte registrato negli ultimi 40 anni.

Da mesi molti esperti e ricercatori dell’osservatorio vesuviano dell’INGV invitano la popolazione alla calma.

Antonio Di Vito, il direttore dell’osservatorio, ha spiegato che le scosse sono il segnale di una «lieve accelerazione» del sollevamento dovuto al bradisismo.

Il 9 giugno 2023 un gruppo internazionale di scienziati di cui fanno parte anche dei membri dell’INGV ha pubblicato uno studio sulla rivista “Communications Earth and Environment”a proposito della possibilità che i movimenti della caldera arrivino a una rottura della sua crosta, cioè dello strato più superficiale.

I piani di evacuazione – Già da anni sono stati compilati vari piani di evacuazione, uno generale e altri per i singoli comuni. Il piano generale è complesso perché comporta lo spostamento di centinaia di migliaia di persone in poche ore.

Nel piano l’area dei Campi Flegrei è divisa in due zone a rischio: la zona rossa, dove abitano circa 500mila persone, che comprende Bacoli, Pozzuoli, Monte di Procida e Quarto, parte di Giugliano e Marano e alcune aree di Napoli come Bagnoli, Fuorigrotta, Pianura, Soccavo, Posillipo e parte del Vomero, Chiaiano, Arenella e San Ferdinando, ed è la più esposta anche al rischio di colate formate cioè da rocce e ceneri.

La zona gialla, esterna a quella rossa, dove potrebbero cadere ceneri vulcaniche, abitata da circa 800mila persone e comprende i comuni di Villaricca, Calvizzano, Marano, Mugnano, Melito e Casavatore, oltre a 24 quartieri di Napoli.

Per gli abitanti della zona rossa, l’unica misura di protezione è l’allontanamento autonomo o preorganizzato della popolazione prima dell’eruzione.

La Protezione civile stima che il tempo complessivo per portare a termine l’evacuazione è di 72 ore: le prime 24 per permettere alle persone di prepararsi, le successive 48 per la partenza da tutti i comuni della zona rossa. La partenza è la fase più delicata per via del rischio di ingorghi che potrebbero rallentare le operazioni e diffondere il panico.

Il decreto-legge del governo per i Campi Flegrei – Nell’ottobre scorso il Consiglio dei ministri ha approvato il cosiddetto “decreto Campi Flegrei”, che contiene «misure urgenti di prevenzione del rischio sismico connesso al fenomeno bradisismico nell’area».

Prevede lo stanziamento di 52,2 milioni di euro per l’analisi del rischio nelle zone interessate e per l’allestimento di infrastrutture di emergenza.

 

 

Classe 1941 – Diploma di Ragioniere e perito commerciale – Dirigente bancario – Appassionato di giornalismo fin dall’adolescenza, ha scritto per diverse testate locali, prima per il “Risorgimento Nocerino” fondato da Giovanni Zoppi, dove scrive ancora oggi, sia pure saltuariamente, e “Il Monitore” di Nocera Inferiore. Trasferitosi a Cava dopo il terremoto del 1980, ha collaborato per anni con “Il Castello” fondato dall’avv. Apicella, con “Confronto” fondato da Pasquale Petrillo e, da anni, con “Ulisse online”.

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